Ieri a Roma sono andato a salutare il compagno Berlinguer. Con me c’erano anche Bianca, Marco, oltre ad Alberto Menichelli e altri due uomini della fu-scorta del PCI che stavano sempre assieme ad Enrico. Non c’ero mai stato prima, perché il cimitero di Prima Porta è difficile da raggiungere con i mezzi e chi è di Roma sa bene in che condizioni si trovino. Trovarsi là, davanti a quella tomba così semplice, solo due vasi e una schiera di fiori rossi di campo, mi ha dato un’emozione fortissima. Quando siamo arrivati era nuvoloso, ma per tutto il tempo che siamo stati lì c’è stato il sole. Come a volerci ringraziare. Quando ce ne siamo andati, ha cominciato a piovigginare per la strada. Eppure, in silenzio, davanti a quella tomba sobria e semplice com’era lui, Enrico l’ho sentito vivo nel mio cuore. Ed è stata un’esperienza bellissima.
Mercoledì, invece, ero partito alla volta di Civitavecchia, per imbarcarmi sulla Nave della Legalità, che ci avrebbe portato a Palermo per il 21° anniversario della strage di Capaci. Prima delegazione universitaria nella storia della manifestazione, tutti studenti di Nando dalla Chiesa, invitato a parlare in quell’aula bunker nella quale non entrava da 27 anni, dai tempi del maxi-processo per intenderci.
Mentre aspettavamo di sapere se potevamo imbarcarci o meno, date le condizioni atmosferiche avverse, è arrivata la notizia della morte di Don Gallo. Ho chiuso gli occhi, e subito ho pensato a quel che mi aveva scritto quando l’anno scorso lo avevo invitato proprio al 90° anniversario della nascita di Enrico a Milano: “Cari ragazzi, non potrò esserci, ma sarò lì con voi con il cuore. Il Gallo.” La comunità di San Benedetto al Porto ha reso pubblica la prima pagina della sua agenda 2013: “Sempre con coraggio cerchiamo di continuare ad essere trafficanti di sogni.“
Quando il Don diceva “trafficanti di sogni” pensava al potere dirompente della creatività, della fantasia, della rottura degli schemi. Perché se non sei capace di immaginare realtà diverse, non cambierai mai niente. Sarai sempre e solo un patetico e inconsapevole strumento della reazione. La stessa reazione che non si fa problemi a trattare con le mafie per continuare a fare i propri sporchi interessi a discapito della collettività. Quella stessa reazione che per far sì che tutto rimanga come è sempre stato, ha fatto saltare in aria Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Carlo Alberto dalla Chiesa e Pio La Torre, e tutti i sindacalisti degli anni ’50 che hanno pagato con la vita la difesa dei più deboli, a partire da quel Salvatore Carnevale di cui raccontò la storia Carlo Levi.
Il corteo per Palermo è stata una cosa meravigliosa. E mi ha dato speranza. E le ho viste le facce dei mafiosi che stavano nel corteo, ai bordi della strada, perché li riconosci subito da come ti guardano, dall’odio e dal disprezzo che emanano, puzza di morte, eppure le loro facce contrite nello sgomento di quella folla infinita fanno bene al cuore e all’anima.
Questi ultimi 4 giorni, nonostante il mare forza 7, i ritardi del treno, la retorica del Potere che si sbracciava per farsi immortalare da fotografi e telecamere, sono stati giorni bellissimi. E poi dalla Chiesa, di cui ho capito perché non è diventato sindaco di Milano, non ha mai fatto il ministro, nel 2008 Veltroni non lo ricandidò in Parlamento e nel PD gli fanno la guerra un giorno sì e l’altro pure: mentre aspettavamo di imbarcarci, dopo sei ore che stavamo in piedi al sole, invece di starsene comodamente seduto in poltrona assieme ai ministri e alle autorità, è venuto a sedersi a terra con noi studenti. A proposito di “qualcosa di sinistra”.
Cerchiamo di essere trafficanti di sogni come voleva il Don, di non avere paura come diceva Giovanni, di lottare contro quel sistema fondato sul privilegio e la corruzione come faceva Enrico.
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