Di questi tempi vanno di moda i pamphlet, ovvero libercoli buoni per far parlare la stampa di tutto, tranne che dei problemi delle persone reali: se i dati dell’OCSE che certificano il 47% della ricchezza in mano al 10% della popolazione sono la “fisica” della politica, la materia di cui si occupano questi pamphlet è mera “meta-fisica“. Interessante, per carità, ma non da giustificarci fiumi di inchiostro sui giornali.
Dopo Veltroni, anche Renzi ha scritto un pamphlet, che presenterà oggi al Salone Internazionale del libro di Torino. Stando a quel che ha scritto Repubblica, il sindaco di Firenze ha messo nero su bianco che: “le elezioni si vincono suscitando le speranze, non brandendo il codice penale.“
Curioso: il sindaco di Firenze che sostiene di essere liberal-democratico e “amerikano”, cade su uno dei fondamenti della teoria democratica, e cioè che sarà pur vero che le elezioni non si vincono brandendo il codice penale, ma non può esistere alcuna democrazia e non si possono tenere alcune elezioni se non c’è un codice penale che assicura la legalità nella politica.
Oramai è diffuso il concetto per cui se uno ha tanti voti, allora la legalità può essere calpestata: e dire che già Alexis de Tocqueville, nel suo “La democrazia in America” metteva in guardia dagli umori dei “popoli democratici” e riconosceva il valore del potere giudiziario (e delle costituzioni) nel difendere il cittadino dalla dittatura della folla, non certo animata da istinti democratici.
Non si tratta di sconfiggere un avversario politico a colpi di codice penale: se l’avversario politico il codice penale non l’avesse infranto più e più volte, attaccando per altro la Costituzione un giorno sì e l’altro pure, non sarebbe imputato nei processi di cui si lamenta.
La legalità non è semplicemente una bandiera da sventolare in campagna elettorale e di cui ci si dimentica una volta al governo: è il principio su cui si basa lo stato di diritto e quindi lo stato democratico. Le leggi sono uguali per tutti e sui politici che fanno le leggi non può esistere alcun sospetto, perché minano alla base la fiducia dei cittadini nelle istituzioni democratiche e repubblicane.
Ma è davvero così difficile da comprendere che la Questione Morale, oggi come ieri, è il principale problema italiano?