Basta balle su #Rodotà

di Pierpaolo Farina

E’ iniziato il fuoco di fila. Sopravvissuti al linciaggio fisico, quelli del PD hanno deciso di riprendersi un attimo la scena mediatica, soprattutto sui giornali, sfruttando la smobilitazione momentanea dei supporter di Rodotà.

Così oggi sul Corriere della Sera compare l’analisi “scientifica” con cui si vorrebbe dimostrare che il candidato della Rete non era Stefano Rodotà, ma Emma Bonino. Peccato che gli “scienziati” (in questo caso quattro ricercatori della Statale di Milano) siano così “scientifici” da generalizzare a tutta la rete il solo twitter. Una bestemmia non solo per chi se ne intende di social media e internet, ma, soprattutto, per qualsiasi scienziato sociale.

Come hanno fatto a dedurre che Rodotà non sarebbe il candidato della Rete? Sul metodo non è dato sapere (e anche qui, non essendo verificabili i dati, il valore scientifico di quello che è stato pubblicato ha rilevanza nulla), ma di sicuro il campione non è rappresentativo della rete, quindi anche con il miglior metodo del mondo, non è possibile generalizzare il risultato ottenuto, al netto degli errori di rilevazione. Chi lo fa semplicemente è un ciarlatano che dovrebbe restituire la laurea.

Un’altra analisi relativa al giorno 20 aprile 2013 dice esattamente il contrario (e mostra qualche dato verificabile in più): per twitter era Rodotà il candidato migliore e solo il 9% era a favore di Napolitano. Chi ha ragione? Su campioni non rappresentativi è possibile far dire di tutto a tutti: solo che nel secondo caso nessuno pretende di generalizzare, nel primo sì. E così il Corriere può sparare il suo titolone: “Ma Rodotà non era il candidato della Rete“.

Ma arriviamo poi alla critica che parte dalla pubblicazione delle preferenze ottenute da Rodotà alle Quirinarie di Beppe Grillo: 4677 voti. E’ chiaro che non si può parlare di cittadini, né si può generalizzare il dato a tutta la popolazione italiana. Ma per caso il PD ha permesso ai suoi iscritti, come ha fatto il M5S, di esprimersi sulla candidatura di Franco Marini, di Romano Prodi o di Stefano Rodotà? Assolutamente no. Quindi hanno poco da criticare.

Ma veniamo alle petizioni online: quella lanciata da questo blog, in 36 ore, raccolse 60mila firme sul portale di petizioni più usato al mondo, change.org, e si tratta di firme verificate, perché associate al proprio profilo facebook (come è noto, a facebook ci si può iscrivere solo con nome e cognome). E poiché ad ogni firma veniva inviata una mail a Pierluigi Bersani, significa che in casella di posta il leader del PD s’è trovato 60mila email.

A questo si è aggiunto il mail bombing di altri gruppi di sostenitori di Rodotà ai parlamentari PD: le dimensioni sono state elevate, infatti hanno cominciato a protestare tutti i deputati e qualcuno voleva pure rivolgersi alla polizia postale (come se fosse reato protestare).

Ma lo spiegava bene Goebbels: “Una menzogna, per diventare verità, va ripetuta di continuo.” E così ora cominciano a scrivere i piddini irriducibili che Rodotà voleva spaccare il PD, che si è venduto ai grillini e via discorrendo. Eppure basterebbe leggere le sue dichiarazioni (le trovate sintetizzate su questa pagina) per capire quanto siano false: Rodotà è e rimane un uomo della sinistra italiana. L’essere stato scelto da Grillo era invece la chiave di volta per arrivare ad un governo PD-M5S cercato da Bersani per un mese: hanno preferito l’inciucio con Berlusconi per una questione di principio che li condannerà a morte certa.

Grillo ha usato Rodotà per spaccare il PD? No, il PD si è spaccato da solo, in quanto poteva votare Rodotà, usato in campagna elettorale da Bersani quando serviva, e inchiodare i grillini alle proprie responsabilità. Gli ha invece consegnato una grande arma elettorale che userà, a ragione, contro di loro.

Vi siete voluti suicidare, ma almeno abbiate la decenza di lasciare in pace un signore d’altri tempi come Rodotà che vi ha dato solo una lezione di stile di fronte a tutto il Paese.