Germania, la falsa sfida della SPD alla Merkel

Per costruire finalmente l’Europa dei popoli esistono due possibilità:

1) il sud (più l’Irlanda e una spintarella della Gran Bretagna) impara a far valere il proprio peso, non si accontenta cioè di fare per bene i compiti di tedesco ma chiede e ottiene che ciò che di buono l’Unione Europa fa e può fare non sia appannaggio esclusivo dei Paesi considerati virtuosi
2) dopo 8 anni di governo di centro/centrodestra la Germania dà una svolta alla propria politica interna e comunitaria con una decisa virata socialdemocratica

Entrambe le opzioni però appaiono lontanissime, oggi più che mai. Per quanto riguarda la prima nessun leader pare in grado di guidare una rivoluzione pacifica dei patti europei: se in Italia il primo ministro sarà Bersani l’agenda Monti verrà a malapena ampliata, nel caso (improbabile) in cui vinca Berlusconi sappiamo già quanto interesse abbia il cav. negli affari del Paese.

La seconda opzione è decaduta qualche giorno fa, quando il partito socialdemocratico tedesco (SPD) ha scelto e presentato il candidato alla cancelleria federale: Peer Steinbrück, il già ministro delle finanze del Merkel I, quello il cui motto era:

Wir schaffen die Null! (Pareggiamo i conti!)

Il motivo di questa scelta potrebbe essere quello di prendere i voti dei moderati (e poi dicono che tedeschi e italiani sono diversi!) e rosicare quanto basta alla CDU per riuscire a formare un governo con i Verdi (anche se per ora SPD+Verdi prenderebbero poco più del 40% dei voti). Un altro motivo, smentito però dai vertici del SPD, potrebbe essere quello di mandare alla cancelleria l’unico uomo in grado di formare un governo insieme al centrodestra, ricalcando la situazione del 2005.

Una scelta di campo così poco di sinistra non può che scontentare l’elettorato socialista tedesco (che corrisponde in buona parte anche a chi non ama l’attuale forma dell’Europa e il conseguente sentimento anti-tedesco) che potrebbe andare quindi a rianimare la sinistra radicale Die Linke, la quale, guadagnando qualche seggio insieme ai Pirati e ai liberali, renderebbe ancora più necessaria la coalizione SPD+CDU, sempre che proprio la Linke non abbia i numeri (e la volontà) per sostenere la coalizione SPD+Verdi.

Vero è anche che Steinbrück ha promesso più tasse ai ricchi e una rivalutazione del salario minimo (Hartz) che proprio un socialdemocratico, Gerhard Schröder, fu costretto a tagliare tirandosi addosso critiche e polemiche, ma anche l’ammirazione di Angela Merkel.

Dalla politica tedesca, è evidente, non arriverà nessun cambiamento delle regole comunitarie, quindi o cominciamo a pensare e costruire un’Unione diversa, che non sia fatta di tante piccole Germanie unite, o sarà meglio cominciare a rassegnarci, al peggio.