A Gaza è guerra. I premi Nobel stanno a guardare?

A Gaza è guerra. Israele ha fatto esplodere 85 missili in 45 minuti. Nella notte le forze israeliane hanno colpito 130 obiettivi a Gaza, facendo salire il bilancio a 22 morti e 235 feriti palestinesi. Di risposta, sono stati lanciati 11 razzi verso Israele, che richiama 16mila riservisti e si prepara a un’imminente invasione terrestre.

E i premi Nobel per la Pace che fine hanno fatto? Dov’è Barack Obama, premio nobel nel 2009, e dov’è l’Unione Europea, premio nobel 2012? Non pervenuti.

Il presidente americano, alle prese con il sexy-scandalo di Petraeus, ha giusto fatto una telefonata al premier egiziano che per tutta risposta ha ritirato il proprio ambasciatore in Israele e ha mandato la seconda armata al confine con Israele. Per il resto, non si è stracciato le vesti più di tanto, alle prese con i problemi di casa sua.

L’Unione Europea, che fino a qualche mese fa se la cantava e se la suonava sul fatto che si era data da sola il premio Nobel per la pace (è proprio vero: chi si loda, si imbroda)? Non pervenuta, o meglio, se perverrà, sarà sicuramente a favore di Israele (l’aggressore) e non dello Stato palestinese (l’aggredito).

E in Italia, tutti quelli che due giorni fa hanno tuonato contro i violenti che ce l’avevano contro lo sciopero generale e hanno espresso piena solidarietà ai poveri poliziotti sbertucciati, mentre hanno demonizzato anche quegli studenti pacifici manganellati alle spalle, contro cui sono stati lanciati fumogeni dai tetti del Ministero degli Interni, contro cui è stata perpetuata una vera e propria caccia all’uomo in stile fascista?

Sono tutti con Israele, of course. Non violenti sì, ma nei giorni dispari.

Primo Levi nel 1982 scrisse in “Se non ora, quando?” che “Ognuno è l’ebreo di qualcuno“. Non esagerò il Manifesto quando commentò dopo l’invasione in Libano: “Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele“. Anche perché, è bene ricordarlo, questo attacco ai palestinesi ha una pura e semplice matrice politica: le elezioni in Israele. E la destra al potere in Israele non ha nulla da invidiare ad Hitler (il capo del governo ha detto: degli 11 razzi pagheranno tutti i palestinesi, della serie: “colpirne uno per educarne 100”).

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