Dunque, il sogno si è infranto. Ci speravamo in tanti che Umberto Ambrosoli accettasse la candidatura a presidente della Regione Lombardia. Non perché fosse il figlio di quel Giorgio Ambrosoli ucciso da un sicario mafioso su ordine di Michele Sindona, causa la sua intransigenza di fronte alle intimidazioni degli amici piduisti e andreottiani del banchiere fallito. Lasciamo anche perdere questa cosa dei “figli di”, perché in Italia è pieno di “figli di” che non hanno ereditato nemmeno una virgola della coerenza morale e ideale per cui sono ricordati i padri.
Eravamo in molti a sperare nella candidatura di Umberto Ambrosoli perché la Lombardia ha bisogno oggi di un candidato che riassuma nella propria storia e nel proprio impegno civile tutte quelle qualità che Vittorio Foa quasi 30 anni fa attribuiva all’uomo “in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico”, vale a dire umanità, franchezza, modestia e discrezione. Connotati che fanno a pugni con l’immagine ricorrente di arroganza, prepotenza, ostentazione del potere e insofferenza alle regole che hanno caratterizzato il ventennio formigoniano in regione.
Ecco, Umberto Ambrosoli è un uomo in violento contrasto con l’immagine consueta dell’uomo politico e avrebbe potuto avviare quella rivoluzione politica e morale di cui la Lombardia aveva bisogno dopo 20 anni di formigonismo in Regione e di egemonia ex-migliorista e tangentara nella Sinistra lombarda.
Una persona che, per capacità e impegno personale, sa di cosa si parla a proposito di antimafia e, soprattutto, non ha mai usato la tragedia di suo padre per cercare poltrone o incarichi: quello che ha ottenuto, l’ha ottenuto lavorando sodo e senza rincorrere questo o quello.
Nonostante fosse il candidato perfetto per spazzare via intrallazzi, inciuci e affarismi politici vari dalla Regione, Umberto Ambrosoli ha rinunciato per i seguenti motivi (che ne attestano, in ultima analisi, la grande serietà e rigore):
Servire la collettività, vivere la responsabilità politica, è la più nobile delle ambizioni; ringrazio quanti mi ritengono all’altezza. Tuttavia, la tempistica oggi disponibile impedisce di realizzare l’unico progetto nel quale riesco a immaginare una mia candidatura. Cioé
a) creazione di un gruppo di persone estremamente competenti sulle principali tematiche regionali
b) elaborazione di un programma concreto da proporre ai cittadini lombardi e intorno al quale impegnare una coalizione ampia e trasversale
c) condivisione con i partiti aderenti circa i criteri selettivi (estremamente rigidi e severi) dei candidati al Consigliod)condivisione dei meccanismi di trasparenza, a partire dalla campagna elettorale.
Grazie ha tutti coloro che mi hanno incitato (rendendo intenso il …”mumble mumble” di questi giorni)»
Caro Umberto, il tempo è stato tiranno, è vero, ma non sai quanto questo tuo gesto abbia riaperto i portoni della politica a tutti quelli che, proprio in virtù di quei criteri selettivi ed estremamente rigidi e severi, in consiglio regionale con il centrosinistra non ci sarebbero mai più arrivati. Di più: a destra già si sfregano le mani per la possibilità di mantenere il controllo della regione.
Nessun altro, meglio di te, avrebbe potuto riportare la primavera in Lombardia, dopo 20 anni di inverno. Gli altri candidati, lo si vede già dai tatticismi e dalle trovate elettorali, non saranno mai alla tua altezza.
Enrico Berlinguer, all’indomani della sua elezione a segretario del PCI per la quale non si sentiva all’altezza, ad un amico d’infanzia che glielo fece notare scrisse: “Non si può rinunciare alla lotta per cambiare ciò che non va. Il difficile, certo, è rimanere in mezzo alla mischia, mantenendo fermo un ideale e non lasciandosi invischiare negli aspetti più o meno deteriori che vi sono in ogni battaglia. Ma alternative non ne esistono.“
Si spera, qualunque cosa succeda, che tu rimanga al fianco di tutti i cittadini onesti nella lotta per cambiare ciò che non va.