La notizia la riporta Welt-Online: il tribunale di Köln (Colonia) ha stabilito che prima della libertà delle comunità religiose viene il diritto alla salute dei minori, vietando di fatto che siano praticate in futuro circoncisioni a solo scopo religioso. A scatenare il caso è stata l’operazione fatta su un bambino di 4 anni da parte di un medico musulmano, due giorni dopo la madre è stata costretta a portarlo al pronto soccorso a causa di un’emorragia.
Per molti anni in Germania i medici hanno effettuato circoncisioni su bambini di famiglia ebraica e musulmana senza avere la certezza che fosse legale. In medicina si ricorre a tale operazione (per chi non lo sapesse è l’asportazione parziale o totale del prepuzio) solo in caso di patologie quali la fimosi e la balanite e recentemente molti uomini negli USA e nello Zimbabwe si sono fatti circoncidere per prevenire l’AIDS.
Naturalmente le comunità ebraica e musulmana sono immediatamente insorte, stranamente però, insieme ai “fratelli” cattolici e protestanti, non hanno mai detto una parola sulla supertassa imposta agli appartenenti alle diverse confessioni, che in Germania si porta via in media l’8% dell’imposta sul reddito…
A questo caso si applica perfettamente il pensiero di Richard Dawkins, il famoso biologo ateo
i bambini non dovrebbero essere “etichettati” con la religione dei loro genitori, allo stesso modo in cui non sono “etichettati” con la fede politica dei loro genitori. I bambini non hanno scelto coscientemente di appartenere ad una religione. Non si dovrebbe parlare di “bambino cattolico” o “bambino musulmano”, così come non si parla di “bambino comunista”
Vietare un’operazione chirurgica, con tutte le relative controindicazioni, a un minore cui verrebbe praticata in nome della libertà religiosa della comunità in cui nasce è una scelta a favore dei bambini, della loro incolumità e della loro (futura) libertà di pensiero. E l’antisemitismo di hitleriana memoria su cui Libero spreca litri di inchiostro non c’entra niente: questo per la Germania è semmai un modo per rompere un tabù e una lezione di civiltà a tutti i mediocri sostenitori a oltranza del politcally correct.