Dalai Lama, questa non è la Milano che ho votato

Ordunque, ricapitoliamo. Il Comune di Milano pochi giorni fa ha annunciato in pompa magna il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama, in visita alla città  il 27-28 giugno prossimi.

Era cosa già fatta, il Consiglio Comunale era pronto a concederla all’unanimità. Poi è successo che ai piani alti della diplomazia internazionale è iniziato il pressing del governo cinese su Roma contro il conferimento della cittadinanza onoraria al Dalai Lama (per altro già cittadino onorario di Venezia, Bologna e Roma): il governo di Pechino minaccia infatti di disertare Expo2015 (che per altro, con i cantieri ancora fermi, rischia di trasformarsi in un colossale flop per la città, visto che a 1000 giorni dall’evento non è stato costruito nemmeno un muro).

Una città governata da una maggioranza di centrosinistra avrebbe risposto picche ai cinesi e avrebbe tirato dritto per la propria strada: l’Italia è sovrana nel decidere quel che gli pare e diktat non li accetta da nessuno, tanto meno da un governo dittatoriale. Evidentemente, però, sono cambiati i nomi, ma la linea politica rimane la stessa che portò Letizia Moratti nel 2007 a non ricevere ufficialmente il Dalai Lama per assicurarsi il voto di Pechino su Expo2015 al BIE, l’anno successivo. Allora, l’attuale maggioranza impallinò l’allora sindaco di centrodestra per il poco coraggio.

Il Consiglio Comunale, infatti, ha rimandato sine die la decisione di conferire la cittadinanza onoraria al Dalai Lama, facendo fare una figuraccia internazionale a Pisapia, che ha abbozzato invitando il leader spirituale tibetano a parlare in Consiglio Comunale.

In questi mesi, sulla facciata di Palazzo Marino, sono comparsi parecchi maxi-cartelloni a favore dei diritti umani. C’è gente che addirittura ha dichiarato di essersi commossa al ritiro del Nobel da parte di San Suu Kyi, dopo 20 anni.

Ebbene, dopo questo fatto, insistere con ulteriori cartelloni sarebbe da ipocriti: facile difendere i diritti umani a parole, difficile quando si tratta di scegliere tra diritti umani e vil denaro. La differenza con il centro-destra dov’è?

Milano ha conferito negli ultimi mesi la cittadinanza onoraria a Roberto Saviano e a Pino Masciari, rispettivamente minacciati da camorra e ‘ndrangheta. E il Dalai Lama minacciato dai cinesi? Intendiamoci: Comune e Giunta possono conferire o meno la cittadinanza a chi vogliono. Ma qui il problema è un altro: prima hanno annunciato con squilli di tromba la cosa come sicura, poi di fronte ai diktat della Cina hanno fatto marcia indietro.

Lo dico chiaramente, da persona che sul nome di Pisapia ci ha messo 3 volte la croce nell’urna elettorale (primarie, primo turno e ballottaggio): questa non è la Milano per cui ho votato, quella che era stata promessa.

Questa Milano che prima si inginocchia davanti al Papa e poi volta le spalle al Dalai Lama non è una moderna città europea, è la solita Milano provinciale e perbenista inaugurata da Craxi e intrisa di Berlusconismo.

Dell’arancione di un anno fa, che portò 100mila persone in piazza, non è rimasto niente. Complimenti a chi sta buttando alle ortiche un’occasione storica per la nostra città.