Se Sarkozy piange, la Merkel non ride

Lo Schleswig-Hollstein e la città di Hamburg hanno scelto oggi il loro nuovo Parlamento.

L’affluenza è scesa drasticamente: si è recato a votare il 55% degli aventi diritto, nel 2005 e nel 2009 era attorno al 70%.

Sconfitta per Angela Merkel, a differenza di quanto riportato da alcune testate on-line, che vedrà soffiarsi il primato dalla coalizione SPD-Verdi-SSW (quest’ultimo è il partito della minoranza danese).

I seggi si sono chiusi alle 18, alle 21.44 questa è la situazione:

Cala la CDU (centro) che va al 30.5%, la SPD (socialdemocratici) sale di 5 punti rispetto al 2009 e si attesta intorno  al 30%, la FDP (il partito che fa parte della coalizione attualmente al governo in Germania) scende in picchiata rispetto al 2009 dal 14.9 all’8.2%, piccolo avanzamento per i Verdi che vanno al 13.2%, disfatta per Die Linke (La Sinistra) che riesce a racimolare appena il 2.3% (niente seggi in Parlamento), il Piraten Partei conferma le aspettative (un po’ sottotono rispetto ai sondaggi a livello nazionale degli ultimi mesi) e si attesta all’8.2%, tiene anche la SSW, che conserva e migliora leggermente i risultati del 2009 con quasi il 5% delle preferenze.

Quello che viene fuori dalle urne dello Stato più settentrionale della Repubblica Federale Tedesca è a mio parere una grande disaffezione per la politica, che si riflette nella scarsissima affluenza e nella non trascurabile fiducia dell’elettorato al Piraten Partei (non farà parte di nessuna coalizione), che raccoglie i voti degli insoddisfatti, dei delusi e, si dice, anche dei neonazisti. Completamente a vuoto l’ultimo tentativo della Sinistra di restare a galla: nemmeno i comizi di un provato Lafontaine sono riusciti a fare presa nell’elettorato non moderato, già solo l’affidarsi a lui palesava una incurabile sindrome da ultima spiaggia.

Paga il rinnovamento in corsa dei dirigenti del centrosinistra (SPD), per i Verdi invece non si può più di certo parlare degli effetti dell’onda nucleare di Fukushima. Infine la pesante sconfitta per la FDP, partito ultraliberale, dimostra che l’austerità non paga nemmeno nella pur sempre produttiva ed efficiente Germania.

Il futuro del governo Merkel (nel 2013 le nuove elezioni) sarà ancora più chiaro la settimana prossima, quando si voterà nel bacino della Ruhr, ma già oggi per lei e per la politica tedesca c’è molto su cui riflettere.

Dati: http://www.landtagswahl-sh.de/