la Banca d’Italia conferma: le tasse non bastano per la ripresa, anzi!

Continuando con questa politica di austerità senza interventi per la crescita il Paese compromette i propri servizi pubblici e rischia che gli effetti negativi vissuti finora si protraino e peggiorino. L’obiettivo principale da seguire oggi è sicuramente il taglio del cuneo fiscale che influenza pesantemente le scelte dei cittadini italiani, dei suoi lavoratori e delle sue imprese in termini di crescita, consumo e produttività.

A confermare tale argomentazione c’è anche il vice direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi, il quale ha partecipato ieri ad una audizione alla Camera affermando che “la pressione fiscale è molto alta in Italia sia nel confronto storico che internazionale, [per cui si] mette a repentaglio il rilancio della crescita che rappresenta l’obiettivo principale che noi dobbiamo porci: interrompere un lungo periodo a bassa crescita e stagnazione”. “E’ indubbio – conclude – che per cogliere l’obiettivo bisognerà trovare il modo di ridurre la pressione fiscale”

“In linea con gli impegni assunti nell’ambito della Procedura per i disavanzi eccessivi, nel 2012 il disavanzo sarebbe nettamente inferiore alla soglia del 3% del Pil” e grazie ai risparmi si potrebbero ottenere “oltre tre punti nel periodo 2014-2016 con conseguente giovamente dei contribuenti ligi ai doveri fiscali per eventuali riduzioni delle aliquote legali finanziata dai risultati del contrasto all’evasione”.

E’ inutile negare che il risanamento dei conti pubblici abbia avuto “nel breve periodo inevitabili effetti negativi sull’attività economica [pur avendo] consentito di arginare la perdita di fiducia degli investitori nella capacità dello Stato italiano di onorare i propri debiti scongiurando scenari ancora più recessivi”, però ”il contenimento della spesa non deve compromettere la qualita’ dei servizi pubblici offerti ai cittadini: una sistematica rivisitazione dell’intervento pubblico rappresenta anzi l’occasione per migliorarla. Segnali importanti per i cittadini verrebbero da una minore complessita’ e dal contenimento del costo delle istituzioni pubbliche”.

Per avvicinarsi al pareggio di bilancio, che come ha già preannunciato Monti (http://www.enricoberlinguer.it/qualcosadisinistra/2012/04/18/lausterita-non-e-che-una-forma-di-liberismo-mascherato) non potrà verificarsi prima del 2013, è necessaria certamente l’ottimizzazione delle spese e della gestione del patrimonio pubblico; tuttavia la spending review è malvista proprio dagli stessi ministri che impongono pesi continui sui cittadini e che non riescono a trovare l’accordo necessario entro la fine del mese (proteste pare siano arrivate dai ministeri della Difesa e dell’Interno), tuttavia il ministro dello Sviluppo Economico Passera,  ha annunciato l’arrivo di “oltre cento miliardi da investire in interventi di breve-medio periodo tra infrastrutture, lavori, riforme fiscali a favore delle aziende che investono, recupero dello scaduto”, cose che un po’ ci fa sperare, ma ci rende ancche increduli.

Sarebbero quei tipi di interventi che ci piacerebbe vedere, insieme alle scelte per il risanamento comunque necessarie (se solo fossero più eque!), “a sostegno della crescita”, le stesse misure che, a quando pare, anche la Banca d’Italia attende speranzosa, perchè se c’è una cosa che abbiamo imparato dalla Grecia è che il passo da una Paese in regime economico volto al pareggio di Bilancio a tutti i costi e uno entrato nella vorticosa spirale della recessione e della depressione è breve, davvero troppo breve.