La democrazia nella palude

Enrico Berlinguer, poco prima di morire, scriveva queste parole:

la irrisolta questione morale ha dato luogo non solo a quella che, con un eufemismo non privo di ipocrisia, viene chiamata la Costituzione materiale, cioè quel complesso di usi e di abusi che contraddicono la Costituzione scritta, ma ha aperto anche la strada al formarsi e al dilagare di poteri occulti eversivi (la mafia, la camorra, la P2) che hanno inquinato e condizionano tuttora i poteri costituiti e legitti­mi fino a minare concretamente l’esistenza stessa della no­stra Repubblica.

Di fronte a questo stato di cose, di fronte a tali e tanti guasti che hanno una precisa radice politica, non si può pensare di conferire nuovo prestigio, efficienza e pienezza de­mocratica alle istituzioni con l’introduzione di congegni e di meccanismi tecnici di dubbia democraticità o con accorgi­menti che romperebbero anche formalmente l’equilibrio, la distinzione e l’autonomia (voluti e garantiti dalla Costituzione) tra Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, e accentuerebbero il prepotere dei partiti sulle istituzioni.

Riforme delle istituzioni volte a ridare efficienza e snellezza al loro funzionamento sono certo necessarie. Ma esse a poco servirebbero se i partiti rimangono quello che sono oggi, se seguitano ad agire e a comportarsi come agiscono e si comportano oggi, se non si risanano, se non si rigenerano, riacquistando l’autenticità e la pienezza della loro autonoma funzione verso la società e verso le istituzioni.

Siamo in piena crisi politica, morale, sociale ed economica, ma la sensazione della gente per strada, di fronte al mare di scandali che sta investendo la classe dirigente della Seconda Repubblica, è che anziché dare segnali forti di rinnovamento e di discontinuità, si tenti di tirare a campare. Il che è legittimo, per carità, il punto è che qualcuno tira a campare sulla pelle degli altri.

Nell’ultima settimana, oltre agli scandali, hanno approvato la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio (che è come castrarsi da ogni politica economica, per dirla alla Bersani, che però ha cambiato idea), hanno votato a favore del rifinanziamento della guerra in Afghanistan (780 milioni di euro, più di 2 milioni di euro al giorno) e, ora, arriva l’abolizione dell’esenzione dal ticket sanitario per i disoccupati.

ABC intanto fanno appelli per tenersi il finanziamento pubblico mascherato da rimborsi elettorali in scala 1:5 (ovvero, spendi 1 euro, ne ricevi 5) e il PD in particolare arriva, sfiorando livelli di tafazzismo alla Fantozzi, a dichiarare che se non prende l’ultima tranche di rimborsi chiude baracca e burattini.

Casini, uno che ha 39 deputati e al Senato ha rappresentanza grazie ai voti di Cuffaro, attualmente residente a Regina Coeli per concorso esterno in associazione mafiosa, detta l’agenda politica italiana.

Direi che il quadro, oltre ad essere desolante, sta letteralmente massacrando la credibilità delle istituzioni. Poi si chiedono perché Beppe Grillo stia sfiorando percentuali quasi a due cifre a livello nazionale. E non hanno ancora capito che finché lo continueranno ad attaccare dandogli del populista, non fanno che compattare il suo consenso e renderlo meno volatile e più trinariciuto.

Sempre Berlinguer diceva che per chiedere sacrifici alla gente che lavora ci vuole una grande credibilità, un  grande consenso e la capacità di colpire intollerabili ed esosi privilegi. I privilegi stanno sempre lì, i diritti li stanno disintegrando, assieme alle istituzioni che occupano.

E poi, lasciatemelo dire: può una persona occuparsi della COSA PUBBLICA se non sa che gli pagano case, ristrutturazioni, affitti, viaggi aerei, crociere, vacanze caraibiche, A SUA INSAPUTA???

Secondo me no. Sarò fatto male. Ma io penso che qualcuno dovrebbe imparare a fare politica con pochi soldi e, soprattutto, non per i soldi. La politica nelle istituzioni è servizio a tempo, non può essere la professione di una vita: basta con incapaci che saltellano da una poltrona di consigliere comunale a quella regionale, fino ad arrivare in Parlamento. Basta lotte per le poltrone, ci vuole PASSIONE.

Poi si chiedono perché ricordiamo Berlinguer… lui, a differenza loro, era un politico con la P maiuscola, benché non fosse chiaramente perfetto.