“A Pierpaolo,
con i saluti amorevoli
e i migliori auguri,
Antonio Tabucchi”
E’ morto Antonio Tabucchi. L’autore di “Sostiene Pereira” si è spento oggi nella sua casa di Lisbona. A quanto pare era malato di cancro. Aveva solo 68 anni. E ti chiedi, di fronte alla valanga di gentaglia che ancora popola questo pianeta, perché se ne debbano andare sempre i migliori.
L’ho conosciuto per la prima volta il 31 ottobre 2010. Era venuto a Milano a presentare il suo “Viaggi e altri viaggi”. Lo capisci subito quando ti trovi di fronte ad un grande uomo: umiltà, passione, onestà, sono tutte doti che fanno a pugni con le immagini ricorrenti delle (presunte) grandi star, che altro non sono che piccoli uomini caratterizzati da una miscela esplosiva di arroganza, presunzione, avidità e prepotenza.
Ecco, Antonio Tabucchi era un grande uomo e un grande scrittore proprio per questo: non se la tirava, quando poteva era sempre disponibile ad aiutarti… con noi giovani, poi, neanche a parlarne. Non ho mai visto uno così grande essere così alla mano.
Ma lo capivi subito che era diverso da tutti gli altri: non ci conoscevamo nemmeno da 10 minuti, che già si ricordava il mio nome. Quando gli ho detto che avevo frequentato il Parini mi disse: “Ah, hai fatto il liceo classico… bene. E ora che cosa fai?” Quando gli ho detto che facevo scienze politiche mi disse: “Ti auguro di arrivare in alto, perché di giovani come te ne abbiamo bisogno. Se hai bisogno, non esitare a chiedere.“
Rimanemmo a parlare per altri 10 minuti. Era interessato a quello che facevo, come solo un vero narratore e scrittore poteva esserlo: si nutriva di storie, di quelle più semplici, di quelle vere. Non era mai volgare, anche di fronte alle domande più sgradite rispondeva sempre con garbo e ironia. Aveva il fascino dell’uomo vero, anzi, del signore vero, del non plebeo: quello che è grande, ma fa di tutto per rimanere in un rapporto di parità quando si relaziona agli altri.
Non posso credere che non ci sia più. E’ proprio vero che se ne vanno sempre i migliori. Il nostro Presidente del Senato lo querelò: tutta la stampa europea lo difese. Tranne quella italiana, che si svegliò solo molto più tardi, per evitare imbarazzi. Ecco, la cosa che sarà più disgustosa e penosa saranno quelli che si riempiranno la bocca di Tabucchi, pur non avendolo mai rispettato. Purtroppo, loro, intrisi di ipocrisia e perbenismo salottiero, dovremo sorbirceli ancora per anni.
La cosa bella, però, dei grandi come Antonio è che le sue parole saranno eterne. Così come il suo esempio. Ciao Antonio.
P.S. Per capire fino in fondo Tabucchi dovete fare una sola cosa: leggere Piazza d’Italia.
grazie Tabucchi, ciao
Quanta fortuna ho avuto nell’ incontrare la letteratura di una persona come Antonio Tabucchi che mi ha insegnato ad apprezzare ed amare un paese come il Portogallo! Quanto godimento intellettuale ed eccelsa cultura ci avrebbe regalato se fosse rimasto ancora tra noi…