I due Presidenti

“QUANTO T’HO AMATO E QUANTO T’AMO NON LO SO”
Forse Tony Blair canticchiava l’inizio di questa canzone durante la sua elezione a Primo Ministro Inglese, avvenuta nel 1997.

Al massimo della fama aveva riportato i Labouristi al governo dopo 17 anni di conservatorismo e doveva dedicare versi tanto romantici a Bill Clinton, all’ epoca Presidente degli Stati Uniti. Grazie al politico di Hope era riuscito ad affermarsi. Ne aveva copiato lo stile, pezzi di discorsi e con lui si confidava chiedendo consigli.

Cominciò teneramente la “relazione speciale” tra i due Progressisti protagonisti del film “I due Presidenti”, diretto da R. Loncraine e interpretato da Michael Sheen (Blair) e Dennis Quaid (Clinton).

Blair era il dominato e Clinton il dominatore della coppia, visto con reverenza, da difendere nello scandalo sessuale promosso dal procuratore Kenneth Starr (per ricambiare il favore fatto dall’ amicone nella gestione della questione irlandese) e dalla stagista Monica Lewinsky.

La corrispondenza d’ amorosi sensi, che mirava a far diventare la politica progressista una “scelta obbligata nelle democrazia occidentali”, si sfalda non appena emerge l’ immoralità clintoniana (marito infedele e politico bugiardo) e una divergenza di punti di vista sull’ intervento nella guerra in Kosovo.
Svaniscono la tenerezza e l’ altruismo e subentrano l’ astio e l’ arroganza. Si erano tanto amati, anzi no ?

Il film di Loncraine ha la scrittura smaliziata di Peter Morgan e due buone prove attoriali: Michael Sheen ha una faccia che vorresti prendere a schiaffi e subito dopo riempire di buffetti, Dennis Quaid vorresti solo schiaffeggiarlo.

Il ritratto dei due uomini politici perde d’ intensità verso il finale del film: cascata di buonismo per Blair ( il re Tony, il riformista che gli Americani volevano come Presidente, strimpellate simili a quelle offerte dal film “The Queen”) e invettiva (giustificata) per Clinton.

Tra l’altro c’è spazio per una dimensione documentaristica, con i filmati di repertorio su Milosevic, i bombardamenti in Kosovo e i contrasti anglo- irlandesi, materie difficilmente affrontate dal cinema. Il film sa pungere ed illuminare, fino a quando decide che gli interventi a gamba tesa vadano diminuiti. Meriterebbe un’ analisi a parte la rappresentazione delle mogli dei Presidenti. Cherie Blair (Helen McCrory) e Hilary Clinton (Hope Davis) sono donne emancipate, attive ed amorevoli. Pazientano, discutono con i propri mariti, sopportano e perdonano. Troppo straripanti per novanta minuti di film.

La ricerca di leader progressisti credibili è ad un punto morto. Il cinema, la letteratura e il giornalismo non devono ovviamente crearli ( lo so, in passato è stato fatto e i risultati sono stati mediocri), ma descriverli e provocarli. Occorre aspettare e sperare. Probabilmente i migliori politici di sinistra non sono ancora usciti dai circoli o dalle scuole.