Massimo, un poeta.

Anita: “…infatti da quando c’è Mussolini i treni sono in orario. Tutto in ordine.”

Troisi: “Cioè per fare arrivare in orario…però se vogliamo cioè…mica c’era bisogno di farlo capo del governo? Bastava farlo capostazione no? E i treni arrivavano uguale…”
(da “Le vie del Signore sono finite, 1987)

Oggi Massimo Troisi avrebbe compiuto 59 anni. Non c’è minuto in qualsiasi sua apparizione artistica in cui non abbia fatto ridere e, al tempo stesso, riflettere gli Italiani. Ne è una prova il breve scambio di battute qua sopra.

C’è stato un periodo, in Italia, dopo la sua morte, in cui si credeva che per far ridere bisognasse essere sostanzialmente volgari. Ecco, Troisi non lo è mai stato. E in questo senso è sempre stato un passo avanti a tutti gli altri, come Totò.

Massimo Troisi era più di un attore, più di un comico: era un poeta. E forse non è un caso che l’ultimo film che ha girato, il Postino, sia incentrato proprio sulla poesia.

L’Italia ha perso purtroppo troppi poeti in favore di banali venditori di fumo. Qualcuno dirà che i poeti non vendono nulla, preso com’è da foga materialistica. E invece no: i poeti vendono sogni intrisi di ideali, dipingono quadri con colori brillanti e mai scontati, volano alto nella speranza di risvegliare le coscienze.

E se è vero, come diceva Mandela, che un vincitore è un sognatore che non si è mai arreso, i poeti come Troisi ci hanno aiutato e ci aiutano tutt’ora a fare questo: a non arrenderci. Mai.