Veneziani, Giù le mani da Sandro Pertini

C’è un non so che di macabro e di disgustoso nell’ultimo articolo di Marcello Veneziani sul Giornale. Macabro perché il presunto intellettuale di destra, avendo terminato il fango per i vivi, è costretto a prendersela necessariamente con i morti; disgustoso perché, pur di salvare la faccia al padrone che gli paga lo stipendio, infanga il nome del più grande Presidente della Repubblica, nonché partigiano, nonché socialista, quindi compagno, della storia repubblicana recente.

Per Veneziani, infatti, quello che ha fatto Lavitola all’Avanti (detrarre tra le altre cose i contributi all’editoria per risanare sue aziende) non sarebbe nulla in confronto a quella prima pagina in cui si riprendeva il famoso discorso dell’allora capogruppo socialista in Parlamento alla morte di Stalin, dove appunto si esaltava la figura del dittatore. Quello che Veneziani non dice è che ai quei tempi tutti, dai socialisti più a destra fino ai comunisti più intransigenti, guardavano con ammirazione all’Urss di Stalin che con 20 milioni di morti aveva salvato l’Europa dalla minaccia nazista. E che i suoi crimini, i suoi orrendi crimini, furono denunciati in seguito.

E  dimentica di dire che più di una volta Pertini disse in pubblico, dopo la denuncia di quei crimini, che se gli avessero proposto la più grande delle riforme socialiste, la più integrale, senza però che vi fosse garantita la libertà dell’uomo, egli l’avrebbe rifiutata.

Ma l’attacco a Pertini è ben spiegato: così come viene continuamente attaccato Berlinguer, la Destra cerca in ogni modo di distruggere gli esempi più virtuosi che ha avuto l’Italia, per diffondere la convinzione che siamo tutti uguali, che non c’è distinzione tra Pertini e Craxi o tra Berlinguer e Almirante. Che insomma, rossi e neri sono due facce della stessa medaglia, ovviamente da buttare, il tutto in nome di un nuovismo a Sinistra non ben identificato, mentre a Destra in nome della libertà di fare affari e distruggere quel poco che resta dell’Italia per continuare a vivere come parassiti alle spalle dello Stato.

Attaccare Pertini significa non solo cercare di minare i suoi moniti contro la corruzione e contro l’ingiustizia sociale, ma significa sputare sulla tomba di uno dei più grandi Italiani che questo Paese abbia mai avuto, l’ultimo vero e grande socialista, come ho scritto a febbraio. Del resto, Veneziani è lì perché è stato messo da Berlusconi, che a sua volta è quello che è grazie a Bettino Craxi, di cui noi tutti sappiamo le res gestae.

Una preghiera a Veneziani e soci: difendete pure il vostro datore di lavoro, elogiatelo allo stremo finché non vi si sarà seccata la lingua e l’inchiostro, ma il paragone tra Pertini e Lavitola, questo no.

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