Innovazione nei trasporti: un italiano all’estero

I principali problemi nello sviluppo della mobilità elettrica nascono principalmente dalle problematiche legate alle batterie. Oggi, le auto elettriche sono equipaggiate con costose e pesanti batterie al litio. Per adesso sono le migliori in commercio, ma presentano alcune caratteristiche diciamo scomode. Innanzitutto, sono ingombranti: per ottenere un’autonomia accettabile bisogna montare batterie grosse e pesanti. Quindi un problema di durata. Ma le batterie di oggi hanno bisogno anche di diverse ore per caricarsi, rendendo di fatto inutilizzabile l’auto nel caso queste siano scariche. Un problema di ricarica.

Un ricercatore italiano di 32 anni, Riccardo Signorelli, laureato in Ingegneria Elettrica al Politecnico di Milano, come molti è volato in America per un dottorato al Massachusetts Institute of Technology. Di batterie se ne intende. Come lui stesso spiega in un intervista al Corriere della Sera, con termini un po’ più precisi, la grande sfida delle batterie del futuro è basata sul miglioramento della loro densità energetica. Per ora sono ancora i combustibili fossili a vincere la sfida risultando circa 6 volte più densi delle attuali batterie agli ioni di litio. Ma Signorelli è riuscito a costruire un primo prototipo, basato su dei nanotubi di carbonio in grado di assorbire energia in un piccolo spazio. Ci tiene a precisare che non si tratta di una batteria ma di un “supercondensatore” capace di assorbire molta energia non solo in poco spazio ma istantaneamente e quasi all’infinito.

Il suo obiettivo dichiarato è quello di arrivare a produrne uno delle dimensioni di una batteria per torcia, capace di ricaricarsi in 2 secondi ed aiutare le attuali batterie nelle situazioni più critiche come l’accensione e le accelerazioni rapide, contribuendo a migliorare la durata e la salute delle batterie dell’auto. Le possibili prospettive per il suo utilizzo nell’automotive sono molto promettenti tanto che molte case si sono già dimostrate interessate al progetto.

Ma ogni progetto ha bisogno di soldi per essere finanziato. E così il governo americano ha investito ben 5,3 milioni di dollari più altri 2 milioni da parte di alcuni investitori privati per finanziarne lo sviluppo e l’industrializzazione nel giro di 2 anni. Signorelli ha così potuto fondare la sua azienda la FastCap con il grant del MInistero dell’Energia americano.

Un altro cervello italiano che è riuscito ad esprimere il suo potenziale all’estero dove qualcuno, ma sopratutto i governi, investono ancora nella ricerca e nell’innovazione.

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6 commenti su “Innovazione nei trasporti: un italiano all’estero”

  1. Sinchè da noi vi sarà chi, come Tremonti, afferma che con la cultura non si mangia e taglia i fondi destinati anche alla ricerca, non possiamo che constatare che i ‘nostri cervelli’ in fuga dall’Italia, vengano premiati in ogni parte del mondo.

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