signora liberta’, signorina fantasia

Quando sognavo di frequentare l’università a Roma muovendo dalla mia piccola cittadina potentina non avrei mai immaginato che così tante cose sarebbero cambiate: amicizie, amori, livelli di stima e autostima, tra le altre cose anche il atto che sarei diventato un accanito fan del digitale terrestre! In realtà quest’ultima era una cosa forse più prevedibile, viste e considerate le grandi limitazioni tecnologiche della mia regione, ma mai avrei creduto di diventare praticamente un fan di RaiNews e RaiStoria.

Ebbene sì, i giorni in cui non vado in facoltà, non esco e, insomma, poltrisco a casa, la mia tv è sintonizzata quasi tutto il giorno sul canale di Mineo e, a volte, su quello di Minoli, ciò mi consente di diventare un grande esperto di attualità, essendo programmate sul primo repliche su repliche degli stessi servizi fin dal mattino, e di imparare qualche curiosità di storia, con il secondo.

Ieri uno dei servizi in heavy rotation su RaiNews, oltre all’interessante intervista di Vendola da Fazio che però, ormai, vedo in replica da tre giorni, era dedicato al grande De Andrè, della cui morte ricorreva l’anniversario. Con grande piacere ho potuto notare che, almeno sui canali del Digitale, la Rai non si è dimenticata dell’evento, come invece pare aver fatto l’intera tv generalista.

D’altronde Faber non è mai stato tra le figure comode per le forme di potere, nessuno escluso (perché è davvero da “coglioni non riuscire più a capire che non ci sono poteri buoni”), per via della sua mai celata anarchia resa manifesta specialmente nell’album “Storia di un impiegato” e ne “Le nuvole”.

Anarchia non vuol dire vivere senza regole, l’anarchico è colui “che pensa di essere abbastanza civile da riuscire a governarsi per conto proprio e attribuisce agli altri, con fiducia, le sue stesse capacità”, convinto, per dirla con le sue parole, che la democrazia reale non è mai esistita, “ma almeno si sperava che resistesse come democrazia formale”, speranza disillusa soprattutto alla luce degli scandali di Tangentopoli, a cui ancora una volta siamo inevitabilmente ricondotti.

La stessa Tangentopoli, proprio perché smascherata da un altro potere dello Stato e non dal popolo, non è un fattore di molta fiducia per l’autore, perché, in maniera profetica, riconosceva che il potere non sarebbe stato che sostituito da un altro ugualmente (se non maggiormente) ambiguo ed oscuro.

Il potere non è stato l’unico tema trattato nella sua (sicuramente non abbastanza) lunga carriera,  uno dei grandi cantautori/poeti  del XX secolo, a fianco a quelli sociali, con il focus sempre sulle posizioni più marginali della società, ha sviluppato anche i temi dell’amore e della morte.

A volte mascherata metaforicamente come nel caso della “Canzone di Marinella”, in verità una prostituta trentenne la cui morte è stata, nella realtà ispiratrice, causata da sei colpi di pistola, quella delle canzoni di Faber è una visione del mondo non certo ottimista (la poesia non è solo fatta di immagini positive), ma dotata fino in fondo di realismo, analisi e critica sociale.

…e, in questo clima di non certo grande fiducia nei confronti del mondo sociale, economico e politico, consiglio di rispolverare, se sbadatamente li avete abbandonati in un angolo, i suoi sempre attuali album e, nello specifico, consiglio vivamente “Storia di un impiegato” e “Non al denaro non all’amore nè al cielo”.

E vi consiglio anche di leggere l’analisi critica di “se ti tagliassero a pezzetti” presente a questo indirizzo: http://diarioperinaviganti.blogspot.com/2007/04/signora-libert-signorina-fantasia.html

3 commenti su “signora liberta’, signorina fantasia”

  1. Complimenti ragazzo. (: Davvero complimenti.. (:
    Ora diventerò una tua accanita fan! ahah (:

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