Nel Paese del Bunga-Bunga, dei sacrifici per molti e dei privilegi per pochi, non poteva mancare l’ennesima notiziola (ignorata da giornali e media perlopiù) che fa gridare allo scandalo e alla vergogna, ma che difficilmente sarà nota al grande pubblico (quello che una volta si chiamava popolo).
Ed eccola, infatti, puntuale, con una sentenza del Consiglio di Stato che è passata del tutto inosservata, e che riapre l’annoso caso di quei 98 miliardi di euro in cerca di riscossione, di cui avevo parlato già nell’ottobre 2007 in seguito all’inchiesta del Secolo XIX, e che sicuramente farebbero comodo ad uno Stato che ha tagliato dappertutto per far quadrare i conti di bilancio.
98 miliardi di euro valgono infatti quanto tre manovre finanziarie e circa 10 dei famosi tesoretti della buonanima di Padoa-Schioppa: abbastanza per risanare e investire in tutti quei settori strategici, primo fra tutti università e ricerca, in cui il Governo ha tagliato per 3 anni.
Torniamo al principio: nel 2006 finisce sulla scrivania dell’allora vice-ministro Visco un rapporto della Guardia di Finanza, che dimostra come lo Stato stia perdendo svariati miliardi di euro a causa di penali non pagate dai circuiti delle slot machines, che non risultavano collegati alla rete informatica. A questo rapporto si aggiunge un’altra indagine della Corte dei Conti.
La notizia sarebbe rimasta seppellita sulla scrivania di Visco, se non fosse stata rilanciata dal Secolo XIX e, soprattutto, dal blog di Beppe Grillo. Prodi ai tempi, dopo vibranti polemiche, disse: “non ci sarà alcun colpo di spugna”, sebbene inizialmente avesse detto che bisognava essere cauti perché le aziende multate in questione erano quotate in Borsa.
Il problema, come al solito, non è tanto di ordine economico, ma politico-morale: difatti la commistione tra partiti e i circuiti delle slot machines è massima e indecente.
La sola Società Atlantis (oggi BPlus), colosso mondiale nel settore delle slot machines, dovrebbe pagare 31 miliardi di euro, se non fosse che diversi suoi esponenti erano organici ad Alleanza Nazionale (primo fra tutti Amedeo Laboccetta, finiano ora passato con Berlusconi). Così come era la sorella di Gianni Alemanno a gestire i Monopoli, che hanno rinegoziato le concessioni con penali molto più vantaggiose delle precedenti (ovviamente per i privati, non per lo Stato).
Ora si rischia di mettere una pietra tombale definitiva su quei 98 miliardi in cerca di riscossione, depauperando dunque le casse statali per favorire interessi privati. Possibile che a pagare siano sempre i soliti?
La Sinistra vuole tornare a vincere le elezioni? Cominci a farlo dando l’esempio e stando dalla parte dei più deboli. In caso contrario, non si lamentino che la gente rimpiange Berlinguer e i giovani si tengono lontani dalla politica: la richiesta di una politica con la P maiuscola non è anti-politica e nemmeno la causa del disastro attuale. È la conseguenza.
Prima ne prenderanno atto, prima si vincerà la sfida più importante, quella culturale, contro il Berlusconismo.
Perché come disse una volta Gaber: “Non temo Berlusconi in sé, temo Berlusconi in me.”
http://orgogliodemocratico.ilcannocchiale.it/2011/01/04/98_miliardi_in_cerca_di_riscos.html