Venezia mon amour. Ovvero le grandi opere ai tempi della crisi

Venezia è come la donna che decidi di sposare, non è più bella più affascinante più intelligente o spiritosa delle altre, eppure la desideri come nessun altra, scopri te stesso ad amarne ogni singolo difetto.

L’annoso difetto della città lagunare è l’acqua alta, quella che sorprende e fa sorridere i turisti a ogni flash. La sua storia non è però sempre uguale, molte delle opere umane hanno avuto un effetto notevole sulle maree: la costruzione del Ponte Ferroviario e Della Libertà, l’isola artificiale del Tronchetto, la bonifica delle barene  e la successiva realizzazione del polo industriale e petrolchimico di Porto Marghera. Errori che con maggiori conoscenze scientifiche e tecnologiche si sarebbero potuti evitare ma su cui oggi non si può che tentare di mettere una pezza.

Questa pezza si chiama Mose, una grande opera che cade periodicamente nel dimenticatoio dell’opinione pubblica.

Quanto costa?
costi per lo Stato sono lievitati da 1.6 miliardi di euro del 1987 ai quasi 6 del 2010, anno in cui era prevista la conclusione dei lavori poi slittata al 2014 nelle previsioni di Luca Zaia, e poi ancora nel 2016. I fondi messi a disposizione dal governo (Berlusconi prima e Monti ora) non arrivano quando vengono annunciati e il Consorzio Venezia Nuova si affida ai prestiti delle banche per portare avanti i lavori. Immagine emblematica della crisi: se lo Stato garantisce (e non potrebbe fare altrimenti) la banca ti presta i soldi ma a te imprenditore o comune cittadino neanche per scherzo. A ottobre solo nel trevigiano si contavano più di 4000 imprese chiuse da inizio anno.

Chi c’è dietro il Mose?
Alla presidenza del Consorzio Venezia Nuova c’è l’ingegner Giovanni Mazzacurati, iscritto nel registro degli indagati ad agosto di quest’anno insieme ad altre 11 persone per la bonifica infinita e mai avvenuta (ma assai dispendiosa secondo la procura di Trieste) di Marano e Grado. Una storia che coinvolge anche la Sogesid, S.p.A. del Ministero dell’Ambiente. Anche l’Impresa di Costruzioni Ing. E. Mantovani partecipa al Consorzio: trattasi (secondo La Nuova Venezia del 23.02.2012) di una specie di monopolista del settore in Veneto.
L’attuale sindaco Orsoni ha definito “tv spazzatura” la trasmissione Off the Report – Mercanti di Venezia che denunciava strani intrecci tra pubblico e privato con relativi casi di parentopoli. Il primo cittadino ha anche espresso la volontà di querelare Il Fatto Quotidiano dopo l’articolo di Erminia Della Frattina sui suoi presunti conflitti d’interesse.

Il Mose serve?
È la domanda che ha posto all’indomani dell’inchiesta di Report anche la capogruppo del PD in Regione, Laura Puppato, la stessa che si pongono i veneziani da 40 anni. Secondo Italianostra il Mose oltre che inefficace e deturpante sarebbe illegale, soprattutto perché non rispetta le caratteristiche di “sperimentalità, reversibilità e gradualità” (Legge Speciale 798/1994). Di tutt’altro avviso il Ministro Clini, secondo il quale il completamento dell’opera è invece urgente.
NO TAV, No Dal Molin, No al passante di Mestre, No al Mose. Sembra che gli italiani sappiano dire solo di no… ma è una balla: la filosofia del “fare subito” (ciò che poi non si è fatto) non ha mai permesso un confronto con i progetti alternativi, complice anche la scelta senza appello del concessionario unico (il già menzionato Consorzio).
Gli altri interventi per la salvaguardia di Venezia sono stati pressoché inesistenti: riguardo le grandi navi da crociera (no, non è un fotomontaggio) ancora Clini ha dichiarato

l’ipotesi di dire alle grandi navi di non entrare più a Venezia è un’ipotesi che il governo ha scartato

ma anche affermato

la necessità di trovare soluzioni per ridurre progressivamente il traffico delle navi in laguna

Il patrimonio culturale, artistico e scientifico conservato a Venezia è di valore inestimabile, ma altrettanto valore hanno i suoi abitanti, che sono sempre meno, e i turisti (si stima che siano circa 60 mila al giorno) che potrebbero vedere trasformata la città in una specie di Disneyland, un parco a tema dove i veneziani non esistono più, come scrisse provocatoriamente John Kay del Times.

Il Mose è davvero un’opera urgente e intoccabile al servizio dei Veneziani? In realtà a guardare bene tutto il quadro della situazione pare proprio vero che

Indove ghe xe da becolar tuti i osei svola
(dove c’è da beccolare tutti gli uccelli volano)

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