E’ il Terzo Polo il vero sconfitto

Le possibilità che il governo cadesse erano ormai diventate irreali  sin 24 ore prima del voto di sfiducia, sin prima della notte che porta sempre consiglio. Del resto, il Dio denaro piegherebbe anche il più puro dei puri.  Senza contare che Berlusconi nel calciomercato, dopo la dipartita di Luciano Moggi, ha ben pochi rivali quanto a colpi dell’ultimo minuto. Boateng, Ibrahimovic e Robinho a settembre, in vista del presunto voto anticipato, Razzi e Scilipoti oggi in vista del voto posticipato.  Meglio tirare a campare che tirare le cuoia: mai come in questo caso è vero. Berlusconi non ha perso. Almeno, non ha perso ora, ma sono ben altri gli sconfitti del 14 dicembre.

Chi sicuramente ha perso è il Terzo Polo: da eroe della destrutturazione sistemica è tornato negli scranni di Montecitorio con le pive nel sacco. Dalla prima prova di forza di Fini con il “cosa fai, mi cacci?”, Berlusconi è riuscito a dare una stoccata  all’ex alleato, decisiva sia sotto il punto di vista politico sia psicologico.  Inevitabilmente è chiara l’impressione che l’alternativa a questo governo passi attraverso le urne.  E così sarà.  Ci sarà da vedere come ci si possa arrivare, in quali condizioni.  Ma è certo che ora lo scettro in mano ce l’ha Re Silvio, e per il momento non intende cederlo, non senza dettare lui le regole del gioco almeno.

Il fallimento di Fini è figlio di una strategia fallimentare, nonché da una tattica che è franata sotto i colpi del carisma del Cavaliere. E’ partito bene il Presidente della Camera, facendo leva sulle problematiche di leadership all’interno del Pdl. E’ finito male, proponendo la sfiducia basata su tematiche tanto care alla sinistra, come il giustizialismo e la non idoneità del premier a curare gli interessi del Paese poiché troppo impegnato ai suoi d’interessi.  Legittimo, ma con parecchi anni di ritardo. Come a dire: quando era vicepremier cosa faceva? L’errore vero, come ha illustrato Antonio Polito su “Il riformista” è la mancanza di una credibile alternativa politica a Berlusconi, che di fatto ha consentito a svariate colombe di Fli di avere dubbi legittimi sulla serietà politica dell’operazione.

Il pasticcio del Terzo polo infatti è stato reso evidente dalla defezione dei membri di Fli rispetto al voto del proprio gruppo. Insomma, la tanto attesa prova di forza, capeggiata da un’opposizione che nello spazio politico teorico accerchiava Berlusconi, s’è rivelata un boomerang, data la trasversalità dei consensi raccolti dal premier nel voto di fiducia.  Come detto, alle urne si andrà sicuro, ma con un vantaggio incalcolabile per Berlusconi. Il primo è dovuto al fatto che nel momento peggiore della sua storia politica, è riuscito a mantenere il comando, il secondo è che le opposizioni, ma più di tutte il terzo polo, han rimediato una figuraccia di proporzioni macroscopiche agli occhi del paese e agli occhi di chi vedeva una reale alternativa già fragile che, dopo il 14, si è dissipata nel nulla politico.

Piccola menzione finale: Calearo, secondo Veltroni, doveva incarnare il progetto del PD. Figura eccellente quella dei democrats alla Camera, passata però inosservata su tutti i media nazionali, eccezion fatta per la splendida risposta di Piero Fassino all’Onorevole Mussolini.  Che quel progetto sia già finito, o forse, mai nato?

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