“O illusi, credete davvero che la fine del comunismo storico abbia posto fine al bisogno e alla sete di giustizia?”
Norberto Bobbio, L’utopia capovolta, La Stampa, 9 giugno 1989.
Era il 12 novembre di quindici anni fa. Ricorreva quel giorno il 21° anniversario della Svolta della Bolognina. Eravamo un piccolo gruppo di “giovani nati dopo la Caduta del Muro di Berlino alla disperata ricerca di Sinistra“. E lo siamo ancora. Un po’ più maturi, forse, ma lo spirito è sempre lo stesso. La lotta è sempre la stessa. Perché oggi, ancora più di quindici anni fa, c’è bisogno di Qualcosa di Sinistra.
Da dove siamo partiti
L’idea di un blog che dicesse “qualcosa di sinistra” nacque dopo il successo della condivisione delle parole di Enrico Berlinguer e di Sandro Pertini su Facebook; anche per questo, inizialmente il blog era ospitato sul dominio di enricoberlinguer.it, il primo sito web sull’ex-Segretario del PCI. Dopo due anni però il blog si stava mangiando le risorse per il sito madre, avendo migliaia di lettori ogni giorno, e quindi dal 12 dicembre 2012 ha avuto il suo dominio dedicato.
Nel 2014 abbiamo vinto un Oscar della Rete come miglior sito politico d’opinione, per anni siamo stati tra i blog di politica più letti d’Italia. Per il nostro collettivo sono passati in tanti, qualcuno ha anche chiesto la rimozione del suo nome associato agli articoli per tutelare la propria reputazione lavorativa (come si cambia quando si trova un posto di lavoro ben pagato).
Con questo blog abbiamo sempre cercato di far pensare la gente, di farla discutere, prendendo spesso posizioni controcorrente che non sono per nulla piaciute ai tifosi di questo o quel partito. Siamo nati e resteremo indipendenti, non abbiamo padroni, siamo fedeli solo ai nostri ideali, che sono quelli che hanno fondato il movimento per il socialismo.
Il nostro socialismo
Noi siamo diventati socialisti non perché ritenessimo il mangiare più importante dello studiare, ma perché non si può studiare se non si mangia o si mangia male.
Antonio Gramsci
In “Berlinguer. A Love Story“, il nostro Antonino, commentando le parole di Berlinguer a un dibattito del 1966 a proposito dell’«ABC di una concezione socialista del mondo e della vita sociale», ha giustamente detto che i rappresentanti della sinistra ufficiale di oggi hanno dimenticato qualsiasi cosa riguardi il socialismo. Benché ci siano segnali incoraggianti di senso contrario (finalmente!), la colpa non è nemmeno tanto di quelli che ci sono oggi. Se il livello politico si è abbassato, è perché negli ultimi trent’anni si è fatto di tutto per abbassarlo.
Oggi, ancora più di quindici anni fa, è necessario riprendere il filo laddove si è interrotto, quando si sono scompaginati un alfabeto e una cultura, che era tra le più progressiste d’Europa, prendendo l’eredità del più grande partito comunista d’Occidente e mettendola in soffitta, banalizzandola e calpestandola. Oggi occorre innanzitutto recuperare e difendere la memoria di quello che siamo stati e di quello che abbiamo rappresentato.
Serve cioè, prima ancora di un partito, una cultura della Sinistra aperta e moderna, che si liberi di quella mentalità ottusa da trinariciuti di partito, e ricostruisca l’alfabeto ideale con cui rispondere a quel bisogno di sete e di giustizia che è maggioritario tra i cittadini. Un bisogno a cui continua a non rispondere in maniera adeguata nessuno, tant’è che i tassi di astensionismo, nel paese che aveva il 96% degli elettori ai seggi, superano oramai in maniera strutturale il 50%.
Il peccato originale
“Secondo qualcuno il nostro partito dovrebbe finire di essere diverso, dovrebbe cioè omologarsi agli altri partiti. Veti e sospetti cadrebbero, riceveremmo consensi e plausi strepitosi, se solo divenissimo uguali agli altri, se decidessimo di recidere le nostre radici, pensando di rifiorire meglio. Ma ciò sarebbe, come ha scritto Mitterrand, il gesto suicida di un idiota“.
Enrico Berlinguer
Ecco, il problema sta proprio lì, in quella Svolta della Bolognina che tagliò le radici, pensando di rifiorire meglio. Il peccato originale della Sinistra post-89 sta in quell’operazione, che archiviò in fretta e furia, senza darsi alcuno straccio di identità chiara e definita, quell’esperienza collettiva.
Il risultato è stato il deserto politico e culturale che viviamo ancora oggi, dove non c’è alcuna elaborazione ideale che faccia da contraltare alla Destra neofascista andata al potere in gran parte del mondo, anche a causa di chi usurpò la parola Sinistra per riproporre il peggio delle ricette economiche che hanno portato alla crisi economica del 2007-2008 e che sembra non finire mai per questo Paese.
Una volta Norberto Bobbio, sintetizzando parecchio in risposta a un lettore, disse che «il politico di sinistra deve essere in qualche modo ispirato da ideali, mentre il politico di destra basta che sia ispirato da interessi: ecco la differenza».
Se oggi la maggioranza non percepisce più la differenza tra Destra e Sinistra è anche perché la maggior parte dei successori di Berlinguer ha seguito la strada di Craxi, tutelando interessi, a partire da quelli personali del leader di turno, e inseguendo il potere per il potere.
Una nuova idea di mondo
Quando gli chiesero perché la Sinistra perdesse in tutta Europa dopo la crisi economica del 2007-2008, José Saramago individuò lucidamente la causa: il motivo è che «la Sinistra non ha la benché minima schifosa idea del mondo in cui vive». Da quando lo scrittore comunista lanciò l’allarme sono passati più di sedici anni, eppure la Sinistra europea si è scarsamente attrezzata per mettere a fuoco «una nuova idea di mondo», men che meno ha condotto una seria autocritica ragionando sulle cause profonde dell’«indifferentismo alla politica» dei suoi naturali bacini di rappresentanza, i poveri, gli sfruttati, ma anche i giovani sognatori.
«Non è possibile votare a sinistra se la sinistra ha smesso di esistere», concluse Saramago. Come dargli torto? Ecco perché Enrico Berlinguer è ancora così popolare, anche tra noi che non abbiamo potuto vivere la sua stagione.
Quando parlava non cercava di farti la lezioncina, come fanno i politici di oggi. Spiegava le sue ragioni, non parlava complicato, si capiva subito tutto quello che diceva, eppure diceva cose pesanti, che facevano riflettere, che lasciavano un segno. Tanto che ne parliamo ancora oggi.
Quando Berlinguer parlava eri felice perché sentivi di far parte di una comunità che il mondo lo voleva cambiare per davvero. Oggi questo non c’è più. E se non c’è più, non è stato per un accidente della Storia.
Serve recuperare la nostra coscienza di classe
In una società che è sempre più ottocentesca nella distribuzione della ricchezza e delle diseguaglianze, dove vengono sistematicamente smantellate tutte le conquiste sociali degli ultimi cinquant’anni, chi può dire che non ci sia più spazio per quell’idea di Sinistra, fondata anzitutto sull’assunto che vogliamo una società che rispetti tutte le libertà, meno quella di sfruttare altri esseri umani, che garantisca i diritti di tutte le minoranze, superando ogni forma di sfruttamento e di oppressione e promuova la pace fra i popoli, la partecipazione di tutti i cittadini all’amministrazione della cosa pubblica, la fine di ogni discriminazione nell’accesso al sapere e alla cultura?
Per questo non è più tempo di stare fermi. È ora di andare per strada. È ora di discutere. In mezzo alla gente. Perché siamo convinti che le idee chiuse in una stanza diventano sterili, troppo compiaciute di sè per avere il coraggio di andare tra il popolo e confrontarsi con esso. E allora è tempo di andare di nuovo “casa per casa, azienda per azienda, strada per strada”.
Solo così si recupera la nostra coscienza di classe, solo così si può tornare a lottare contro chi ci vorrebbe divisi, impauriti, schiavi del capitale.
“Proprio per questo, Sancho, c’è bisogno soprattutto di uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto…”, diceva il Don Chisciotte di Guccini. Ecco, i mulini a vento sono avvisati: costi quel che costi, noi quel sogno matto lo vogliamo realizzare.