«La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera. La questione morale, nell’Italia d’oggi, fa tutt’uno con l’occupazione dello stato da parte dei partiti governativi e delle loro correnti, fa tutt’uno con la guerra per bande, fa tutt’uno con la concezione della politica e con i metodi di governo di costoro, che vanno semplicemente abbandonati e superati. Ecco perché dico che la questione morale è il centro del problema italiano. Ecco perché gli altri partiti possono provare d’essere forze di serio rinnovamento soltanto se aggrediscono in pieno la questione morale andando alle sue cause politiche»
Enrico Berlinguer, Intervista a Eugenio Scalfari, 28 luglio 1981
Il Re è nudo. Lo è sempre stato, ma chi si permetteva di contraddire la scintillante narrazione che da Expo2015 in poi ha permeato Milano veniva ridicolizzato, messo in disparte, isolato politicamente. Noi ne sappiamo qualcosa.
Non servivano le inchieste della magistratura per accorgersi di “un allarmante predominio degli interessi privati su quelli pubblici” nel capoluogo lombardo. Né che nella nostra città da troppi anni si stava andando nella direzione sbagliata: bastava guardare a cosa è diventata Milano oggi e leggere cosa c’era scritto nel programma elettorale con cui il centrosinistra nel 2011, dopo la bellezza di 18 anni, riconquistava la città con Giuliano Pisapia.
Soprattutto, non sono le inchieste della magistratura che qui interessano, perché quella che attraversa Milano, da anni, è una questione squisitamente morale, e quindi politica; la questione giudiziaria se la vedranno giudici e avvocati.
La Milano sognata nel 2011 non si è mai realizzata
Dopo 14 anni di governo del centrosinistra la città per cui avevamo lottato, sperato e per la quale esplodevamo di gioia in quella Piazza Duomo tutta arancione nel giugno 2011 non si è mai realizzata: al suo posto vi è una Milano ad uso e consumo di pochi, esclusiva, respingente, con un mercato immobiliare londinese e newyorkese ma senza gli stipendi londinesi e newyorkesi. L’architettura tipica milanese è stata spazzata via da palazzi e grattacieli tutti uguali, senza anima, senza cittadini, popolata solo da consumatori, perlopiù stranieri, che attraversano questi “non luoghi” senza mai abitarli.
D’altronde, la furia iconoclasta con la quale si cerca a tutti i costi di rendere inevitabile la distruzione di un simbolo di Milano, lo Stadio di San Siro, pur di soddisfare gli appetiti dei due fondi stranieri che controllano Milan e Inter, è sintomatica del disastro politico, culturale e sociale di questa città.
Le responsabilità politiche di Sala e del PD
Un disastro le cui responsabilità politiche sono in primis del Sindaco, la cui colpa è stata anzitutto circondarsi da yes-men che non hanno mai osato contraddirlo, essendo privi di spina dorsale politica; in secondo luogo del Partito Democratico, che questo modello elitario, di destra e marcatamente classista ha contribuito a far sviluppare, anziché contrastarlo. Basta vedere la figuraccia sul c.d. “Salva-Milano“, che altro non era che un provvedimento “Salva-Palazzinari“, scritto da uno degli indagati: dopo averlo difeso a spada tratta e aver votato insieme al centrodestra, sia a livello nazionale che a livello comunale, si è dovuto fare marcia indietro dopo l’ennesima inchiesta.
Una melassa di destra e di sinistra che ricorda quella pre-Tangentopoli, dove la confusione tra pubblico e privato è massima e la rabbia sociale rischia di detonare travolgendo l’istituzione comunale, che dovrebbe essere il bene supremo per chi è chiamato a rappresentare tutti i cittadini, ma che a ben vedere non è più una priorità da tempo.
Perché se la responsabilità penale è tutta da accertare e sarà cura dei singoli indagati e dei loro avvocati dimostrare la propria innocenza, quella politica è lampante e non lascia scampo a nessuno dei diretti interessati.
Nel mondo anglo-americano tanto caro all’élite politica che domina Milano si chiama accountability, e prima di Trump era il mezzo con cui, a prescindere dai tribunali, i politici che assumevano comportamenti politicamente inaccettabili e che recavano danno all’immagine delle istituzioni si dimettevano, ritirandosi a vita privata.
La questione morale è questione politica, non giudiziaria
Con la nuova inchiesta di oggi, che tira in ballo l’Assessore all’Urbanistica Tancredi “in sintonia” col Sindaco, la faccia la perdono in tanti.
Come al solito, però, nessuno si dimetterà. Con buona pace del cosiddetto “primato della politica“, nessuno trarrà le dovute conseguenze politiche: tutti invocheranno la “presunzione di innocenza” e affideranno la risoluzione di una questione politica, quale è la questione morale, al codice penale e alle schermaglie tra pubblici ministeri e avvocati.
In questo modo, però, porteranno nel baratro tutta la città. E chi non lo capisce, o fa finta di non capirlo, è parte del problema. E dovrebbe ritirarsi a vita privata.
Aggiornamento h 10:00 del 17 luglio 2025
A quanto si apprende da alcuni quotidiani, sarebbe indagato anche il Sindaco di Milano Beppe Sala. Ovviamente questo non cambia di una virgola quanto scritto sopra. Gli auguriamo nel caso la notizia fosse confermata di dimostrare la propria estraneità ai fatti contestati sul fronte penale; quello politico, purtroppo, non gli lascia molti margini di difesa.