In Liguria si sta scrivendo una delle pagine più buie della storia della regione che potrebbe mettere fine all’esperienza politica della giunta Toti, una delle più dannose e sciagurate per i liguri, già da prima che si verificassero eventi giudiziari.
Dalle fila dell’opposizione si leva un grido a voci unificate (ma neanche troppo, IV si astiene, Calenda rimprovera i suoi che hanno aderito): “Toti si deve dimettere”, “L’era del clientelismo di destra è finito”.
Sulla pagina social del PD-Genova scrivono: “È la fine di un modello teorizzato e praticato dal centrodestra verso il quale il PD si è sempre opposto senza mai essere condizionato da nessuno, né dagli interessi, né da chi ha vagheggiato scorciatoie e predicato consociativismo”.
Insomma, a parole sembra che la regione possa contare su di un’opposizione forte, unita, che vuole fare della trasparenza il suo valore fondante, battendosi per la questione morale.
Tuttavia, in una regione dove i Gattopardi hanno creato il loro habitat ideale, le parole non bastano: negli anni sono cambiate le giunte e le forze politiche alla guida della Regione, ma il sistema di potere è rimasto immutato nelle mani delle solite persone, che hanno finanziato questo o quel candidato a seconda che garantisse più o meno i loro interessi.
Chi è senza peccato…
Paradigmatico è il caso di Claudio Burlando, presidente della Giunta regionale col centrosinistra dal 2005 al 2015. Pur senza ruoli politici di primo piano, l’ex-governatore non ha mai smesso di aggirarsi nei meandri della politica ligure.
Burlando fondò nel 2003 l’associazione Maestrale che raccoglieva finanziamenti dalle stesse persone che in seguito hanno finanziato Toti e la sua associazione Change: tra questi, per fare due nomi, Aldo Spinelli, terminalista portuale genovese oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione, e Mario Costantino, patron del colosso Europam, una delle più importanti aziende nazionali operanti nel settore dell’energia con sede storica a Genova.
L’associazione vantava tra i suoi membri alcune delle personalità più influenti del capoluogo ligure. Come ricostruirono Ferruccio Sansa e Marco Preve nel 2008 nel loro libro “Il Partito del Cemento”, quasi il 10% dei sostenitori dell’associazione (8 su 99) ottenne un incarico pubblico durante l’amministrazione Burlando; molti medici ottennero promozioni nella sanità; altri ricoprivano già cariche importanti. Non è dato sapere quanto influisse l’appartenenza all’associazione, all’epoca tuttavia non mancarono le polemiche.
Come se non bastasse, quando Burlando smise di ricoprire ruoli istituzionali non si fece problemi a salire sullo yacht di Spinelli, pur avendo quest’ultimo finanziato la campagna elettorale del candidato di centrodestra. Dall’inchiesta odierna emerge, infatti, che nel 2021 l’ex-presidente fu accompagnato sullo yacht dell’imprenditore dal consigliere regionale PD Armando Sanna, tutt’ora in carica, e da un membro della segreteria del PD locale.
Per questo motivo dopo l’arresto di Toti, quando in un’intervista in prima pagina su Repubblica Burlando invocò all’unità nella sinistra dando consigli al PD su come muoversi, molti fantasmi del passato si sono ripresentati alla porta di un partito che in questi anni aveva provato a rinnovarsi, ma senza disturbare davvero i vecchi schemi.
… scagli la prima pietra
Tra gli indagati compare anche Mauro Vianello, presidente dell’Ente Bacini, accusato di aver corrotto il presidente dell’Autorità portuale Paolo Emilio Signorini. Come emerge nell’ordinanza di custodia cautelare dell’inchiesta ligure, Signorini in un’intercettazione arrivò a definire Vianello come colui che governa ormai il PD genovese, pur non essendo tesserato.
Nel 2022 Vianello avrebbe avuto un ruolo importante nella scelta di Alessandro Terrile come amministratore delegato dell’Ente Bacini, un ruolo prestigioso all’interno del porto. Terrile è stato segretario provinciale del PD e all’epoca sedeva in Consiglio comunale.
La nomina venne approvata da Signorini con il benestare di Toti, poco prima di diventare amministratore delegato di Iren SPA, portandosi in azienda lo stesso Vianello. A seguito della nomina e delle numerose polemiche che scatenò, Terrile dovette rinunciare a candidarsi alle vicine elezioni comunali e dichiarò: “Sono stupito e amareggiato delle reazioni che individuano un interesse personale in una disponibilità che sarebbe innanzitutto un servizio. Pur non condividendo in merito tali polemiche, ritiro la mia candidatura”.
Come leggiamo a pagina 617 dell’ordinanza, Signorini intercettato su una possibile nomina di Vianello a capo di Stazioni Marittime affermava che fosse nome gradito a Toti, nonostante fosse di schieramento politico opposto, per “prospettiva politica”.
Agli atti, d’altronde, emerge anche un’intercettazione in cui lo stesso Vianello ammise: “fare quello che ho fatto mi è costato, gli ho detto (a Bucci, sindaco di Genova del centrodestra ndr): ti ho tolto un competitor dalla tornata elettorale e ho candidato un coglione (Ariel Dello Strologo ndr) che sapevamo che perde”.
Così (non) fan tutti
Fortunatamente, c’è chi già in tempi non sospetti denunciava la questione morale in Liguria, seppur poco ascoltato. Ferruccio Sansa, ex-candidato Presidente e leader dell’opposizione in Consiglio regionale, si espresse così sulla vicenda Terrile: “Non possiamo criticare queste scelte quando le fanno il centro destra e poi tacere se le fanno i nostri alleati, ne va della nostra credibilità”.
Queste parole racchiudono un concetto semplice, ma evidentemente troppo ingombrante da comprendere: se si vuole combattere un sistema di potere clientelare bisogna essere intransigenti, soprattutto al proprio interno. Altrimenti sinistra e destra rischiano di diventare due facce della stessa medaglia, soprattutto agli occhi dei tanti elettori che poi decidono di astenersi.
Occorre che la sinistra, prendendo ad esempio i pochi Don Chisciotte che in questi anni hanno costantemente e apertamente denunciato con coraggio il sistema imperniato su Toti, non insegua l’unità come la intende Burlando, ma si riesca a liberare delle dinamiche e delle persone che non hanno saputo essere intransigenti.
Il rischio, in caso contrario, è che un domani, qualora dovesse cambiare il vento, potrebbero prestarsi nuovamente al servizio dei Gattopardi, o trasformarsi in Gattopardi essi stessi.