Non elogiate Fedez

Da ieri sera Federico Lucia in arte Fedez è diventato il paladino per tanti cittadini senza potere perché, da uomo bianco, ricco e privilegiato (la definizione non la condivido ma è quella che si legge più spesso nelle ultime ore) ha avuto il coraggio di sfidare il Potere.

Quale Potere? Quello che indifferentemente dal colore politico domina la Rai dai tempi di De Gasperi e fa sì che il “sistema” menzionato nella telefonata in cui gli si chiedeva di eliminare nomi e cognomi dal suo intervento funzioni a meraviglia.

Fedez fa vedere quello che sanno tutti

Non serve aver lavorato in Rai (io l’ho fatto) per sapere che gli editori sono i partiti e che qualunque partito o movimento che si candidi alle elezioni dicendo “fuori i partiti dalla Rai“, intende ovviamente gli avversari e appena arriva al potere lottizza tutto peggio di quelli di prima (5 stelle docet). 

Gli spazi di libertà sulla televisione pubblica sono diminuiti dagli anni ’90 in poi con la discesa in campo di Berlusconi, il quale, benché avesse promesso di non toccare nemmeno una pianta in Rai nella campagna elettorale del 1994, poi ci mise Letizia Moratti, inaugurando la famosa stagione del conflitto di interessi (battaglia sparita a sinistra nel momento in cui i conflitti di interesse sono arrivati ad averli anche certi leader di partito).

Il che è paradossale, ma nemmeno più di tanto: nella Prima Repubblica eravamo governati da un blocco fisso di forze, spesso corrotte e colluse, ma all’opposizione vi era il più grande partito comunista d’occidente con un segretario “con le palle” (per parafrasare un’altra espressione molto usata in queste ore) che si chiamava Enrico Berlinguer. Quando fu inaugurata Rai3 il 15 dicembre 1979 si diede proprio come missione quella di dare voce ai senza potere, dando ampio spazio al giornalismo di inchiesta che poi ha dominato la scena per un trentennio.

Oggi quelli che militavano nel PCI sono invece la quint’essenza del moderatismo e del consociativismo all’italiana: su ogni questione, si accomodano sempre nell’alveo del Potere e raramente coi cittadini senza potere (che infatti, sondaggi alla mano, non li votano più). Lo stesso fanno i lottizzati in quota loro in Rai.

Fedez va imitato, non elogiato

Ed ecco perché trovo francamente ipocrita e allucinante questo florilegio di tweet, post e ricondivisioni del video di Fedez da parte dei politici del centrosinistra, PD in particolare: trovo inconcepibile che elogino un cantante per un coraggio che loro non hanno mai dimostrato.

In un paese normale dovrebbe essere Fedez a condividere un discorso coraggioso di un leader di partito su temi come i diritti civili. Accade invece il contrario. 

Cari politici di centrosinistra, non dovete elogiare il discorso di Fedez: dovete farli i discorsi alla Fedez. Facendo i nomi e i cognomi: per i diritti civili, ma anche contro la mafia, contro la corruzione. Invece ci si nasconde sempre dietro “lo schermo della sentenza”, come diceva Paolo Borsellino

Tizio non è stato condannato? Allora è innocente, non si può dire che ha fatto questo, non è penalmente rilevante“. Confondendo così responsabilità penale (che la accertano i magistrati) con la responsabilità politica, che è materia esclusiva di eletti ed elettori. Nel caso dei diritti civili, per altro, “tizio” non potrebbe mai essere condannato perché non c’è la legge che preveda l’aggravante, oggetto del DDL Zan. 

Usate la lingua per dire le cose come stanno

Noi cittadini senza potere possiamo elogiare Fedez e possiamo dire “FINALMENTE!”. Voi, cari politici di centrosinistra no, dato che, ad esempio, ogni volta che va in televisione Salvini, anziché ripetere come un mantra “49 milioni, 49 milioni, 49 milioni“, gli lasciate sfoderare l’universo mondo della propaganda spicciola da quattro soldi. E dire che basterebbe uno “Studia, somaro“.

In un mondo di Pio e Amedeo, che in prima serata se la prendono coi cittadini senza potere (fr*ci, ne*ri etc.), meno male che c’è Fedez: sarà anche bianco, ricco e privilegiato ma per diventarlo ha sempre usato la lingua per dire quello che pensava.

A differenza di tanti altri, artisti, politici e famosi, arrivati dove sono perché la lingua l’hanno usata e la usano per scopi ben diversi dall’esercizio della propria libertà di espressione.