La #Sinistra che non c’è

Noi giovani viviamo con nostalgia un passato che molti di noi non hanno vissuto. Eppure una volta non si stava meglio, non c’era alcuna età dell’oro, anche se i cicli economici facevano pensare il contrario. La questione morale è sempre esistita ed è stata tra le principali cause del discredito che investì l’Italia liberale, poi travolta dal fascismo, e della Prima Repubblica, defunta per un’overdose letale di tangenti. La seconda, agonizzante, doveva ricevere l’estrema unzione da un gruppetto di amici con base a Firenze guidati dal delirio di onnipotenza del loro leader, sta invece muovendo i suoi ultimi passi trascinata nel fango e nella degenerazione verbale, politica e culturale di dilettanti allo sbaraglio che si sono messi in testa di cambiare l’Italia con quelli che l’hanno governata fino al giorno prima con Berlusconi.

In questo teatrino ributtante dove vengono confermati tutti i peggiori vizi dell’Italia repubblicana, cosa dovrebbe ancora spingere dei giovani nati dopo la caduta del Muro di Berlino ad occuparsi di politica? A ben vedere, nulla. Meglio dedicare quelle forze, quella passione, che indubbiamente ci sono, in quell’associazionismo che per tutto lo stivale fa vivere i valori della Costituzione ogni giorno.

La mia generazione, quella dei Millennials per intenderci, ha ereditato un disastro globale senza precedenti e dobbiamo sorbirci pure gli insulti dei principali artefici del disastro: di fronte a una politica che non dà alcuna sicurezza di vita, di lavoro, di speranza per il futuro, che pretende da noi di essere la rotella di un ingranaggio che favorisce individualismo, corruzione, sfruttamento e mette ai vertici della società gli arroganti, i prepotenti e i prevaricatori, attorniati da schiere di zelanti leccaculo, dove dovremmo trovare le ragioni di un rinnovato impegno?

Eppure come disse una volta un signore di altri tempi: “Non si può rinunciare alla lotta per cambiare ciò che non va. Il difficile, certo, è rimanere in mezzo alla mischia mantenendo fermo un ideale, e non facendosi immischiare negli aspetti più o meno deteriori di ogni battaglia. Ma alternative non ne esistono.” Si chiamava Enrico Berlinguer e rappresenta ancora oggi, checché ne dicano certi giovinastri alla corte del Re, un esempio che tutti dovrebbero seguire, non solo per umanità, per rigore morale e per spessore politico e culturale, ma soprattutto per l’approccio mai ideologico e mai autoritario nell’affrontare ogni questione. Cocciuto, sì, non esente da errori, certo, con un’idea di società non perfetta, ma la differenza con oggi è che almeno lui un’idea di società in mente ce l’aveva. Aveva fatto di un ideale un modo d’essere, ecco perché continua a restare nei cuori anche di chi non l’ha conosciuto.

Se oggi la Sinistra non ha più uno straccio di radicamento tra il suo elettorato storico e genetico (i deboli, gli svantaggiati, i poveri) è anche perché non pratica più la coerenza tra i valori che dice di professare e le azioni politiche che mette in pratica: con che faccia si va davanti ai cancelli delle fabbriche che chiudono se poi si sta in piazza con Confindustria a Torino per dire Sì alla Tav (opera oramai largamente obsoleta e figlia di una visione di sviluppo vecchia di 30 anni, su cui però si sono scatenati gli appetiti privati di capitalisti straccioni di casa nostra e mafie)?

Quando è nato questo blog, esattamente il 12 novembre di otto anni fa, nel 21° anniversario della Svolta della Bolognina, ci prefiggevamo l’obiettivo ambizioso di provare a dire qualcosa di sinistra in un orizzonte politico e culturale che già allora era asfittico (tanto che diede forza al nuovismo di destra senza capo né coda di Renzi e soci). Continuerà ad essere la nostra missione, nonostante sia sempre più difficile, perché NOI un giorno vogliamo poter scrivere come sottotitolo di questo blog: “Giovani nati dopo la Caduta del Muro di Berlino, che finalmente hanno trovato la Sinistra”.