Ricordiamo i compagni di #Suruc

Se i media italiani sono impegnati nel registrare il grande caldo estivo, ieri a Suruç, nel sud-est della Turchia, si registravano 41 gradi. Forse di questo avrebbero parlato anche i telegiornali locali, ma non è andata così.

Doveva essere una giornata di festa per la Federazione delle Associazioni della Gioventù Socialista, riunita nella municipalità di Suruç per lanciare la campagna a favore di Kobane, la città kurda simbolo della resistenza contro i tagliagole dell’ISIS.

Invece è stata una giornata di dolore e di morte. Una ragazza kamikaze di 18 anni si è fatta esplodere, provocando oltre 50 morti e 150 feriti, stando al bilancio provvisorio diffuso dalle autorità.

Le vittime erano dei giovani compagni e delle giovani compagne, come tante e tanti fra di noi. Avevano fatto della speranza di un futuro libero dagli integralismi una missione politica concreta proprio come i giovani di Utoya, barbaramente uccisi da un fanatico cristiano nazista. L’integralismo li ha uccisi perché questi compagni hanno opposto alla paura la speranza, la felicità, la vita.

Dobbiamo ricordarli, dobbiamo parlare di loro, dobbiamo seguire, tutte e tutti, il loro esempio.