Due tipi di navi partono dall’Africa verso il nord del mondo. Le navi dei negrieri fra il XVI e il XIX secolo e quelle degli scafisti del XX e XXI secolo. Due tipi di navi arrivano in Africa dal nord del mondo. Le navi dei colonizzatori e quelle piene di rifiuti che dell’Africa hanno fatto la discarica, in ogni senso, figurato e letterale, del nord del mondo.
Piangano i parlamentari, mostrino tutto il loro cordoglio e, per amor di contrasto, gioiscano pure le Santanchè. Ma i fatti sono ciò che sono: fatti, per natura semplici e cristallini. Ciò che l’Unione Europea sta facendo nel Mediterraneo è un abominio. Il nostro rapporto, storico e attuale, col Sud del mondo è un abominio.
Diciotto anni fa il biologo e fisiologo Jared Diamond scriveva uno dei saggi più rivoluzionari della storia della letteratura. Perché se c’è qualcosa di rivoluzionario da dire oggi è che nessun duro lavoro, nessuna meritocrazia è anche solo lontanamente potente quanto l’enorme botta di culo di essere nati nella parte giusta del mondo.
Sono in un certo modo meno interessato al peso e alle circonvoluzioni del cervello di Einstein che alla quasi certezza che persone di eguale talento hanno vissuto e sono morte nei campi di cotone e nelle fabbriche.
Scriveva il paleontologo Stephen J. Gould nel 1980. Mi indigna e mi rattrista il razzismo del post-ecatombe, e come non potrebbe. Ma ciò che realmente mi spaventa è l’idea assai più comune, e perciò infinitamente più dannosa, che in fondo essere poveri sia una colpa, una specie di deficit intellettivo e culturale, per cui se NOI non affondiamo nel Mediterraneo è perché il benessere di cui godiamo ce lo siamo guadagnato.
Ho imparato tante cose dal mio personale status di immigrata. Una fra tutte è che per quanto razzismo mi trovi ad affrontare, rimango una privilegiata. Sono bianca, sono europea, vengo da un Paese prevalentemente cattolico e che siede nel forum del G8. Sono nata sulle coste del Mediterraneo anch’io. Ma quelle giuste. E questa è l’unica ragione che riesco a trovare, logica e reale, per cui io sto scrivendo questo post e non sono un cadavere anonimo al largo della Libia.