#Grecia: tra la #UE e #Syriza c’è il mondo del futuro

Alexis Tsipras è una brava persona e con ogni probabilità è un uomo genuinamente buono e onesto e farà molto bene al suo Paese e all’Europa tutta. Ma non posso fare a meno di pensare (e scrivere) che quello che sta accadendo adesso in Grecia sia un qualcosa di molto più importante di qualsiasi programma di partito.

Un terzo della popolazione greca, oggi, non ha una copertura sanitaria. Olga Kesidou (otorinolaringoiatra) e altri 22 tra medici e infermieri forniscono assistenza medica gratuita a Peristeri, quartiere nel nordovest di Atene. Come loro si stima che circa 4500 professionisti visitino e curino pazienti in maniera non ufficiale. Ma in Grecia i cittadini hanno organizzato anche cucine sociali e reti di distribuzione di prodotti freschi. Sorprendente, vero? Non proprio.

Quello che sta accadendo in Grecia è un fenomeno costantemente presente nella storia del mondo. In particolare nei luoghi e nei momenti in cui c’è un avvicendamento di personalità al potere. Successe a Cuba tra la fuga di Fugencio Batista e l’insediamento di Fidel Castro al governo. Successe prima della Rivoluzione Russa, quando i soviet non avevano una costituzione/organizzazione ed erano entità aperte e inclusive (lo scrisse lo stesso Lenin). Più tardi i soviet furono istituzionalizzati, smettendo di essere “soviet” proprio quando, paradossalmente, nacque l’Unione Sovietica.

Ma queste cose, poi, funzionano davvero? A intuito, se queste esperienze non funzionassero morirebbero nel giro di qualche settimana e nessun politico o imprenditore si darebbe tanta pena per far rispettare le regole. Avete presente la lotta senza quartiere contro gli occupanti del Teatro Valle? Ecco. Esperienze simili a quella greca sono finite non per colpa propria, ma perché sono state forzatamente inglobate nel sistema burocratico statale. Il Peckham Health Centre di Londra, ad esempio, fu un esperimento sociale e medico di grande successo: finì di esistere nel 1951, quando il governo britannico sentì l’urgenza di incorporare il centro nel sistema sanitario nazionale.

L’auto-organizzazione è un fenomeno sociale non raro e certamente non più fallimentare del capitalismo o dello statalismo. Il perché sia necessario che a un certo punto i sistemi di controllo ne decretino la morte o l’inclusione nel loro apparato burocratico rimane per me un mistero. L’unica ragione per cui sarei disposta a veder chiudere il centro medico di Peristeri, infatti, sarebbe la mancanza di igiene o la scarsa professionalità dei medici: questo mi direbbe il buon senso, ma il potere è potere e basta, non è certo la quintessenza del buon senso.

Lo ripeto, sono assai più felice di veder vincere Tsipras piuttosto che uno a caso dei suoi avversari. Ma mi piacerebbe anche che quello che sta accadendo ora in Grecia non passi per una cosa “nuova”, “incredibile” e “dettata dalla povertà”. Né vorrei che in Italia lo si paragonasse alla democrazia dal basso di Grillo e altri suoi emuli. L’auto-organizzazione è un fenomeno privo di leader: nel caso specifico, nessun dirigente o primario dice a Olga Kesidou e ai suoi colleghi cosa devono e cosa non possono fare per garantire la salute dei loro pazienti, eppure il centro funziona e funziona esattamente dove il governo greco e l’Unione Europea hanno miseramente fallito. Quello che mi dispiace moltissimo è che fra cinquant’anni sui libri di storia si racconterà di questa epoca di crisi e delle gesta più o meno valorose dei suoi protagonisti (Draghi, Juncker, Obama e tutti gli altri) e non una sola riga verrà spesa per i medici, i mercati e le cucine sociali che da soli hanno evitato al popolo greco morte e miseria.

La vita, la sventura, l’isolamento, l’abbandono, la povertà, sono campi di battaglia che hanno i loro eroi, eroi oscuri a volte più grandi degli eroi illustri. (Victor Hugo)