Il Teorema della #Leopolda

La settimana si è aperta in pieno clima post-elettorale. Il dato più importante, nemmeno a dirlo, è il fortissimo tasso di astensionismo. Vuoi per le analisi minuziose o per i commenti preoccupati espressi dalle minoranze di Pd e Forza Italia, nonché dai due nuovi eletti Oliviero e Bonaccini, l’argomento sovrasta nettamente la soddisfazione di Renzi per il risultato. Questi esiti inediti, com’è stato già detto, sono un segnale che la nostra democrazia sta cambiando. In peggio, probabilmente. Perché l’Emilia Romagna è una delle regioni più politicamente attive d’Italia e il cuore rosso della penisola, dunque un problema serio c’è e va oltre il puro commento del giorno dopo. È da anni infatti che si sente ripetere la stessa cosa: l’elettore tradizionale della sinistra sta cambiando volto.

Anche se prima bisogna chiedersi di quale sinistra stiamo parlando. Rifondazione Comunista e Sel raccolgono insieme poco più del 4%, il Pd quasi il 40% dei consensi. Tuttavia è proprio il voto dem che suscita alcune perplessità. Un sondaggio Demos per Repubblica risalente all’inizio del mese rileva come al momento solo il 28% degli operai scelga il partito di governo, a fronte del 40% degli studenti (stessa quota per imprenditori e lavoratori autonomi) e del 58% dei pensionati. E il rimanente 72%? Escludendo che questa parte possa aver scelto, se non in scarsa parte, gli schieramenti alla sinistra del Pd o il centrodestra berlusconiano in disfacimento, le alternative sono due: protesta o astensione. Si può spiegare così il boom leghista? Forse. Di sicuro nessuna delle ipotesi appena formulate è un toccasana per la nostra democrazia.

Bene, a questo punto possediamo abbastanza dati per formulare il Teorema della Leopolda: dato un partito discendente dalla sinistra, qualora la maggior parte degli elettori operai tolga ad esso il proprio consenso, qualcosa è andato terribilmente storto. E ciò che non va risiede proprio nella strategia di Renzi. Lo scopo della sinistra non è sottrarre voti a Sc, Ncd e Fi. Oggi il vero Partito della Nazione è quello degli astenuti, il PdA. È questo che tutte le formazioni di sinistra devono cercare di indebolire, perché nel PdA prendono posto i lavoratori che non si sentono più protetti, i ragazzi che non credono nel futuro, i precari che non ne possono più di vivere alla giornata, i cittadini stanchi della disonestà. È da qui che dobbiamo ripartire.

Primo, basta pensare che ciascuno sia depositario della verità assoluta: mettiamo un freno alle scissioni dell’atomo. I partiti filo-Tsipras dialoghino con le correnti di sinistra del Pd, per favorire un cambiamento interno a quest’ultimo. In queste condizioni, una spaccatura sarebbe massacrante e la minoranza democratica lo sa. Naturalmente, la partecipazione dev’essere reciproca o a nulla varranno tutti gli sforzi. Proviamo ad immaginare una Sinistra che ricominci a combattere per riportare la moralità in politica, prima di tutto con esempi di onestà e severità massima verso la corruzione. Una Sinistra che ritrovi il contatto con la piazza, il gusto dello scambio di idee, che sia presente non solo in campagna elettorale ma ogni singolo giorno al fianco di chi non ha voce. Una Sinistra al servizio del cittadino, che svolga attività di promozione sociale sul territorio e continui a lavorare a testa bassa, con umiltà, per cambiare la società verso un futuro di giustizia ed equità. Facciamo della Sinistra un modello per trasformare la politica. Vedrete come si sgonfierà il PdA.