14 luglio 2014: #Bastiglia all’amatriciana

Quando i rivoluzionari assaltarono la Bastiglia il 14 luglio 1789 dentro c’erano a malapena sette prigionieri. Lo stesso re, visti gli enormi costi della struttura, aveva deciso di demolirla più di un mese prima (per far posto ad una sua statua, ça va sans dire). Eppure l’evento, di per sé non particolarmente utile, divenne IL simbolo della Rivoluzione Francese e della sconfitta della tirannia.

Abbiamo tutti bisogno di simboli, di bandiere, talvolta di uomini e donne che ci facciano da guida. Anche quando comunichiamo fra di noi lo facciamo raccontandoci storie che usano metafore, immagini, miti, approssimazioni della realtà.

Dopo quel capolavoro di ideali che fu la Rivoluzione Francese ci fu, come tutti sanno, il periodo del Terrore. La Storia ci ha lasciato molti esempi simili, come la meno conosciuta Rivoluzione Inglese guidata da Cromwell o la presa del Palazzo d’Inverno nel 1917 che condusse inesorabilmente al regime di Stalin.

In Italia la Rivoluzione, invece, non c’è mai stata. Eppure non ci siamo mai fatti mancare qualche decina di restaurazioni dell’Ancien Régime. Fascisti ripuliti, feudatari milanesi o democristiani riverniciati di rosso. Oltre 200 anni dopo la presa della Bastiglia, anche all’Italia viene offerto il suo nuovo e luccicante simbolo rivoluzionario, l’ennesima riforma del nulla, il contentino del mese da pubblicizzare a reti unificate: il Senato, l’agnello sacrificale sull’altare della lotta allo spreco e al malaffare.

È come se nel 1789 il re avesse demolito la Bastiglia e i sanculotti se ne fossero tornati a casa propria felici e soddisfatti, magari anche un po’ dispiaciuti di aver pensato male di Luigi e Maria Antonietta.

Il Senato, a differenza della Bastiglia, è il simbolo di nessuna Rivoluzione. Sempre che col termine non s’intenda fare le votazioni fuffa on-line o le primarie a 2 euro a cranio per decidere chi fa il segretario fantoccio del partito fantoccio. Un teatrino che suona fin troppo famigliare per chi, come me, nacque pochi anni prima di Tangentopoli e la sera sentiva un tizio dire dalle sue tv che sarebbe sceso in campo per fare la Rivoluzione liberale. Di lui e dei suoi cloni, invece, non ci siamo ancora liberati.