#Mozilla e i liberisti a targhe alterne

Da che esistono i rapporti di lavoro si viene assunti e licenziati per le cause più disparate. Alcune non sono (più) applicabili e possono essere anche punite dalla legge, molte altre però sono a totale discrezione dell’azienda, la quale non si fa comunque scrupoli a scartare un dipendente in favore di un altro per motivi non proprio condivisibili: oggi essere iscritti a un sindacato, ad esempio, può essere ancora una discriminante fondamentale, il caso Volkswagen in Tennessee è solo l’esempio più recente.

L’altra faccia della medaglia è, però, che capitalismo significa anche saper accontentare i consumatori, meglio e prima degli altri. E oggi ai consumatori occidentali piacciono soprattutto i prodotti poco costosi, è vero, ma amano anche quelli che fanno bene all’ambiente e hanno cura degli animali, adorano le donne forti e in carriera che però non rinunciano alla femminilità, votano i presidenti neri e i parlamentari che vanno al lavoro in bicicletta. Inoltre, almeno negli ultimi anni, al consumatore medio non piace affatto essere considerato omofobo.

Sarà la pressione della potente e terribile lobby gay, sarà che il vento cambia (o fischia, se preferite), sarà una becera questione di immagine, resta il fatto che se vuoi battere la concorrenza e tenerti ben saldi contratti milionari non puoi permetterti di finanziare una campagna contro i matrimoni gay, neanche se sei l’inventore del linguaggio JavaScript e co-fondatore e CEO di Mozilla. E non perché, come sostiene il repubblicano Sullivan, siamo all’inquisizione LGBT, ma perché, molto più semplicemente, ai tuoi clienti se ti presenti così non piaci, o almeno non più. E se a loro non piaci, e addirittura nutrite fette di mercato decidono di rivolgersi altrove, è inutile attaccarsi alle poltrone e rilasciare interviste chiacchierando di libertà d’opinione: i profitti scendono e vieni gentilmente accompagnato alla porta. Grazie e arrivederci caro Eich, lei è un tipo in gamba e senza di lei probabilmente Mozilla non esisterebbe nemmeno, ma sa com’è, il mercato non guarda in faccia nessuno.

Sono sicura che uomini e donne di destra (e qualche sedicente di sinistra) sapranno spiegarci perché si stracciano le vesti per le dimissioni di Brendan Eich o le scuse forzate di Guido Barilla quando fino a ieri acclamavano qualsiasi norma che facilitasse i licenziamenti. Sembrerebbe quasi, e in maniera speculare ai cosiddetti radical chic, che questi signori abbiano invece il cuore a destra e il portafogli a sinistra: il mercato che a tutto provvede e tutto aggiusta va bene per i poveracci, ma per gli altri diventa fascismo e oppressione. Non vi pare davvero ironico?