#Berlusconi, il silenzio del Pd è assordante

La notizia della settimana è stata senza ombra di dubbio la condanna in appello del Caimano.

Senza entrare nel merito, poiché si è già scritto abbastanza a riguardo, sarebbe meglio riflettere sul post-sentenza e  sulle ambiguità comportamentali della coppia Pd-Napolitano. Il loro silenzio è rumoroso, è   assordante, è come un frastuono che distrugge i timpani di quella fetta di elettorato, la quale tra la scelta 5stelle ed il voto  Pd-Sel (parliamo della maggioranza tra coloro che si sono recati alle urne) ha espresso un no secco alla politica clientelare, corrotta e ad personam,che va sotto il nome di berlusconismo .

Perché il punto è che un parlamentare, ex presidente del Consiglio e leader di una consistente forza politica che sorregge l’attuale governo, ha ricevuto una condanna in appello, per aver commesso il reato di evasione fiscale, “architettato e progettato “, secondo le motivazioni dei magistrati.

Un soggetto, sempre a detta dei giudici ,che possiede una” naturale predisposizione a delinquere”, e che elude il fisco per centinaia di milioni di euro (da ben notare che la condanna è per un evasione pari a 7 milioni di euro, ma che agli albori era tutt’altra cifra, rimaneggiata dalle consuete leggi ad hoc firmate Alfano).  Perché allora di fronte a  questo abominio il Capo dello Stato non si pronuncia?

Eppure il Presidente della Repubblica, rappresenta o comunque dovrebbe rappresentare una figura di garanzia costituzionale,  un custode del nostro bene più prezioso, la costituzione appunto, seviziata e violentata in questi ultimi venti anni. Ciò non sarebbe mai accaduto, se il Custode di tale bene avesse vigilato adeguatamente. E’ dimostrato dal silenzio in momenti come questo, che la nostra carta costituzionale è sotto attentato.

Il Pd, che dell’ antiberlusconismo aveva fatto un cavallo di battaglia durante la campagna elettorale, ora è più preoccupato a sottolineare le uscite di Grillo e a dimostrare la propria scelta perché “necessaria per il bene del paese”. Di colpo ha smesso di sostenere la battaglia per la legalità, perché condividere un governo con Berlusconi vuol dire sospendere la legalità, e tutto ciò perché il governo con il pdl era necessario “per il bene del paese”, come se il bene del Paese fosse l’abiura della legalità. Il rammarico è tanto ma come ha affermato Michele Serra su Repubblica:

“Almeno a una cosa, questi giorni tristissimi, sono serviti. Sono serviti a chiarire una volta per tutte che nella sinistra parecchie persone odiano la sinistra. Nel senso che la combattono e forse la temono. Quando si tratterà di tornare al voto ce ne ricorderemo. Eccome se ce ne ricorderemo”.