Chi legge questo blog sa che stiamo dalla parte del popolo palestinese. Nella fattispecie, il sottoscritto la pensa esattamente come Moni Ovadia, che oltre ad aver dichiarato pochi giorni fa “Io sono solidale col popolo palestinese, proprio perché sono ebreo.“, ha fatto un bellissimo video-intervento sul blog di Beppe Grillo.
Detto ciò chi ci legge sa anche che non amiamo le semplificazioni e, soprattutto, ci teniamo a sfatare miti e leggende che si rincorrono troppo spesso ai tempi di facebook. L’ultima è quella che attribuisce a Primo Levi l’aforisma seguente: “Ognuno è l’ebreo di qualcuno. Oggi i palestinesi sono gli ebrei di Israele.“
In realtà è di Primo Levi soltanto la prima parte, come spiegano in un lungo articolo dell’8 aprile 2012 Domenico Scarpa e Irene Soave, del centro studi Primo Levi di Torino (www.primolevi.it).
La frase è contenuta nel primo romanzo di Levi “Se non ora, quando?“, pubblicato nell’aprile 1982, e viene pensata da Mendel l’orologiaio, uno dei protagonisti: “Perché? Perché ognuno è l’ebreo di qualcuno, perché i polacchi sono gli ebrei dei tedeschi e dei russi.“
Come si è arrivati dunque alla seconda parte? A causa della recensione (elogiativa) del libro firmata da Filippo Gentiloni sul Manifesto del 29 giugno 1982, intitolata “Quando la stella di David era la bandiera dei perseguitati“. L’autore, correttamente, cita la frase contenuta nel libro e poi, chiuse le virgolette, scrive: “E oggi i Palestinesi sono gli ebrei degli Israeliani.“
Questa recensione viene poi citata da Joan Acocella sul “New Yorker” nel giugno 2002 in “A Hard case. The life and death of Primo Levi“. Dimenticandosi però le virgolette e, quindi, fondendo in un unicum la frase del libro con il commento di Gentiloni.
Et voilà, la frittata è fatta: in 10 anni è entrata nella galassia delle citazioni buone per condannare la condotta di Israele nei confronti del popolo palestinese. Il che, per carità, è lecito e sacrosanto, se si arrestasse alla prima parte, non se ci si aggiunge anche la seconda e la si spaccia come frase di Levi. Non è corretto e, soprattutto, si contribuisce a diffondere false informazioni (e non è la politica di questo blog).
Invece, a proposito del paragone tra Israele e Nazismo, per il quale Odifreddi è stato censurato su Repubblica, Levi disse in un’intervista proprio a quel giornale, il 28 giugno 1982, che: “esiste una diaspora palestinese recente che ha qualcosa in comune con la diaspora ebraica di duemila anni fa. […] Tuttavia rifiuto di assimilare quella che Hitler chiamava soluzione finale con le cose pur violente e pur terribili che fanno gli Israeliani oggi. Non esiste un piano di sterminio del popolo palestinese.“
Ecco, magari Repubblica poteva citare queste parole per controbattere ad Odifreddi. Benché capisca che informarsi costi fatica e al giorno d’oggi di gente che abbia voglia di approfondire, dialogare, dibattere e discutere, ai tempi dei commenti fb, ce n’è davvero poca.