Diaz: don’t clean up this blood

L’altra sera ho visto Diaz di Daniele Vicari. Il film ripercorre alcuni dei tragici avvenimenti avvenuti in occasione del G8 di Genova del 2001. La scuola Diaz era stata scelta come centro di coordinamento del Genoa Social Forum, un’aggregazione di movimenti e associazioni anti-capitaliste e critiche nei confronti della globalizzazione, nato in occasione del noto summit internazionale per contestarne l’agenda politica, di stampo fortemente neo-liberista , al grido di “voi G8 noi 6.000.000“. La sera del 21 luglio, tra le 22 e mezzanotte, a summit ormai concluso, alcuni reparti mobili della Polizia di Stato fecero irruzione nella scuola picchiando selvaggiamente e senza nessun motivo chiunque vi fosse all’interno dell’edificio. Tra i 61 feriti 3 finirono in prognosi riservata e uno in coma. Le violenze furono così feroci che persino il vicequestore della polizia Fournier definì una “macelleria messicana”.

Il film mette in scena quella che è stata la “più grave violazione dei diritti umani in un paese occidentale dal secondo dopoguerra” per dirla come Amnesty. Non viene lasciato nulla all’interpretazione del regista o degli sceneggiatori, essendo tutto basato sui fatti emersi dalle carte processuali; questo lo dico a coloro che pensano che sia esagerata ed eccessiva la rappresentazione della violenza perpetrata dalle forze dell’ordine ai danni dei ragazzi no-global.

Il ritmo è incalzante e dinamico, e buona l’introspezione psicologica dei protagonisti e di coloro che presero parte ai fatti. Un po’ carente per quanto riguarda le cause ed il perchè in quei giorni più di 300000 persone decisero di raggiungere il capoluogo ligure e di prendere parte alla protesta. Il regista inoltre ha rinunciato all’iniziale progetto di chiamare per nome i responsabili i quel massacro, ovvero i vari dirigenti della Polizia di Stato nazionale e locale ( insieme ad alcuni esponenti dell’allora governo di centro-destra).

Dopo la visione della pellicola si prova (almeno io ho provato) un misto di rabbia e di indignazione unito ad un senso di impotenza, di non poter fare nulla per coloro che in quei giorni furono sistematicamente violati e picchiati dai servitori dello Stato Italiano, rei solo di aver desiderato di cambiare il mondo e di liberarlo dalle ingiustizie della globalizzazione.

Giudico buono questo film perchè potrebbe dare inizio a quello che noi cerchiamo di fare da anni, ossia di avviare un dibattito pubblico su quello che successe in quei giorni, sulle pesanti responsabilità che gravano sulle istituzioni,. Il nostro paese tende ad avere una memoria storica di breve durata e confusa, quasi come fosse un malato di Alzheimer, per quanto riguarda vicende importanti come questa. Si tende a dimenticare fatti importanti come questi con molta facilità. Degno di merito è l’impegno civile di registi come Vicari che, seppur in mezzo a molte difficoltà, non vogliono far dimenticare. Quello che successe in quelle calde giornate di Genova è ancora una ferita aperta, non ancora rimarginabile purtroppo.