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Facebook VS Privacy

5 Dicembre 2011 di Amedeo Russo

Sebbene l’idea stessa di social network collide con il concetto di privacy, in seguito alla denuncia di un organizzazione di tutela dei consumatori, la Electonic frontier foundation (Eff) l’antitrust americano, la Ftc (federal and trade commission), ha criticato la descrizione della privacy che Facebook fornisce ai suoi utenti. Inoltre ha reputato che sia stato permesso l’accesso a dati personali non necessari ad alcune applicazioni esterne, come alcuni social games, e la visibilità della userID ad alcuni inserzionisti pubblicitari per alcuni mesi.

In un lungo comunicato il fondatore di Facebook  Mark Zuckerberg ha ammesso i numerosi errori e ha annunciato la nomina di una nuova figura aziendale, il Chief Privacy Officer. Come già è capitato a Google, ora Facebook cerca l’intesa con la Ftc, che aumenterà i controlli sul colosso californiano che conta 800 milioni di utenti nel mondo (21 mln in Italia).

L’intesa prevede l’impegno di Facebook a chiedere il consenso degli iscritti prima di modificare le loro opzioni di privacy (“opt-in”). Fino ad oggi il social network utilizzava l’ “opt-out”. La differenza è significativa: sarà l’utente a decidere se abilitare o no le nuove funzioni invece di trovarsele già abilitate e scegliere quindi di disattivarle. Inoltre  i dati degli iscritti che hanno chiuso i loro account non dovranno più essere disponibili dopo 30 giorni.

Nell’accordo la Ftc chiede anche un audit periodico da parte di un ente indipendente ogni due anni per i prossimi vent’anni: il primo dovrà essere condotto entro sei mesi. Il social network potrà essere multato fino a 16mila dollari per la violazione di ogni voce dell’accordo.

Ad ogni modo va sempre tenuto presente che il social user riduce sua sponte la propria privacy, “vivendo” il social network. E’ l’utente “sociale” infatti a decidere di condividere con i suoi amici o pubblicamente alcune sue informazioni personali. Processo che sopratutto negli utenti più giovani è superficialmente sottovalutato. Ma senza condivisione dopotutto non ci sarebbe esperienza sociale.

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