Berlinguer e la Questione Morale

di Beppe Sebaste, scrittore ed editorialista de “L’Unità“. Questo è ciò che avrebbe detto se avesse potuto partecipare al convegno “La Questione Morale – a 30 anni dall’intervista di Enrico Berlinguer“.

 

Parlare oggi di morale, più ancora che di Enrico Berlinguer, appare desueto, quasi oscuro. E’ un po’, per osare un paragone, come parlare di economia e di valore d’uso in un mondo dominato (‘sussunto’, direbbero i filosofi) dalla finanza. Se il concetto di ‘valore’ è ormai tutt’uno col concetto di ‘virtuale’ (e forse è sempre stato così, insegna Marx) è inevitabile che la politica, invece di essere avvolta dall’etica, spesso vi si contrapponga, in nome di una tecnocratica ‘autonomia della politica’ che nel nostro Paese procede senza soluzioni di continuità da Togliatti a D’Alema (passando per Andreotti). Non è una battuta, per quanto la formula sia per ovvie ragioni molto sintetica. Ecco, la figura e lo stile di Enrico Berlinguer hanno indubbiamente segnato una discontinuità. Imbarazzante per molti, esemplare per altri, è stata impiegata per designarlo la formula “comunismo etico”. Io me lo ricordo, anche se ero un ragazzo.

Della sua importanza o, come si dice, “statura” internazionale, ebbi la prova ultima e commovente alla notizia della sua scomparsa nel 1984. Mi trovavo nella sala tv della Cité universitaire di Ginevra, dove ero studente, e giovani di varie etnie e Paesi, anche che non avevo mai visto, vennero a portarmi le loro condoglianze, poiché io ero italiano, e tutti conoscevano e stimavano Enrico Berlinguer, pur non essendo un uomo di governo.

Quanto al suo indimenticabile carisma, una foto che lo ritrae è forse la migliore traduzione iconica della sua diversità: Enrico Berlinguer esile e quasi lieve, i capelli spettinati dal vento, di fianco a rappresentanti del Pcus tetragoni e massicci, da cui era già politicamente a distanze siderali. Ripeto, difficile spiegare oggi il suo comunismo etico. Per farlo si dovrebbe decostruire impietosamente e quasi per intero quanto la sinistra ha fatto negli ultimi vent’anni, fino a rinnegare esplicitamente la parola “sinistra”: la rincorsa a un profilo di governo a prezzo della rinuncia a essere vincente su fronti più ampi – la cultura, la società, il pensiero, il linguaggio – accogliendo acriticamente miti vuoti come la “modernizzazione”, fino a rivalorizzare Craxi contro Berlinguer. Quello stesso Craxi che parlava del nostro Paese come della “azienda Italia”, formula matrice dell’attuale trasformazione dei cittadini in clienti – il berlusconismo, come si dice oggi. E infatti l’uomo che verrà, che sarebbe venuto, che è arrivato puntualmente, fu allevato in quegli anni a esercitare il proprio monopolio, finché ha semplicemente messo il proprio cappello sull’azienda (Italia) ormai apprestata, realizzando una delle peggiori distopie della Storia: un fascismo nuovo e impropriamente detto soft, un regime di pubblicitari senza alcun senso dell’onore, della morale, del pudore.

Dopo Berlinguer la critica delle ideologie (quelle di sinistra, mai quelle del mercato e del risorto darwinismo sociale) ci ha condotti all’imperio dell’ideologia più triste, quella della non-ideologia, cioè del mero presente, senza futuro e senza storia (tranne gli spot pubblicitari). Dissipata con la propria identità e differenza quell’egemonia culturale che a ragione la destra rimproverava alla sinistra, dopo Berlinguer il linguaggio dei politici (di sinistra) è diventato un “lessico famigliare”, separato dai cittadini ma condiviso dalla destra, fino alla ripetizione di quella parola d’ordine comune a tutti e vacua di senso: “riformismo”.

Mi chiedo: perché anche chi della mia generazione ha avuto col Pci e con Berlinguer conflitti forti e aspri lo rimpiange come un padre o un maestro? Per la splendida intransigenza morale che emanava, per un’affinità, prima che elettorale, elettiva. Come nel piccolo apologo televisivo che ho già una volta raccontato, un apologo che parla del silenzio: quello di Enrico Berlinguer quando, in una trasmissione sulla Rai di allora, col moderatore Jacobelli, un esponente del Movimento sociale italiano (l’estrema destra), in deroga all’etichetta, gli rivolse una domanda diretta. Berlinguer restò in silenzio come se non avesse udito, e così a lungo che Jacobelli glielo fece notare imbarazzato (la tv, si sa, non sopporta i silenzi). A lui Berlinguer rispose fermo e serafico: “Coi fascisti non parlo”.

Una volta lo scrittore Erri De Luca mi ha detto che i poeti, a differenza dei politici, non possono mai mentire, e che forse è questo l’unico vero tratto distintivo che fa di un poeta un poeta. Ecco, Enrico Berlinguer allora era un poeta. Ma, quando la sinistra era vincente senza essere di governo, fu votato da un terzo degli Italiani.

39 commenti su “Berlinguer e la Questione Morale”

  1. chisà perchè nella poltica di oggi argomenti come la questione morale,una nuova economia mondiale, non trovano spazio in un momento di grande crisi economica, tutti a difendere un modello sociale e economico che non dà frutti…….dopo il superamento delle esperienze dei paesi socialisti, è l’agonia del sistema capitalista ci sarà qualcuno capace di immagginare una nuovo modo di essere di sinistra…oppure bisogna rivolgersi verso i nuovi paesi emergenti per esportare modelli di corruzione più affascinanti perchè in quei paesi la corruzione e già praticata

  2. […] Dopo Berlinguer la critica delle ideologie (quelle di sinistra, mai quelle del mercato e del risorto darwinismo sociale) ci ha condotti all’imperio dell’ideologia più triste, quella della non-ideologia, cioè del mero presente, senza futuro e senza storia (tranne gli spot pubblicitari). Dissipata con la propria identità e differenza quell’egemonia culturale che a ragione la destra rimproverava alla sinistra, dopo Berlinguer il linguaggio dei politici (di sinistra) è diventato un “lessico famigliare”, separato dai cittadini ma condiviso dalla destra, fino alla ripetizione di quella parola d’ordine comune a tutti e vacua di senso: “riformismo”. […]

  3. Che uomo .. Berlinguer..domani qui da me c’è una manifestazione e ne farò parte..nonostante io..sia di Destra.

  4. “Io ho capito molto bene che c’è qui una parte di voi che vuol trasformare il PCI in un partito socialdemocratico
    sappiate che io a questa cosa non ci sto e che io non sarò mai segratario di un tale partito. Se voi volete fare una cosa del genere, la farete senza di me e contro di me. (Enrico Berlinguer)” Gira sul WEB questa frase attribuita ad Enrico Berlinguer, detta durante una delle ultime Direzioni del Partito e pubblicata su un libro dal titolo” Ricostruire il Partito Comunista,appunti per una discussione” pagina 266 . Io non so se è vera. Ma se lo fosse?

  5. Eravamo una sessantina… contando che in contemporanea c’era il concerto all’Arco della Pace per i referendum, la festa in Piazza della Scala per Pisapia e la pioggia… del resto, l’abbiamo programmata da sei mesi, allora non erano prevedibili tutte queste variabili (a partire dai molti studenti che sono partiti per tornare a votare a casa). Quanto all’audio, ci siamo dovuti accontentare delle attrezzature della Statale. E’ stato un esperimento, si può sempre migliorare. EB.IT STAFF

  6. Che poi, causa il poco tempo a disposizione (due giornalisti del RIformista hanno sequestrato Colombo per 20 minuti e ci hanno fatto iniziare in ritardo), non siamo riusciti a dire e a fare tutto quello che volevamo. E purtroppo l’università ci ha sbaraccati alle 19:30, anche se chiudeva alle 20. Quando avremo un po’ più di soldi, potremo permetterci sale con più gradi di libertà. Il prossimo appuntamento è a Roma, che Nicola Zingaretti ci darà anche il patrocinio della Provincia. Voi intanto continuate a seguirci sul web e via internet! EB.IT STAFF

  7. So di ripetermi ma a parte alcuni casi bastava essere comunista come garanzia ,l’onestà la garantivano i compagni che isolavano chi si macchiava di corruzione ,a volte eravamo fin troppo severi.ma sono convinto che sia un prezzo da pagare ai troppi previlegi che da la politica.

  8. …troppo presto ARCHIVIATO…x deliberata volontà anche dell’attuale presidente della cdetta repubblica.

  9. Toccatemi ENRICO e spacco la faccia a satana.mi sono spiegato?peso 90 kili e sono pure un po’ stronzo.Lasciatemi stare Enrico…

  10. tutti lo ricordano come politico che ha lasciato il segno nella storia del suo tempo pur non essendo mai stato al governo;tutti lo ricordano per aver sollevato la questione morale come questione politica;tutti lo ricordano tranne gli attuali dirigenti ex PCI,del PD.sembra che vogliano rimuovere non solo enrico berlinguer, ma anche la loro storia perche’ evidentemente,temono di confrontarsi con essa. sono dirigenti senza storia e parafrasando un vecchio slogan,chi non ha storia non ha futuro.

  11. voglio lasciare in commento per la questione morale chi come me che dopo un mese di lavoro prende 1000 euro e a vendersi ai padroni non ci pensa proprio quando sente un uomo della SINISTRA che dice candidamente ho preso dei soldi e non sente il gruppo dirigente infierire su questo soggetto come si fa a non dire sono tutti una cosa?

  12. quello che diceva lui le aveva messe in pratica e voleva insegnarci come potevamo anche noi ottenerle lottando per la verita’.

  13. Ognuno ha le sue ragioni,ma quando ha comandato la destra x 20 anni Gramsci lo ha fatto morire in galera x le stesse idee di Berlinguer! Oggi RICOMANDA la destra e lunica via libera di comunicazione sta cercando in tutti i modi,attraverso AGICOM,di zittirci.NOI ne possiamo parlare di E.Berlinguer xchè é la continuità di un’idea x avere libertà e partecipazione,giustizia e certezza della pena,applicazione e nn smantellamento della Costituzione Repubblicana.

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