Fiat, ha vinto il ricatto ma l’orgoglio esiste ancora

E’ stato detto e scritto di tutto su questo referendum che ha visto come protagonisti i lavoratori della Fiat di Mirafiori, molti sono stati i distinguo, molte le prese di posizione “neutrali”, molti i “io voterei si… ma…”.

Ha votato il 94,6% dei lavoratori e ha vinto il SI 54% a 46%, grazie soprattutto al voto degli impiegati, che hanno influito notevolmente sulla consultazione determinando la vittoria del fronte dei favorevoli.

Per meglio capire l’oggetto del contendere è opportuna una breve sintesi, aiutandoci con uno schema riportato dal sito http://www.blitzquotidiano.it dove sono elencati i principali punti della contesa:

Veniamo con ordine:

Pause: Passano da 40 a 30 minuti. Saranno tre di 10 minuti ciascuna invece che due da 15 e una da 10 minuti. I dieci minuti che si lavorano in più saranno retribuiti (32,47 euro al mese).

Mensa: la mezz’ora per la mensa resterà collocata all’interno del turno. Si ridiscuterà quando la fabbrica andrà a regime (nel 2012) la possibilità di spostarla a fine turno.

Assenteismo: dal luglio 2011 se non si sarà raggiunto un livello di assenteismo inferiore al 6% medio (ora è all’8%) i dipendenti che si assenteranno per malattie brevi (non oltre i 5 giorni) a ridosso delle feste, delle ferie o del riposo settimanale per più di due volte in un anno non avranno pagato il primo giorno di malattia. Dal 2012 se l’assenteismo non sarà sceso sotto il 4% i giorni di malattia non pagati saranno i primi due (l’Inps infatti paga solo dal quarto giorno mentre i primi tre sono a carico dell’azienda come prevede il ccnl).

Cassa integrazione: si chiederà la cassa integrazione straordinaria per tutto il personale dal 14 febbraio 2011 (quando finirà l’ordinaria) per la durata di un anno.

Formazione: saranno tenuti corsi di formazione per i lavoratori in cig la cui frequenza sarà obbligatoria.

Turni: a regime si lavorerà su 18 turni (tre turni al giorno su sei giorni) con una settimana di sei giorni lavorativi e la successiva di quattro giorni. Il diciottesimo turno sarà retribuito con la maggiorazione dello straordinario. Gli addetti alla manutenzione e alla centrale vernici lavoreranno su 21 turni (sette giorni su sette) mentre per i dipendenti addetti al turno centrale (quadri, impiegati e operai) l’orario sarà dalle 8.00 alle 17.00 con un’ora di pausa non retribuita. Con l’aumento dei turni si avranno circa 3.500 lordi annui in busta paga in più.

Straordinari: Saranno 120 le ore di straordinario obbligatorie ogni anno (15 sabati lavorativi), 80 in più delle 40 attuali.

Organici: le assunzioni del personale per la joint venture saranno fatte prioritariamente dagli stabilimenti Fga di Mirafiori e successivamente dalle altre Fiat torinesi garantendo retribuzione e inquadramento precedenti. Sarà riconosciuta l’anzianità aziendale pregressa e sarà liquidato il Tfr a chi lo chiederà.

Clausola responsabilità: Come già è previsto per lo stabilimento di Pomigliano il non rispetto degli impegni assunti con l’accordo comporta sanzioni in relazione a contributi sindacali, permessi per direttivi e permessi sindacali aggiuntivi allo Statuto dei Lavoratori.

Ovviamente chi avesse interessati a documentarsi sull’intero accordo può leggerlo nella sua versione integrale al seguente link: http://www.cgil.it/Archivio/SettoriProduttivi/FIOM/Testo-Mirafiori.pdf


Tornando al referendum, al di là dei risultati, per certi versi imprevedibili, si può affermare che da questa vicenda è uscito un sostanziale pareggio ma è altrettanto vero che formalmente c’è un vincitore ed uno sconfitto. Il vincitore della disputa ha un nome ed un cognome: Sergio Marchionne (e con lui ha vinto la proprietà della Fiat ed in generale tutti gli azionisti). Lo sconfitto (con onore, ma pur sempre sconfitto) si chiama Maurizio Landini (e con lui le migliaia di lavoratori iscritti o meno alla Fiom, che magari hanno pure votato Si, ma che l’hanno dovuto fare arrendendosi di fronte ad un ricatto pur di mantenere il proprio posto di lavoro).

Che aggiungere di fronte a questa vicenda? Probabilmente alcuni politici anche di centrosinistra e del Partito democratico (vedi Renzi o Chiamparino solo per citarne un paio), si affretteranno ad affermare che è stata una vera fortuna che il referendum abbia avuto questo esito.

Altri, come Fini hanno commentato: «Per tutelare i diritti dei lavoratori le fabbriche devono essere aperte. Senza lavoro non possono esserci diritti».

In realtà la cosa grave è che non si dice che Marchionne ha letteralmente “ricattato” i lavoratori della Fiat; e mai si fa riferimento allo scandalo dell’ammontare del suo compenso multimilionario grazie soprattutto alle sue stock options. A parte il caso Fiat, emblematico ma pur sempre da ricondurre ad un singolo settore produttivo, a mio modesto avviso l’errore più grave dei politici progressisti, condiviso dagli altri sindacati che si “accontentano sempre” (CISL, UIL e UGL) è quello di pensare che si possa fare uno scambio di diritti, ossia togliere a chi ne ha di più per darne a chi ne ha di meno. La realtà ci dimostra al contrario che la lenta erosione dei diritti dei lavoratori ancora tutelati dallo statuto dei lavoratori, non ha fatto avanzare di un centimetro la condizione dei precari, anzi, semmai ha finito per far arretrare pure quelli, investiti da un indebolimento complessivo del mondo del lavoro. Il coraggio degli operai che hanno votato NO al referendum sta lì a dimostrare a certa sinistra che qualcuno non è più disposto a scendere sempre a compromessi. Qualcuno ha ancora la dignità di lottare per mantenere quei diritti conquistati con anni di dure battaglie. L’esito del referendum in definitiva ci dice che c’è ancora qualcuno ancora disposto a rischiare il proprio posto di lavoro per garantire a sé, ai suoi colleghi e ai suoi figli una dignità che qualcuno vorrebbe cancellare.