L’aggiornamento dei linguaggi (cinema)

Pochi giorno fa uno dei grandi rappresentanti della commedia all’italiana, ricoverato in ospedale, ha deciso di porre fine alla propria vita, lasciando una grande eredità che, stranamente, non è ancora stata messa nei palinsesti tv. Stranamente perché, ormai si sa, alla morte di uno dei grandi consegue la sua rivalutazione in pompa magna da parte dei media.
Cos’era la commedia all’italiana? Per dirla con le sue stesse parole “è questo: ci sono argomenti drammatici, temi drammatici, qualche volta anche tragici, girati con tono umoristico, a volte addirittura comico e a volte arrivano a delle punte farsesche, ma i temi sono drammatici, non sono storielline divertenti e comiche.” (Intervista di A. Pallotta, 2002) Qualcosa di molto diverso rispetto alle comico che in Italia si produce da molti anni.
È strano vedere come il salto generazionale abbia portato ad una così bassa qualità delle commedie del cinema italiano (salvo rare eccezioni): i figli, nella maggior parte dei casi, non sono per niente stati all’altezza dei padri!
Il cinema italiano, pur presentandosi bene, la nostra nazione, “ad essere messa in commedia, anzi, sempre meglio!” (Intervista di G. Casagrande, 2006), ha perso la propria vocazione ad essere “come la letteratura, [per] cogliere l’attualità e mostrarla.” (Intervista di L. Misuraca, 2003) Eppure, in un certo qual modo, questo deficit culturale, questa incapacità di comprendere la grandezza reale della commedia italiana, che ha portato a farla praticamente sparire, un po’ ce lo siamo cercati e, a tal proposito, molti di noi non ci si trovano neppure malaccio in tale situazione!
Basta pensare a quanti preferiscono un bel film comico americano, magari una parodia come “Scary Movie” o “American Pie” o il recente “Mordimi”, a tanti altri titoli, basta pensare a quanti, ormai, non riescono più a ridere alle grandi commedie, perché il linguaggio comico è cambiato: meglio il grottesco che la satira; meglio una volgare fuoriuscita di gas, ancor più se esplosiva, che la fine e velata ironia; meglio le risate grasse, che quelle celate di malinconia e amarezza; meglio finali assurdi e senza grande senso, piuttosto che riflessioni (umoristiche?) sulla precarietà della condizione dell’uomo nella società, spesso senza alcuna prospettiva.
Sembrerebbe un discorso astratto, ma ogni giorno lo vedo concretizzarsi nelle persone che mi sono attorno, nei miei amici, anche quelli più propensi alla riflessione, alla cultura e alla filosofia, nei miei conoscenti. Mettetegli davanti film come “Amici miei”, “Non ci resta che piangere” o qualunque altro titolo della commedia italiana di vera alta qualità (vi sono inclusi anche alcuni titoli attuali) a fianco all’ultima parodia dell’industria cinematografica americana o, magari, a fianco al solito cine-panettone. Cosa sceglieranno è banale dirlo, lo so io che sto scrivendo e lo sapete voi che state leggendo! Eppure eccezioni ve ne sono sempre, potrebbe essere la salvezza?
Tra le persone propense alla riflessione alcune desiderano ancora vedere le grandi commedie, però, per quanto si sforzino, non riescono a comprenderne le citazioni, non riescono a ridere delle situazioni perché, seppur propensi, la loro mente è ormai abituata ad altri linguaggi cinematografici comici. È lo stesso motivo per cui, oggi, un film come “l’Esorcista” fa meno paura degli anni in cui è uscito!
Un aggiornamento di linguaggio che, purtroppo, contagia inconsciamente ognuno di noi, anch’io non mi sento di definirmi totalmente immune a questa procedimento, mi accorgo, giorno dopo giorno, che vien più facile ridere di qualcosa di stupido, invece che di qualcosa di serio, di ragionato, riconosco anch’io la maggiore comodità, il desiderio di evadere e di non pensare, almeno durante una commedia, ma è proprio perché ancora siamo in grado di rendercene conto che dovremmo costantemente sforzarci per non lasciarci catturare dalla morsa di questa bassa cultura, per restare svegli, all’erta, pensanti e non cadere nell’oscurità intellettuale di questi tempi!
Cos’ha portato il linguaggio comico ad uniformarsi alla comicità grottesca americana? Non voglio dire che sia stato semplicemente un fenomeno della globalizzazione, potrebbe rappresentare una scusa, per coprirsi dietro ad un evento troppo grande perché fosse arginato; il vero motivo è che ormai, un po’ tutti, si è smesso di voler pensare: “gli italiani sono fatti così: vogliono che qualcuno pensi per loro, se va bene va bene, se va male poi l’impiccano a testa sotto.” (Intervento a Raiperunanotte, 2010)
Ci lamenteremo, un giorno, forse, di questa bassa cultura, ci lamenteremo e condanneremo quell’industria che quella stessa cultura ci ha imposto; condanna ingiusta, però, perché il cinema non ha fatto altro che dare, alla nostra mente, quello che noi stessi, insistentemente, per anni gli chiedevamo.