Scuola, trasversalita’ e principio di uguaglianza

Di tagli alla scuola pubblica e all’università, ormai, si sente parlare dalla notte dei tempi, eppure nussuna delle “riforme” economiche ed istituzionali inerenti il mondo scolastico ha mai superato l’assurdo livello delle riforme Gelmini e Tremonti, una politica sull’istruzione oscura e ancor più obnubilata da un finto occhio di riguardo ad una meritocrazia che, giorno dopo giorno, mostra di essere nient’altro che una fictio scenica!

A manifestazioni studentesche autunnali, un po’ per merito, un po’ per demerito, si assiste da anni, le prime di cui ho memoria diretta erano organizzate contro l’allora ministro Luigi Berlinguer, eppure la mobilitazione con maggior forza, rabbia e, in molti casi, la prima vera mobilitazione realmente sentita dalla maggior parte degli studenti, è proprio quella che sta accompagnando ogni autunno di questa legislatura apparentemente al capolinea.

Oggi gli studenti riunitisi per manifestare nel centro di Roma han tentato l’assalto al Senato, bloccati dalle forze dell’ordine. Un gesto “di inaccettabile violenza […] e intolleranza”, come dichiarato dal Presidente della Camera, ma è un chiaro segno del fatto che anche il mondo studentesco è, ormai, al limite della propria sopportazione. Prontamente il ministro ha ravvisato negli studenti una strumentalizzazione da parte della sinistra, che rischia “di difendere i baroni, i privilegi e lo status quo”, non curante del fatto che, tra quegli studenti, ve ne sono anche di destra, e -posso assicurare- non son pochi!

Quella di scaricare tutte le colpe e le responsabilità sulla sinistra è, tuttavia, prassi consolidatasi che continua a perpetuarsi ininterrottamente dal giorno della fatale (scelga il lettore se “voluta dal fato” o “deleteria”) “discesa in campo” finanche a ieri sera, quando il Presidente del Consiglio, telefonando in diretta televisiva a Ballarò, ha indicato la RAI e la sinistra come puri mistificatori!

Il movimento studentesco contrario alle riforme Gelmini è, invece, più che una mera rappresentazione di un ideale, una corrente o una critica politica, è un moto trasversale che non guarda tanto agli interessi di parte, ma degli studenti tutti. Se vero è che le associazioni studentesche di tutti i colori, in tutta l’Italia, potrebbero aver tentato di utilizzare le manifestazioni in maniera strumentale e a loro congeniale, è anche vero che nei collettivi e nei comitati studenteschi -almeno in quelli cui ho potuto partecipare- il desiderio di manifestare il proprio dissenso, anche ad oltranza e “senza bandiere”, proveniva dai semplici studenti, che han fatto valere la propria voce anche a discapito delle stesse associazioni studentesche che, giustamente, volevano fossero loro riconosciuti gli sforzi organizzativi compiuti. Tutto questo proprio per evitare che si potesse indicare il movimento come fazioso, perché si potesse dare la possibilità di manifestare ,senza essere ricondotti a parti che stanno strette o che occupano ideologie opposte, a TUTTI gli studenti, perché fossero trattati come uguali, pur di pensiero politico diverso, ed ugualmente dissenzienti con le
non-riforme.

D’altronde è proprio il principio di uguaglianza, durante il protrarsi di questa legislatura, a sembrare sempre più ledersi, ritorcersi e quasi svanire dal nostro ordinamento a partire dalla (dis)uguaglianza davanti alla legge, fino a ritornare al tema scolastico, dove possiamo assistere, increduli e allibiti, oltre che ad improbabili riforme dell’intero assetto dell’istruzione, alla continua riduzione dei fondi per la scuola pubblica accompagnata dall’aumento di quelli destinati agli istituti privati.