Il finto femminismo delle #QuoteRosa

 

Nella bozza dell’ Italicum, come sta già succedendo in alcuni sistemi elettorali locali o per le primarie, è approdata quella che per semplificare possiamo chiamare quota rosa anche se ogni realtà la declina in modo diverso. Metà della lista bloccata in ogni collegio dovrà essere femminile e l’altra metà maschile. La posizione in lista dovrà rispettare l’alternanza di genere.

Rimango oggettivamente perplesso davanti a questo finto femminismo che impone il genere davanti alla competenza. Se in un partito ci sono 6 donne capaci che si contendono un collegio, perché ne devo mettere in lista 3 accompagnate da 3 caproni? Reputo che le quote rosa sono offensive innanzitutto per le donne, declassandole di fatto a categoria protetta. Uguaglianza è garantire i requisiti di partenza a tutti, non è imporre che un numero prestabilito di donne abbiano per diritto di nascita più possibilità degli altri, è un messaggio implicito che suggerisce che le donne da sole non ce la possano fare.

L’apice della stupidità si è raggiunta però con il doppio voto di genere che rivoluzionerà le elezioni comunali italiane. Siamo arrivati al gioco delle coppie dove un pezzo da novanta da 12.000 preferenze si può imbarcare l’amate o la segretaria che prenderà voti per osmosi, solo perché il suo mecenate indica al suo elettorato di votare anche lei. Ma anche senza questi casi estremi, perché un’aspirante consigliere comunale da 2000 preferenze deve perdere da una coalizione di due consiglieri di sesso opposto che magari da soli avrebbero portato a casa 1500 preferenze ma che coalizzandosi rischiano di portare a casa 2.200 / 2.300 preferenze a testa?

Nessuno mette in dubbio che la parità dei diritti sociali, lavorativi e politici sulla questione dei generi è ancora un problema da affrontare. Manon si risolvono i problemi culturali con la legge ma con l’educazione. Un conto è rendere uguale il diritto di partenza (suffragio universale) un altro è imporre una candidata all’elettorato. 

Il maschilismo sociale, la parità delle opportunità iniziamo quindi a farla nei banchi di scuola, sarà una conquista a lungo termine, ma sono queste le conquiste che mettono radici profonde. Meglio di leggi fatte in fretta e che sanno tanto di premio di consolazione.

Se non ora, quando?