Pyongyang di Guy Delisle

E’ difficile parlare di un paese come la Corea del Nord, non solo perchè è tagliato fuori dal mondo, ma sopratutto perchè è una delle dittature contemporanee più feroci che esistano. La graphic novel del canadese Guy Delisle descrive questa nazione chiusa a doppia mandata dall’interno in maniera ironica, descrivendo l’isolamento che percepiscono i pochi stranieri residenti nella capitale nord coreana. Una popolazione che vive all’ombra del culto del “presidente eterno” Kim Il-Sung, parodia di se stesso e della dinastia Kim che è al vertice della piramide sociale in Corea del Nord.

La Pyongyang descritta da Delisle è una città semi fantasma, con alberghi di “lusso” aperti soltanto per gli stranieri e che offrono cibo “unto e pesante”. Dove la notte si è immersi nel buio perché l’energia elettrica è razionata e solo i monumenti del regime sono illuminati. La sensazione che ti lascia è quella di una commedia grottesca, una farsa dove ciascuno dei cittadini protagonisti, recita la sua parte su un palcoscenico fatto di cartapesta scadente. Un paese dove si è bombardati continuamente dalla retorica del regime con trovate fuori luogo e di dubbio gusto, come le canzoni sulle gesta del “caro leader” urlate agli operai che lavorano senza protezioni nei cantieri.

Il racconto di Delisle ci fa vedere il dualismo che vive ciascun cittadino nord coreano, combattuto tra l’allineamento ai precetti del regime, astrusi e paradossali, e la curiosità al cambiamento. L’autore riesce a farci sorridere con questo racconto, ma è un sorriso un po’ amaro, che fa riflettere come sia possibile tenere sotto sequestro fisico e culturale un’intera nazione.