E ora questo governo si dimetta (e l’opposizione si svegli)

Dunque, lo sciopero generale della CGIL è stato un successo. Lo dicono le oltre 100 piazze d’Italia stracolme di lavoratori e di cittadini che si sono stancati di pagare per i soliti ignoti che sono i principali responsabili di questa crisi (prima morale che economica).

Un governo che non gode più della fiducia degli Italiani, che si appresta a varare la seconda manovra in due mesi di tagli e sacrifici per pochi, dovrebbe rimettere il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica. Perché se oggi siamo qui a fare una seconda manovra è perché gli speculatori finanziari (quelli che a livello europeo e globale non si vogliono colpire) giocano proprio sulla debolezza e la crisi politica di questo governo.

La Spagna, che sta messa peggio di noi, a novembre andrà ad elezioni anticipate (di un paio di mesi, anziché di un paio d’anni, ma fa lo stesso), e magicamente la speculazione si è affievolita, anziché intensificarsi. Dunque cade anche l’ultimo argomento per evitare le elezioni degli esponenti di governo e maggioranza, interessati ovviamente a mantenere solo la propria poltrona di potere e di prestigio (quale prestigio, oramai, non si sa bene).

Stando agli ultimi sondaggi, il Partito democratico è al 29,5%, mentre il Pdl è sceso al 25%. E il centrosinistra (Pd-Idv-Sel) è avanti di nove punti sul centrodestra. Paradossalmente, lo stesso vantaggio che aveva nel 2005, prima che però scoppiasse lo scandalo Unipol-Bnl che da allora viene usato da Berlusconi e soci per dire che “siamo tutti uguali”. I vertici sono sempre gli stessi, le grane, con il caso Penati, forse più gravi.

Eppure sarebbe ora che il centrosinistra mettesse da parte divisioni e personalismi inutili e dannosi, si sedesse attorno ad un tavolo per compilare un programma fattibile e serio e annunciasse la tanto agognata (dagli elettori) coalizione. E sarebbe il caso di fare pulizia in tutti i partiti che ne faranno parte di corrotti, collusi, cretini e contenti che ci siano i primi tre.

Perché è chiaro che al primo posto di questo programma dovrà esserci l’impegno a ricostruire una moralità pubblica che oggi non esiste grazie a vent’anni di realpolitik e di appiattimento del centrosinistra a improbabili teoremi della modernità craxiana. Ricostruire una Morale in questo Paese (non ci si arriva con una legge, ma dando l’esempio e facendo un lavoro culturale mica da ridere) sarebbe, lo diceva Norberto Bobbio, il più ricco dei programmi e la più grande delle riforme.

E per farlo il centrosinistra dovrà fare una legge seria sul conflitto di interessi, sulle televisioni, sulla corruzione, sull’antimafia e recuperare personaggi messi all’angolo di comprovata onestà e coerenza morale. Il Partito Democratico, nello specifico, dovrà lasciare più spazio ai Civati e alle Serracchiani e meno ai Renzi e ai Letta. Così come l’Italia dei Valori a gente come De Magistris e Sinistra e Libertà come Zedda e Claudio Fava.

Un’opposizione seria e coerente, dopo uno sciopero del genere, farebbe questo: si ridarebbe un’immagine nuova lasciando che a guidarla siano gli onesti e gli incorrotti. Se per colpa dei soliti personalismi e rivalità partitiche si sprecherà anche questa occasione, la colpa sarà di tutti: ovviamente non dei militanti, non dei cittadini, ma dei dirigenti. Che una volta di più avranno mancato un treno… sicuramente l’ultimo, per ridare a questo Paese una speranza di futuro.