10/02

Dopo l’istituzione della Giornata della Memoria, con la legge 211/2000, quasi quattro anni più tardi, il 30 marzo 2004, il Parlamento istituisce, con la legge 92, il “Giorno del Ricordo, per “rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe”, il 10 febbraio.

Su questo argomento, negli ultimi anni, si è detto di tutto e di più: da un lato alcuni hanno il coraggio di affermare che la tragedia istriana non sia mai avvenuta, dall’altro, qualcuno tira in ballo qualunque persona fosse di sinistra! Eppure, ciò che TUTTI sembrano dimenticare è l’unico documento ufficiale che ha tentato di ricostruire con precisione tutte le fasi dei rapporti italo-sloveni: un’importantissima relazione divulgata nella primavera del 2001, ma ignorata, “omessa”, da quella stessa classe politica che, tre anni dopo, approverà le legge 92.

Nell’ottobre del ‘93, l’allora Ministro degli Affari Esteri, Andreatta, con il corrispettivo Ministro sloveno, Peterle, istituisce una Commisione bipartisan Storico-Culturale italo-slovena, con la partecipazione –tra gli altri- del presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia che prende in esame gli anni dalla fine del XIX secolo fino agli anni ’50 del novecento, in modo da delineare un quadro ampio e il più preciso possibile della storia. Vi citerò alcune parti della relazione relative al periodo dell’occupazione fascista della Jugoslavia ed ai movimenti partigiani.

“L’impeto snazionalizzatore fascista andò oltre la persecuzione politica, nell’intento di arrivare alla ‘bonifica etnica’ della Venezia Giulia” furono presi “provvedimenti mirati a semplificare drasticamente la struttura della società slovena, in modo da renderla conforme allo stereotipo dello slavo incolto e campagnolo, facilmente assimilabile dalla ‘superiore’ civiltà italiana”. Vennero, “perciò, formate le prime unità partigiane che condussero azioni militari contro le forze occupatrici […] Mussolini rispose trasferendo i poteri dalle autorità civili a quelle militari, che adottarono drastiche misure repressive […] ivi compresi gli incendi di villaggi e la fucilazione di civili”.

“Influì negativamente anche l’eco degli eccidi di italiani dell’autunno del 1943 (le cosiddette ‘foibe Istriane’) nei territori istriani ove era attivo il movimento di liberazione croato, eccidi perpetrati non solo per motivi etnici e sociali, ma anche per colpire in primo luogo la locale classe dirigente, e che spinsero gran parte degli italiani della regione a temere per la loro sopravvivenza nazionale e per la loro stessa incolumità.” “Tali avvenimenti si verificarono in un clima di resa dei conti per la violenza fascista e di guerra […] L’impulso primo della repressione partì da un movimento rivoluzionario, che si stava trasformando in regime, convertendo quindi in violenza di Stato l’animosità nazionale ed ideologica diffusa nei quadri partigiani”.

“Stretta fu la collaborazione” tra le forze comuniste e partigiane italo-slovene, “in favore dell’unificazione del popolo sloveno entro uno stato proprio” e “consolidata dalla lotta comune contro l’invasore e il fascismo”, finché le divergenze tra gli italiani e l’ormai regime di Tito spinsero “i comunisti [e i partigiani] italiani che vivevano nella zona, e che pur avevano inizialmente collaborato, anche se con crescenti riserve, a schierarsi nella loro stragrande maggioranza contro il partito di Tito”.

Non facciamo che le giornate di commemorazione diventino motivo di ulteriore divisione culturale e sociale, che i nostri condizionamenti ideologici ci faccian pronunciare “atrocità culturali”; impegniamoci nella diffusione dei fatti accertati e documentati, senza anteporre ad essi le nostre considerazioni personali. Invito chiunque ne abbia la voglia a dare una lettura alla relazione della commissione (non vi dico di leggerla integralmente, ma almeno qualche parte!), così come mi piacerebbe che i nelle scuole i docenti ne favorissero la diffusione e la discussione in aula, almeno nella giornata del 10 febbraio.

Termino questo articolo di ampio respiro con le parole di Dimitrij Rupel, ex-Ministro degli Esteri Sloveno. “La storia non può venire conformata o assoggettata alla volontà dei governanti. Il Rapporto comune italo-sloveno raccoglie dati che a molti non piaceranno, [..] li accettiamo in quanto relativi a fatti storici. Il documento riconosce agli Sloveni della Primorska/ Litorale tenacia nella tutela della propria coscienza nazionale e politica, ed assume un atteggiamento critico nei confronti del fascismo italiano. Tra coloro che conoscono solo superficialmente gli eventi passati, ci sarà anche chi si sorprenderà nel verificare che la storia comune non è contrassegnata soltanto dalle foibe. In effetti, il documento non è destinato a chi non vuole accettare tale verità.

Non era nelle intenzioni degli autori cercare di persuadere chi rimane irremovibile nelle proprie convinzioni”.

22 commenti su “10/02”

  1. Delle foibe viene raccontata solo la parte finale. Non si fà nessun accenno al fatto che i nostri soldati quindi fascisti e non tedeschi) andavano nei villaggi slavi e con la scusa dei partigiani mettevano a ferro e fuoco le case bruciandovi donne, vecchi e bambini. La storia si deve raccontare per intero e non come ci fà comodo. Le foibe furono una ritorsione e come dargli torto. E’ vero si stava in guerra, ma quello che è stato fatto non ha nessuna giustificazione……

  2. Pochissimo!!! Un olocausto terribile la cui storia è sconosciuta a molti e poco si è fatto per farlo conoscere

  3. Quando verranno commemorati gli eccidi compiuti al Sud dall’esercito piemontese 150 anni fa ? Sono passati 150 anni …Quanti italiani sanno chi erano davvero i “briganti”, e gli orrori , le distruzioni e i massacri subiti dalle popolazioni meridionali? La nostra Italia che amiamo unita non può continuare a non ammettere la verità su quegli anni….

  4. Sappiamo più di quello che la destra revisionista pensa. E non c’è tanto da sapere, in fin dei conti. Nessuno vuole sminuire la tragedia, ma usarla strumentalmente come fanno i revisionisti per screditare i partigiani e la resistenza è ridicolo.
    E sappiamo anche che fu una (orribile) rappresaglia di guerra, sì, ma commessa dai partigiani jugoslavi.
    Che cavolo c’entrano i comunisti italiani e la Resistenza, che cercano di sminuire coloro che strumentalizzano questo fatto?
    Ecco, questo no, non lo sappiamo. Sarei proprio curioso di sentire qualcuno che me lo spiegasse.

  5. qual’è la verità,i racconti raccapricianti di superstiti!è vero anche che tanti anni di dittatura fascista con una gurra dove l’Italia è andata in casa degli altri senza chiedere compermesso,a raziare amazzare e rubare,non possiamo pretendere, che coloro che hanno subito violenze e soprusi spargimento di sangue, che potesse donarti l’altra guancia,è subentrato la vendetta senza guardare i veri colpevoli e quindi chi capitava veniva amazzato.Violenza su violenza questo è lo specchio delle dittature.Oggi serve una Resistenza per diffendere la Libertà, la Democrazia.

  6. sulle foibe e’ stata istituita la giornata in contraltare a quella della memoria,per ricordare che le stragi ci furono anche da parte dei partigiani,nella fattispecie titini.Ma si dimntica sempre l’antefatto:furono si’ stragi su italiani inerm,ma la Jugoslavia fu aggredita da noi italiani e dai nazisti,e fu una occupazione terribile con stragi e deportazioni….non furono gli jugoslavi ad invadere l’italia

  7. chiediamo a quelle persone che sono dovute scappare da Zara, da Istria e da altre città, io ne conosco e, credetemi, per loro è stata molto dura lasciare le proprie cose e la loro terra, erano bambini e non avevano nessuna colpa!

  8. In questa storia non si tratta di destra o di sinistra,anche se bisogna ammettere che per tanto tempo nessuno ha voluto dire la verità,erano “uomini”o bruti che hanno deliberatamente ucciso in modo atroce altri esseri viventi .Queste storie si dovrebbero raccontare perché tutto ciò non avvenga mai più.Sono fermamente convinta che ci sono altre strade per risolvere i problemi dei popoli !!!!!!!!!!!!

  9. Perchè avete cancellato il mio commento? Avevo solo evidenziato la mancanza di memoria e commemorazione di centinaia di migliaia di vittime dell’invasione piemontese nel Sud Italia. Dopo 150 anni avremmo il diritto di conoscere la verità. La questione meridionale parte da lì (anche Gramsci l’ha scritto). Un Paese che amiamo unito non si può basare su retorica e falsità. Il Sud ha sofferto ingiustizie e atrocità che non possono continuare ad essere nascoste. E’ storia, non leggenda e sono passati solo 150 anni.

  10. hanno addirittura cercato di negare la memoria!Quindi come si poteva conoscere la loro dura realta’,da noi la guerra era “finita” e da loro ancora continuava,e poi non si doveva sapere……

  11. Si chiamava Mario Roatta e fu generale dell’esercito FASCISTA:

    Dal 24 marzo 1941 fino al gennaio 1942 fu capo di stato maggiore. Il 18 marzo 1942 venne nominato comandante della 2a Armata in Croazia dove ordinò nella guerra partigiana di “…applicare le sue disposizioni senza false pietà”, dando così inizio ad una vera e propria azione di terrore contro i civili che davano supporto logistico alle bande partigiane. Vennero devastati numerosi villaggi e Roatta si guadagnò nell’elemento locale il sinistro soprannome di bestia nera.

    …e poi e poi e poi…

  12. è innegabile però che mentre l’Italia per molti suoi atti e collaborazioni criminose ,vedi olocausto, ha almeno in un atto simbolico chiesto scusa in varii modi alle popolazioni coinvolte dagli stati dell ex juogslavia non è venuto mai niente anzi si tende a far passare la cosa sotto silenzio e io con questa cosa non ci sto,per questo ricordo.

  13. Mi dispiace dover ammettere che anche la sinistra italiana ha avuto la sua parte nel negare ciò che gli istriani hanno dovuto subire, subito dopo la fina della seconda guerra mondiale, ad opera dei titini. Sono e sarò sempre a sinistra manon bisognerebbe mai permettere che l’ideologia neghi la realtà.

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