La spiazzante “normalità” con cui si guarda al ritorno del Fascismo

Essere eletto consigliere comunale a 19 anni in una città di medie dimensioni come Monza porta con sé un certo carico di aspettative: il timore di non essere all’altezza, il confronto con figure navigate della politica locale, l’impressione di entrare in un’arena dove il livello del dibattito – trattandosi di un capoluogo di provincia – dovrebbe essere alto.

E invece, niente di tutto questo.

Dopo tre anni in consiglio comunale, quel timore iniziale si è trasformato in un’amara constatazione: l’arena non è affollata da gladiatori, ma da spettatori distratti. La politica amministrativa locale sembra più interessata alla gestione delle apparenze che alla sostanza.

Il silenzio sui funerali di Davide Cattaneo

Prendiamo un esempio recente, quasi didattico. Il 12 luglio scorso, a Monza, mentre a poche centinaia di metri di distanza, l’ANPI Cittadina ricordava i martiri di Fossoli si sono celebrati i funerali di Davide Cattaneo, fondatore di Avanguardia Nazionale Monza. All’uscita della bara dal Duomo, una bandiera campeggia sul sagrato e un centinaio di partecipanti, inquadrati in stile parata d’onore, alzano il braccio teso gridando “Presente!”. Un gesto che, in qualsiasi democrazia degna di questo nome, avrebbe provocato sdegno, condanna, prese di posizione da parte di tutto l’arco parlamentare.

A sinistra sicuramente qualcosa si è mosso, oltre lo sdegno di Cittadine e Cittadini, anche i partiti di sinistra si sono posizionati in maniera chiara, tramite mezzo stampa e social, e a breve arriverà un’interrogazione sui banchi del governo nazionale.

A suscitare invece reazioni veementi e prese di posizione pubbliche da parte della borghesia politica monzese, sono, paradossalmente, le iniziative promosse dai centri sociali, o addirittura dall’ANPI, spesso svolte in spazi privati. Eventi che vengono frequentemente trattati come emergenze politiche o minacce all’ordine pubblico. E qui sì che qualche collega si è stracciato le vesti, in preda ad una disperazione isterica, come Achille ai funerali di Patroclo.

La criminalizzazione del dissenso

Il paradosso è evidente: da un lato, si assiste a una crescente criminalizzazione del dissenso, con una pressione costante su chi esprime opinioni contrarie all’attuale status quo, sostiene la causa palestinese o partecipa a mobilitazioni contro il cosiddetto “decreto sicurezza” – oggi divenuto legge – che introduce sanzioni sempre più dure nei confronti di chi manifesta, comprimendo un diritto costituzionalmente garantito.

Dall’altro lato, chi si richiama apertamente ad Avanguardia Nazionale – una formazione dichiaratamente neofascista, sciolta per ricostituzione del partito fascista e coinvolta in tentativi eversivi – lo fa senza ostacoli, in maniera del tutto indisturbata. Questo doppio standard è il riflesso esatto del quadro nazionale.

Eppure, non è solo una questione morale. È anche, drammaticamente, una questione politica.

Perché mentre la destra tace (o finge di non vedere), una parte del centrosinistra è paralizzata. Timida. Impaurita. Prigioniera di una forma di equidistanza automatica, che si traduce in un malinteso senso di equilibrio. Una sindrome da “cerchiobottismo” che finisce, più o meno consapevolmente, per equiparare la disobbedienza civile praticata da realtà come i centri sociali – spesso oggetto di una narrazione caricaturale e denigratoria – con chi ostenta apertamente simboli e retaggi di formazioni eversive come Avanguardia Nazionale.

Se la destra avanza e conquista terreno culturale, lo fa anche grazie a questa afasia del campo progressista, che evita di prendere posizioni nette, decise, incontrovertibili.

Vedremo inoltre se il questore di Monza, Filippo Ferri – lo stesso che la magistratura ha condannato a 3 anni e 8 mesi per falso aggravato in relazione ai verbali falsificati durante i tragici fatti della Diaz nel 2001 – riterrà opportuno intervenire con fermezza sull’accaduto.

Non è il ritorno del fascismo a spaventare davvero. È la normalità con cui viene accolto.

 

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