Venti nucleari dalla penisola coreana

Soffiano sempre più forte i venti nucleari dalla penisola coreana, dopo il taglio della “linea rossa” a causa delle esercitazioni congiunte tra Stati Uniti e Corea del Sud, Pyongyang ritiene il nucleare il maggior deterrente per la sua sovranità e ha annunciato che riaprirà il reattore di Yongbyon chiuso nel 2007.

Di fatto i due paesi sono formalmente in guerra dopo l’armistizio del luglio del 1953 a cui non è mai seguito un trattato di pace. Pyongyang minaccia un attacco nucleare che “spazzerà via dal pianeta i nemici del popolo nord coreano” se continueranno le “provocazioni” da parte di Seoul e i suoi amici. In pochi credono che dalle parole si passi ai fatti, anche se l’escalation dei toni non ha precedenti. In passato ci sono stati diversi incidenti seguiti da minacce di rappresaglia caduti successivamente in un nulla di fatto. Quello che preoccupa è l’inesperienza del giovane leader nord coreano, Kim Jong-un e l’incapacità di gestire i delicati equilibri di forze nella penisola coreana. In principio il paese era sotto l’influenza e protezione dell’Unione Sovietica, con il crollo dell’URSS, la Corea del Nord è scivolata progressivamente sotto l’autorità di Pechino. La Cina infatti è il principale partner economico di Pyongyang e l’intero paese dipende pesantemente dalle forniture energetiche cinesi.

La Cina da parte sua teme un colpo di mano della Nord Corea anche a causa della scarsa dimistichezza al comando del suo giovane leader, ansioso di voler dimostrare il suo valore. Ancora non è chiara la posizione cinese visto il recente cambio dei vertici del partito ma il fatto che abbia votato in sede ONU per un’inasperimento delle sanzioni nei confronti di Pyongyang, fa credere che la Cina spinga per una riunificazione della penisola coreana e che stia per abbandonare il partner nord coreano. D’altra parte Pechino non può permettersi di perdere l’influenza esercitata sulla penisola coreana, punto strategico per il controllo della zona a cavallo tra gli oceani Pacifico e Indiano, lasciando campo libero agli Stati Uniti che sempre più stanno concentrando le loro attenzioni sulla zona.

Di certo c’è che nella Corea del Nord vige una delle dittature più brutali del pianeta. Il popolo nord coreano è vessato da una dinastia familiare, quella dei Kim, che basa il suo pensiero sul Jucke, una sorta di rivisitazione del pensiero Marxista-Leninista che ha trasformato il fondatore della Repubblica Nord Coreana Kim Il-sung, nonno dell’attuale leader, in una sorta di divinità cardine della religione ufficiale. Amnesty International nel 2011 ha denunciato la presenza di campi di concentramento dove vengono rinchiusi gli oppositori del regime. Sopravvivre è quasi impossibile in questi campi e le condizioni disumane fanno intendere che si tratti di campi destinati all’eliminazione fisica dei dissidenti.

Gli sviluppi sulla situazione nella penisola coreana sono incerti, gli equilibri delicati, le forze in campo molteplici, soltanto una strategia diplomatica oculata e lungimirante può portare ad una soluzione pacifica della crisi, evitando sofferenze ulteriori al martoriato popolo nord coreano.

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