L’Italia è già sveglia (la Politica no)

Nelle 2138 pagine che costituiscono attualmente l’iter legislativo del disegno di legge d’iniziativa Manconi-Corsini – poi Cirinnà, dal nome della successiva relatrice in Commissione Giustizia al Senato – ciò che più colpisce è la premessa al testo fatta dal senatore Manconi: evitare “che la tutela di diritti fondamentali della persona sia lasciata all’alea di interpretazioni più o meno ‘evolutive’, come se diritti e libertà dipendessero da concessioni giurisdizionali e non invece da riconoscimento di legge”.

Il ddl oggetto del contendere di questi giorni – che per semplicità chiamiamo ddl Cirinnà – era nato come estensivo di diritti e doveri familiari a tutte le forme stabili di convivenza non regolamentate, sia etero che omosessuali, riprendendo pedissequamente articoli del Codice Civile in materia di matrimonio precludendo però la possibilità di adottare figli non biologici.

Al subentrare della relatrice Cirinnà, il ddl viene ampiamente modificato, restringendo le disposizioni al Capo I alla sola unione civile omosessuale. Parte in quarta, fra rinvii e mancate calendarizzazioni, la pioggia di emendamenti delle pedine vaticano in Parlamento, la bagarre sull’articolo 5 comma 1 del disegno di legge che apporta modifiche alla legge 184/1983, ovvero la disposizione che introdurrebbe l’adozione del figliastro o, per usare anglismi cari alla stampa, la stepchild adoption.

È un tripudio di comparsate radiotelevisive di personaggi che senza il dibattito sui diritti degli omosessuali a quest’ora probabilmente farebbero altri mestieri: da Mario Adinolfi ai vari rappresentanti delle associazioni LGBT, rei – questo va detto – di aver abbracciato un disegno di legge tremendamente al ribasso che si è discostato così tanto dall’originale previsione dei senatori Manconi-Corsini da sembrare un semplice contratto di convivenza rinforzato: per dirne una, l’articolo 8, comma 1, lettera b manderebbe alle ortiche le trascrizioni nei registri comunali dei matrimoni fra persone dello stesso sesso contratti all’estero, declassandoli a unioni civile quando in alcuni Paesi (Malta-Israele-Messico) i matrimoni same-sex vengono tranquillamente registrati pur non essendo celebrati.

Al teatrino si aggiunge il ritorno dei domini della curia italiana, l’ex presidente della CEI Ruini e l’attuale Bagnasco, i quali da tempo immemore travalicano i loro compiti spirituali interferendo con l’attività legislativa indipendente e sovrana della Repubblica Italiana. A ospitare le parole di Ruini, Bertone e infine del sovrano vaticano Francesco sono i giornali della piccola borghesia italiana, Corriere della Sera e La Repubblica in testa, impegnati in un tentativo subdolo di affondare il ddl Cirinnà, che – duole dirlo – rappresenta l’unica chance in questa legislatura di ottenere un minimo riconoscimento per le unioni omosessuali e per le convivenze di fatto (regolate al Capo II del testo).

Proprio dalle colonne di Repubblica viene la tirata per la giacca al Presidente Mattarella, che secondo il giornale non sarebbe disposto a firmare la legge. Una ingerenza che, sommata all’intervista rilasciata dal cardinal Ruini che si esprime riportando una falsità sull’impossibilità di equiparare la coppia omosessuale alla copia eterosessuale, materia sulla quale si è già espressa la Consulta con le storiche sentenze 138/2010 e 170/2014.

La fanfara giornalistica tenta di confondere le acque, di fare da cassa di risonanza al movimento conservatore in seno al cattolicesimo – che, va detto, è ben diverso da quello che viene detto da questi personaggi –  evitando pidocchiosamente di citare la mobilitazione spontanea – dal nome #Svegliatitalia – in un centinaio di piazze italiane e europee di oggi a sostegno delle unioni civili. La sola notizia che viene citata dai TG nazionali – dalla RAI a Mediaset a La7 – è quella del Family Day, quell’adunata di famiglie che è riuscita negli anni a portare in Parlamento i tre principali promotori dell’originario Family Day: Giovanardi, Roccella, Pezzotta.

E ieri invece l’appello del Papa alla misericordia, che ancora non è chiaro cosa sia, fermo restando l’insindacabilità del matrimonio cattolico tradizionale: indissolubile, fra un uomo e una donna, volto alla generazione di prole.

C’è una cosa che forse tutti non sanno e che forse vale la pena ricordare. Il 12 maggio è una data importante: il referendum sul divorzio e il primo Family Day. Il grande smacco dell’Italia ’74 e la reazione del 2007, volutamente collegata al primo referendum svoltosi nel nostro Paese. Oggi le piazze italiane chiederanno a gran voce che i diritti di tutti vengano tutelati e, come 35 anni fa, bloccheranno l’ingerenza della Chiesa cattolica negli affari della nostra Repubblica, indipendente e sovrana.

40 commenti su “L’Italia è già sveglia (la Politica no)”

  1. Non sono d’accordo. In tema di certi diritti civili in questo paese la tanto vituperata (spesso a ragione) classe politica è persino più avanti della società civile, almeno per quel che rivelano i sondaggi che ci dicono come in genere circa il 60 % degli italiani che esprimono un’opinione siano (purtroppo) contrari alla stepchild adoption, percentuale che aumenta per affidi di minori non figli del partner.

  2. …”Non c’è nulla di naturale in un matrimonio, a cominciare dalle bomboniere per finire ai regali improbabili che si trovano nelle liste di nozze. Secondo natura, per generare un nuovo essere vivente sono necessari, di regola, due esemplari di quella specie: un maschio e una femmina. Secondo natura, per generare un nuovo essere vivente sono necessari, di regola, due esemplari di quella specie: un maschio e una femmina.
    Ma la natura si ferma qui. Anzi la natura porterebbe – specialmente noi maschi – ad andarcene dopo aver adempiuto, più o meno efficacemente, al nostro compito riproduttivo, per stare con i nostri amici maschi, andare a caccia o giocare a calcetto. Invece ci sposiamo, non perché sia naturale, ma perché esistono delle regole del vivere civile che ci fanno capire che questa è la scelta migliore, per quanto innaturale. E molti di noi, nonostante le difficoltà e le suocere, sono felici di essere sposati. Fare l’amore è qualcosa di piuttosto naturale, qualcosa che ci viene spontaneo, qualcosa che più o meno tutti riusciamo a fare, invece vivere insieme, costruire una famiglia – che ci sia o meno il vincolo del matrimonio poco importa – è qualcosa di un po’ più difficile, meno spontaneo, e infatti non tutti riescono, perché richiede un impegno quotidiano, uno sforzo continuo, una capacità di adattarsi ai tempi e alle idee dell’altra persona, che non è sempre naturale avere. Certo l’amore aiuta a smussare gli spigoli più duri, ma poi interviene la riflessione che – ne converrete con me – non è affatto naturale, specialmente in noi maschi.
    Nel lessico di tutti i giorni noi diciamo appunto costruire una famiglia. Per costruire una casa non basta l’estro, occorre un progetto […] un progetto vi pare forse qualcosa di naturale? Ovviamente non lo è, è il frutto di una serie di decisioni, giuste e sbagliate che siano, che ci portano appunto alla costruzione della nostra famiglia.
    Se la famiglia quindi è qualcosa di così intrinsecamente innaturale, perché dobbiamo decidere che una famiglia è solo quella formata da un uomo e da una donna? Per generare una nuova creatura continueranno ad essere necessari una donna e un uomo, perché la natura ha deciso così, ma per costruire una famiglia bastano due persone, qualunque sia il loro sesso. E, al di là della natura che continuerà a fare quello che deve fare, è poi in questa famiglia, progetto della vita di due persone, che cresceranno anche i figli.
    Il matrimonio è un istituto giuridico che regola una parte della vita delle persone e, come avviene nella società per qualsiasi altro istituto giuridico, è destinato a cambiare, perché cambiano le idee delle persone. Fino a qualche anno fa la consuetudine portava all’idea che un matrimonio potesse essere contratto soltanto tra due persone di sesso diverso, ora molti di noi la pensano diversamente e quindi è naturale – in questo caso l’aggettivo è usato a proposito – cambiare le leggi che regolano questo istituto. Se accettiamo l’idea che tutte le persone abbiano gli stessi diritti ne discende che tutti hanno, tra gli altri, il diritto di costituire una propria famiglia.
    Io sono a favore del matrimonio per le persone dello stesso sesso non solo perché credo fermamente che tutte le persone siano uguali e abbiano tutte gli stessi diritti, ma anche perché credo nel matrimonio. Penso che il matrimonio sia un istituto importante, che aiuta le persone a prendersi responsabilità e impegni. Quando diciamo a un’altra persona che le vogliamo bene e che ci prenderemo cura di lei non possiamo dirlo a cuor leggero, è qualcosa di importante. E bello. Perché qualcuno deve esserne escluso solo perché ha deciso di sposare una persona dello stesso sesso?
    Tutti hanno il diritto di avere brutte bomboniere.”… http://ipensieridiprotagora.blogspot.it/2014/12/verba-volant-151-naturale.html

  3. io ho partecipato alle battaglie civili degli anni 70 e ripeto sempre lo stesso ritornello: il permettere ad altri di poter vivere la propria vita NON pregiudica la nostra.

  4. Mi risulta che per molti cattolici (le prime che mi vengono in mente, sono due eminenze cattolicamente politiche o, a seconda delle preferenze lessicali, politicamente cattoliche; Fanfani Amintore e Pivetti Irene) la Chiesa abbia decretato la Nullità del Sacramento Matrimoniale, contratto (in quanto é il prete che fa le veci dell’ Ufficiale di Stato Civile e non il viceversa) in età e condizioni cui nulla e nessuno ostavano.
    Per ottenere la Nullitá di un Matrimonio cattolico, non dovrebbero bastare, tutti e soli, gli Oboli, che oboli, alla Chiesa Cattolica. Ma solo la violenza morale e/o corporale.

  5. senza voler dar del rincoglioniti a nessuno.. ma vi rendete conto che avete scritto “gli affari della nostra Repubblica, indipendente e sovrana”.?!?!?! Ma in che mondo vivete? Ma che c’e’ stato il colpo di Stato Monnti/Napolitano, ve ne siete accorti? che non si e’ votato nessun presidente del consiglio da anni e che la Repubblica non esiste piu’ e non esiste nessun topo di sovraneita’ ne tantomeno di indipendenza ve ne siete accorti? o dormivate? fate attenzione ai titoli che scrivete altrimenti passate per dei quaquaraqua…

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