Stiamo ascoltando l’orchestra del Titanic. Mentre affonda.

Mi sono sempre chiesto che senso avesse comprare un videogioco per PS3, Xbox etc. e pagarlo al prezzo stratosferico di quasi 70 euro (69,90 per l’esattezza, fanno sempre leva su questi trucchetti psicologici), quando dopo 6 mesi lo puoi trovare a 30-40 euro in meno, a seconda del titolo. Mi sono anche chiesto perché certe case di produzione insistessero a mettere prezzi così alti, visto che ai gloriosi tempi dei giochi della PlayStation in lire un gioco non lo pagavi più di 50mila (ed era già ai tempi un’enormità). Poi un giorno, mentre gironzolavo per il Mondadori di Piazza Duomo per dare un’occhiata ai nuovi titoli in uscita, assistetti ad una scena che mi lasciò di sasso: un ragazzino di una decina d’anni chiedeva al papà 3 giochi (non uno, tre) per PlayStation (a quei tempi era la 2), per un totale di quasi 150 euro.

E non me ne capacitavo, perché alla sua età qualsivoglia regalo desiderassi, non mi arrivava prima di Natale, del compleanno o dell’onomastico (che coincideva con la pagella di fine anno, quindi avevo tutto l’interesse affinché i voti fossero alti… più erano alti i voti, più possibilità c’erano di avere un bel regalo). E mio padre, finché era vivo, mi ha insegnato a cercare di rinunciare a certe cose “futili” e di mettere via i soldi, magari per poi comprarmi qualcosa di utile o comunque che mi piacesse veramente, senza buttare via i miei soldi. Sarà forse per questo che non fumo e sono praticamente astemio.

In ogni caso, la notizia che il nuovo Call of Duty abbia incassato in 24 ore tra gli USA e il Regno Unito la bellezza di 400 milioni di dollari, devo dire che mi sorprende parecchio. Se non altro perché capolavori cinematografici come Avatar ne ha incassati 77. Idem Star Wars o il Signore degli Anelli. Fosse poi un gioco che stimola le menti e il pensiero, potrei anche capire: ma è un gioco di strategia militare in cui si ammazzano persone. Senza un apparente scopo, se non quello di “servire il proprio Paese”. Il punto è che ammazzi virtualmente anche altri utenti.

Sì, perché oramai i giochi multi-giocatore non esistono più e se mio padre fosse ancora in vita probabilmente impazzirebbe a trovare un gioco per far giocare contemporaneamente sia me che mia sorella, come faceva una ventina d’anni fa: i bei tempi in cui invitavi a casa gli amici per giocare a turni sono finiti. Tutto si svolge al buio della tua camera, sei solo, tu e lo schermo del tuo computer, affinché tu non abbia contatti con gli altri, se non attraverso il gioco stesso. L’elogio dell’individualismo passa anche per questo: la frammentazione dei legami sociali, fino all’esclusione persino della tua famiglia, dei tuoi fratelli e sorelle. Un vuoto affettivo che coltiva solo la tua bravura nell’ammazzare più gente di un altro tuo clone da qualche altra parte del mondo.

Direi che chi pensa di agire solo sul fronte economico, pensa davvero male. Il fronte culturale, così rozzamente ignorato anche a Sinistra, non può essere lasciato alle spinte anarchiche del mercato e, soprattutto, dei produttori di videogiochi.

Di questi tempi, mi viene in mente la scena del Titanic in cui l’orchestra continua a suonare, anche se la nave sta affondando. Ecco, noi stiamo ascoltando l’orchestra del Titanic, compiaciuti di quanti giocatori virtuali stiamo ammazzando con il nostro joystick. Non abbiamo ancora capito che con quel joystick non stiamo ammazzando gli altri, ma stiamo ammazzando noi stessi. Quando lo capiremo (e lo capirà chi può mettere un freno a tutto questo) sarà troppo tardi. E col senno di poi diremo “caspita, quanto siamo stati ciechi.

Del senno di poi, però, come è noto, sono piene le fosse.

P.S. in risposta alle critiche dei fan di Call of Duty

Comprendo che leggere la propria immagine riflessa in un articolo dia fastidio. Darebbe fastidio anche a me. Detto ciò, evidentemente  il vostro cervello è abituato al grilletto facile del vostro videogioco preferito, quindi ad una certa spara a zero non appena legge una seppur velata critica non al videogioco in sé, ma al sistema che lo produce.

Nessuno di voi ha mai sentito parlare della socializzazione di valori come la guerra, la mafia e altro attraverso i videogiochi? Paperino contro Hitler negli anni ’30 non vi ricorda nulla?

E dire che il titolo mi sembrava chiaro: stiamo ascoltando l’orchestra del Titanic (ovvero giochiamo a videogiochi che propugnano certi valori, indirettamente condividendoli), nonostante il sistema stia crollando.

Nessuno ha criticato la grafica del gioco, la sua trama (esiste una trama negli sparatutto americani?), né in particolare ha condannato chi gioca ai videogiochi (li ho sempre considerati parte integrante del mio tempo libero): ho detto che spendere 70 euro per un videogioco appena uscito in tempi di crisi e poi lamentarsi delle tasse che aumentano, dei sacrifici da fare e delle rate dell’ennesimo elettrodomestico preso a rate, lo trovo ipocrita come da idioti. Semplice.

Allo stesso videogioco si può giocare quando costa 30 euro in meno, e non bisogna aspettare molto, appena sei mesi. E ci si può stare tutte le ore che si vuole, quando ho tempo e ho voglia di divertirmi, accendo anche io la mia PS3 e mi faccio una partita.

Il fatto che però Soloni che quando si va in Libia o in Afghanistan scendono in piazza contro l’imperialismo americano e poi passino le ore a sparatutto (tutt’altro che stimolanti dal punto di vista culturale) in cui gli americani sono i buoni e gli altri sono i cattivi, pagando anche 70 euro per impersonare l’americano buono, sinceramente la dice lunga sulla qualità dei miei detrattori.

Non è Call of Duty il problema, era semplicemente un esempio portato alla collettività: c’è chi ha capito, c’è chi non vuole capire. Chi non vuole capire, però, perché si sente preso in causa, semplicemente si astenga da dare giudizi sulle qualità del sottoscritto.

Quanto al bere e al fumare, stavo descrivendo le mie preferenze personali e la mia opinione sulle stesse: nessun intervento “catto-comunista” (superlativi gli aggettivi che i trinariciuti dei videogames mi hanno appioppato… e io che mi lamentavo dei democrats italiani che difendono ancora D’Alema).

46 commenti su “Stiamo ascoltando l’orchestra del Titanic. Mentre affonda.”

  1. La VeriTà è QuesTa_Io Mi Tiro DeNtro AllA NoTiZia PerChE’ Ho CoMprAto BaTTelFieLd 3_SoNo CoNsaPeVole Di UccIderMi..

  2. Nei momenti di crisi la gente sente più bisogno di svago, e un videogioco svolge perfettamente questa funzione. Io me lo spiego così, e credo che questa sia la causa anche dell’assedio al negozio di elettronica avvenuto a Roma due settimane fa (se non ricordo male), se non hai futuro lo shopping è consolante. Non sto dicendo che sia giusto (ah, l’oppio dei popoli…), dico che non mi stupisce

  3. Chi ha scritto questo articolo NON ha videogiochi, sicuramente non per WII o per XBOX360… né tantomeno ha giocato a Call of Duty, nessuno dei vari.

    Una differenza di Call of Duty rispetto a moltissimi altri del suo genere, è la possibilità di giocare in multigiocatore a schermo diviso. E oltre a questo ci sono giochi di ruolo a turni, strategici, sportivi, simulativi, quiz, giochi idioti, etc… giochi di TUTTI i tipi disponibili SU TUTTE LE CONSOLE per giocare insieme ai tuoi amici DAL VIVO.

    Chi scrive, oltre a giocar ai videogiochi, gioca di ruolo con i suoi amici giochi di ruolo in versione cartacea senza altro ausilio se non la fantasia, fa sport, frequenta l’università e lavora… e dedica ai videogiochi in “solitaria”… quelli “nel buio della propria stanza” solo il tempo in cui nessun’altro è disponibile per esser presente, in cui non deve studiare o esser fuori casa.

    C’è ancora un’ampissimo spazio di manovra per l’autonomia, la moderazione e i limiti.
    Dar la colpa ai videogiochi è solo uno specchietto per allodole… sinceramente mi delude vedere che un sito a cui do molto peso e per cui porto rispetto e seguo con attenzione pubblichi articoli con così scarso pensiero e debole riflessione alle spalle.

  4. @Davide Rinaldi: comprendiamo il suo estremo disagio e la relativa foga nel difendere se stesso in quanto consumatore della serie Call of Duty. Detto questo, è il caso che non si addentri troppo in giudizi così tranchant su chi ha opinioni differenti dalle sue. Inoltre, ha completamente travisato il senso dell’articolo. Giochi di meno, le farà bene. EB.IT STAFF

  5. Enrico Berlinguer Premesso che gioco a Call of Duty, ma non penso tra tutti e tre i titoli di aver raggiunto neppure le 45-50 ore in tutto (il che, in soldoni, significa una decina di serate con gli amici più qualche partita da solo sulla campagna che, tra le altre cose è una bella storia e c’entra davvero poco col discorso “salva il paese” come è stato presentato nell’articolo.
    Il SENSO dell’articolo non può esser disgiunto dal MODO dell’articolo. E, da persone di cultura come chi ho spesso letto su queste pagine, penso che ciò sia assolutamente indiscutibile. Se per difendere il senso di una argomentazione si travisano fatti, si ignorano concetti, si interpretano dati fattuali e non concettuali, quindi non interpretabili se non in un gioco molto minore rispetto a ciò che è stato fatto, il SENSO ne esce decisamente indebolito.

    Non si può difendere una bella idea o un bel concetto su dati sbagliati o su discorsi sterili e qualunquisti, per giunta in errore.

    Non sono contro il senso… il problema è che in nome di ciò che si voleva portare come scopo ultimo dell’articolo si è fatta una analisi sbagliata, superficiale e facilmente smontabile… E oltretutto NON si è individuato il problema.

  6. io credo che il punto non siano i 400000000 ma il fatto che i videogiochi in generale hanno passato il cinema,non solo come fatturati.Senza parlare di teatro e editoria.e il videogioco svago che supera la teoricamente(cultura) credo che questo sia il senso

  7. In effetti per quanto io sia un possessore di wii e odi i giochi stile guerra o sparatutto non biasimo chi puo aver comprato Call of Duty, e’ un gioco superlativo se pur non lo amo. E cmq meglio 60eur cosi che spesi in discoteca per due drink o per molto peggio. L’Italia va a puttane non certo perche’ un gioco superlativo fa il botto …

  8. io sinceramente non capisco un’acca di videogiochi, non ho nessuna console in casa e non mi piacciono… però quest’articolo mi sembra pericolosamente catto-comunista (soprattutto catto).. e la risposta data dallo staff della pagina a Davide Rinaldi è veramente deludente

  9. Secondo me questo articolo con tutto il rispetto è scritto da uno che i videogiochi non li ha mai giocati e che quindi non sà nemmeno quello che scrive.
    Io ai videogiochi gioco da ‘sempre’ e ne sono un appassionato, e ti posso assicurare che non hanno mai ‘inficiato’ con il regolare svolgimento della mia vita, ho studiato, frequentato ragazze e amici e fatto sport. Bisogna ricordare che anche quello dei videogames è un hobby/passione e che come tale bisogna vedere nello specifico come una persona lo vive, perchè ATTENZIONE lo stesso discorso si potrebbe applicare al Calcio, alle moto o alle macchine…
    Anche sul discorso del prezzo ho le mie riserve, di modi per prendere videogames a prezzi più convenienti ce ne sono eccome (amazon, e siti simili in giro per la rete dove si risparmia parecchio), senza contare che se voglio comprarmi uno/due videogiochi in un anno non penso che andrò rovinato.
    Tornando all’articolo questa volta mi dispiace ma chi ha scritto l’articolo è caduto nel qualunquismo più bieco.

  10. Ma anche il discorso sul fumare e bere non lo ho inquadrato molto.Mi piace fumare,si fumo per piacere,sapendo che nuoce alla mia salute,fumo dell’ottimo tabacco golden virginia verde,spendendo anche relativamente meno delle sigarette normali;adoro il whiskey e le birre pastose,e i soldi che ci spendo sopra li reputo adeguati ad una cosa che mi piace.

  11. no no no no non ci siamo proprio. Anch’io sono fan della pagina e ne condivido quasi sempre il pensiero, ma ho trovato questo articolo veramente scadente, non perchè condanna call of duty, che è solo uno dei tanti giochi best seller, ma perchè di articoli come questo nella mia vita di giocatore ne ho visti fin troppi.

    L’autore è solo l’ennesimo nostalgico che se la prende con le nuove generazioni perchè la sua è ormai passata di moda. “Sì, perché oramai i giochi multi-giocatore non esistono più e se mio padre fosse ancora in vita probabilmente impazzirebbe a trovare un gioco per far giocare contemporaneamente sia me che mia sorella, come faceva una ventina d’anni fa: i bei tempi in cui invitavi a casa gli amici per giocare a turni sono finiti.”
    Basta solo UN MINIMO di approfondimento nel campo dei videogiochi per capire quanto siano ridicole frasi del genere.

    I videogiochi non sono il problema della società, né lo specchio dei problemi di essa, sono solo una forma di svago che riempie i tempi morti. Se la gente non sa educare i figli non date la colpa a call of duty per favore, perchè è una cosa ridicola ai limiti dell’imbarazzante.

    Però con il sito fate un ottimo lavoro, e la scelta di ricordare una figura come Enrico è fantastica, soprattutto per gente come me che allora non c’era ed è cresciuta con 20 anni di berlusconismo come unica forma di “politica”. Critiche sì, ma anche onore al merito:D

  12. @Davide, probabilmente sarà l’ora tarda, ma le sue argomentazioni sono deboli quanto gli insulti del signor Lecchi, che si è magistralmente definito da solo. Il problema è l’ideologia della molteplicità dei numeri uno contrapposta ai numeri zero, c’è una vasta letteratura al riguardo della filosofia politica, si faccia una cultura oltre gli sparatutto. Se lei si sente preso in causa perché è uno di quelli che magari va in piazza a protestare contro le banche e poi le finanzia in questo modo, è affar suo. L’autore non è affatto contro i videogiochi, ma con il modello di videogioco che si sta affermando. EB.IT STAFF

  13. Enrico Berlinguer @Nicola Pedretti
    Va allo stesso tempo spezzata una lancia nei confronti del discorso di fondo… nonostante la fortissima carenza concettuale e argomentativa dell’articolo. C’è sicuramente un problema se non vi è più la cultura del far guadagnar le cose… ma che un ragazzo che ha 3 anni meno di me mi parli dei “suoi” tempi mi sembra quantomeno esagerato.

    Inoltre, i videogiochi superano il cinema?? Beh… i prezzi sono sicuramente più alti per unità: una sera al cinema costa 5-7€… un gioco in uscita dai 50 ai 70. Il che, con una semplice divisione dimostra che son stati venduti 10 milioni di copie di CoD3 in UNA SETTIMANA mentre Avatar in UN WEEK-END ha avuto 11 milioni di spettatori…
    E poi, sul serio… Avatar è cultura? Ogni cosa è Illuminata è cultura, Eternal Sunshine of the Spotless Minds è cultura. Avatar è una storia vecchia di 20 anni, vista mille volte fatta con una bella grafica innovativa.

    Chi ha scritto quegli articoli, oltre alla boria dell'”uomo di cultura” si è disturbato di conoscere l’oggetto della sua invettiva? Conosce “Lost Odissey”? Conosce “Bioshock”? Conosce la serie “Myst”? Ha mai provato l’emozione di giocare anche uno solo dei videogiochi della serie Zelda?
    Sono storie che nulla hanno da invidiare ai libri, e lo dice un divoratore di romanzi, raccolte di racconti brevi, poesie di quasi ogni tipo.

    Molti titoli hanno una dimensione di azione per l’immedesimazione del personaggio e purtroppo si sente la mancanza di una branca di videogiochi con belle storie in cui non sia concepito lo “scontro”… quello sì, può esser un problema ma non è certo questo a rovinarci la vita.

    Il prezzo dei videogiochi è aumentato anche in relazione all’elevata pirateria. Io ho l’X-BOX originale e tutti i giochi anche, salvo rari casi aspetto che scendano un po’ i prezzi per comprare nuovi giochi… di 14 persone tra le mie frequentazioni SOLO UNA ha la console non modificata e usa solo giochi originali… quindi per ogni persona che si compra il gioco, altri 7 lo scaricano… e sul PC il rapporto è persin più impietoso. Si ha idea di QUANTE persone ci siano dietro a un videogioco e per che volumi di lavoro? Inoltre in un film i soldi si fanno sul cinema, poi sulla distribuzione su supporti, sui diritti di ritrasmissione, sulle successive citazioni, etc… nei videogiochi sulla vendita del gioco E BASTA.

    Insegno Matematica a due classi di scuola media… e sono molto più arroganti e si comportano come se tutto gli sia dovuto… quindi conosco il SENSO dell’articolo probabilmente molto meglio di chi lo ha scritto… ma se i MODI dell’esposizione sono sbagliati, tutto perde di valore… e questo tanto nelle scienze esatte quanto nelle scienze umane… e nelle cose degli uomini, senza eccezioni!

  14. In maniera pacata ed educata vorrei ricordare che nell’articolo,l’autore cita proprio il genere dello sparatutto come morte della società civile,”stiamo ammazzando noi stessi” è ben chiaro nel discorso,non c’è motivo di aizzare i toni o offendersi,però secondo me,e anche secondo altri che magari hanno espresso questa mia stessa opinione in maniera più erculea,l’autore in questo articolo si è fatto prendere per il naso da del qualcunquismo geriatrico che nemmeno mia nonna fomenta più.

  15. Enrico Berlinguer Probabilmente mostrare educazione nei suoi riguardi è tempo perso, e trovo vergognoso che una persona con una tale boria si possa nascondere dietro un nome come quello di Enrico Berlinguer.
    Non vado in piazza contro le banche, perché dovrei andar in piazza contro di noi. Se l’1% del mondo comanda il rimanente 99% è perchè il rimanente 99% glielo ha permesso. I numeri uno, senza gli zero, non sono niente e lo sanno. Sono gli zero che non conoscono il loro immenso valore.
    Lei non conosce neppure il modello di videogioco che va affermandosi perchè sennò che affianco ai vari GTA (quelli sì, davvero, inutili, senza storia, trama, morale) vi sono altre categorie ben più meritevoli.

    Le faccio inoltre notare che l’ora è tarda per entrambi e le sue argomentazioni, ben lungi da aver una qualsivoglia rilevanza in una qualunque delle scienze sociali esistenti al momento sul pianeta, sono non povere, ma nulle… visto che si sta limitando a rispondere dando dell’ignorante (suggerire di farsi una cultura significa sentenziare la carenza).

    L’incapacità al confronto però non era una delle caratteristiche di Enrico, mentre lo è di persone come Silvio… forse dovrebbe dedicarla a lui la sua prossima pagina Facebook se questi sono i suoi modi di interazione con gli altri.

  16. Il problema di base è:
    Perché deve esser ritenuto sacro oppure maledetto?

    Inoltre si vede che non si legge ciò che scrivo… perché al contrario di qualcun’altro in questa pagina sto cercando di toccare tutti i punti della questione.
    Come ho già detto: ci sono videogiochi pessimi, che vendono tantissimo, che sono diseducativi, immorali e vuoti di qualsivoglia concetto. Ce ne sono, di meno, che sono l’esatto contrario (Lost Odissey è uno di questi esempi, i primi Myst, alcuni videogiochi sulla falsariga di romanzi storici anche)… e altri che sono delle vie di mezzo che, se conosciute al di là di quattro righe scritte da qualche ignorante in materia, sono assolutamente di qualità.

    Ma poi scusate, al di là della trama e del gioco in singolo: una socializzazione online (perchè spesso si interagisce parlando, conoscendosi, chiacchierando e alle volte incontrando compagni di gioco) ripetuta nel tempo per una spesa unica di 60€ vale di MENO di due serate in discoteca con cocktail orrendi e muoversi su ritmi non musicali e sintetici pagando 30€ per l’ingresso senza davvero parlare con nessuno?

    Senza contare che, signor Nicola, come ho scritto nel mio PRIMO commento… io ai videogiochi da solo (online o non) dedico il tempo libero da studio, lavoro, amici, nutrizione, sonno, sport. E in quel tempo libero metto libri, videogiochi, film, serie TV, leggere articoli in internet, etc… tutto. Sembra così strano?

  17. Sarebbe bello se chi li ritiene tali li conoscesse nell’insieme del suo corpus. “Superpower2”, “Republic: the revolution” per citar due esempi facili sono ben lontani da essere delle distrazioni ma sono degli spaccati dei mezzi e dei metodi della politica e della gestione governativa, oltre che delle meccaniche interrelazionali a livello sovranazionale e interpartitico… e parliam di due titoli che hanno venduto oltre 15 milioni di copie nel mondo tra tutti e due. Certo non ha la diffusione di Fifa o CoD… ma non esiste solo quello.

    Inoltre in molte trame di giochi molto venduti ci sono delle analisi non superficiali delle meccaniche di distrazione di massa dai reali problemi. Chi fa videogiochi e chi li idea è gente che lavora e che vive gli stessi problemi di tutti noi, non sono persone che vanno in giro con auto blu, miliardarie di famiglia… quindi ci mettono del loro nelle lero storie… è questo ciò che chi ha scritto questo articolo e fors’anche lei signor Nicola, non comprendete.

    Per fare una analisi di un oggetto bisogna conoscerlo. Valutare un oggetto per gli effetti che ha su una parte di chi ne fa uso è lungi dal conoscere o dall’aver capacità di analisi dell’oggetto.
    Sarebbe come dire che lo sport è dannoso perché i tifosi nel calcio talvolta si picchiano e perchè i cori sono idioti. Il problema non è del calcio, né dello sport, ma dell’indotto.

  18. Visto che mi dai del tu, mi permetto di farlo anche io.
    Una recensione è una conoscenza veicolata. La mia recensione e quella di un altro sarebbero diverse perchè inficiate dall’esperienza sensoriale. Qui siamo nel mio ambito: le scienze sociali.
    Si fa l’errore di tutte le scienze sociali alle origini: formarsi delle opinioni prendendo per assunti di base le opinioni altrui o, in altra istanza, lasciarsi andare all’erronea (o perlomeno desunta da principio e neppure verificata) convinzione di base di esser superiori e poter giudicare con un’occhiata da una posizione privilegiata perché esterna e distante.

    Non serve una recensione.
    La storia te la ho scritta via messaggio privato, e quella già basterebbe a connotare il titolo non in un semplice registro di ammazza e squarta(o punta e spara, che dir si voglia). Si dichiara che fa parte dei giochi che si giocano da soli nel chiuso della propria stanza… ma oltre a dimenticare che permette di giocar insieme ai tuoi amici A FIANCO a loro… anche il multiplayer di questo genere di giochi raramente è solitario… spesso e volentieri i giocatori si riuniscono in gruppi chiamati clan(a tutti gli effetti dei gruppi sociali, sia da un punto di vista della psicologia sociale, sia per quanto concerne il concetto di comunità antropologica) e quando giocano online insieme sono collegati tramite cuffie e microfoni e alcuni di questi clan in occasione di convention o fiere elettroniche organizzano raduni e si conoscono dal vivo… oltre che parlar di loro TRA di loro anche mentre giocano.

    Ci sono gli estremi, e forse non sono così limitati come piacerebbe pensare ai videogiocatori, di persone che si isolano dal mondo in favore di un divertimento e un appagamento virtuali… ma si tratta non di un effetto del videogioco, ma di una persona che ha trovato una scusa per realizzare una sua necessità.

    Il problema è, forse, da non confondere con la soluzione adottata da alcuni.
    Il problema è che sempre più gente sente la necessità di estraniarsi ed allontanarsi dagli altri, o di aver l’impressione di farlo, e sfrutta il videogioco a questo scopo. Ma questo non è un bisogno che i videogiochi hanno creato, è solo un desiderio che altre cause del mondo generano e che i videogiochi soddisfano.

    Senza contare che i videogiochi (ed è già un grave errore considerare un corpus unico i videogiochi… come se tutti i libri fossero uguali e tutti i film identici), se giocati a mente aperta e attenta sono ben lungi da essere una estraniazione dalla realtà sotto molti loro aspetti… specie nei risvolti di alcune trame, le caratterizzazioni dei personaggi, le frasi dette, …

  19. Articolo ridicolo, pressapochista, inesatto e, in ultima analisi, che non fa che ripercorrere l analisi berlusconiana del ” i ristoranti son sempre pieni”. Non amo la serie in questione per motivi tecnici, e usarla per dire che non esistono piu i giochi multigiocatori quando quella ne è l ossatura fondamentale è davvero impagabile…

  20. i videogame sono un hobby che per certi versi ha degli effetti positivi… sviluppo dei riflessi e dell’intelletto… ma c’e un pero’ grosso quanto una casa… purtroppo e’ una di quelle attivita’ ludiche a grosso rischio di generare dipendenze ossessive e gli adolescenti non sono assolutamente in condizione di potersene rendere conto , personalmente quindi non demonizzerei i videogame se usati con moderazione e a patto che non rubino lo spazio alle attivita’ piu serie, ad altri hobby e alla socializzazione

  21. a parte la questione economica che condivido pienamente (soprattutto per questo gioco uguale ai predecessori ma in vendita allo stesso prezzo), la seconda parte secondo me è del tutto soggettiva e sbagliata. un videogioco è un videogioco, un hobby come lo può essere qualsiasi altra cosa, una passione il fatto che sia individuale non c’entra nulla. ci sono persone che organizzano serate in casa propria con gli amici per condividere questa passione, quindi la storia della cameretta buia e sola non regge per lo meno non per tutti. non tutti sono i videogiocatori che rinunciano ad avere una vita anche fuori ed annullano se stessi nel videogiocare.

  22. Da futuro programmatore di videogiochi nn posso essere d’accordo cn l’articolo XP… Cmq parlando seriamente… Sono un assiduo giocare di Call of Duty e solo cn il MW2 ho collezionato qualcosa come 150-200 ore di gioco in 10 mesi… Nicola quando gioco, e lo stesso vale per tutte le persone cn cui ho avuto il piacere di parlare di sparattutto, nn penso “Che figo sono l’eroe americano”, penso “Che figo questo gioco”… Potrei essere anche un soldato della Nuova Guinea che nn mi potrebbe interessare, gioco perchè mi piace la storia, gioco perchè mi piace… La questione economica poi è una sciocchezza… Anche se abbasserei il prezzo di almeno 20 euro dovete capire che dietro ci sono migliaia di persone. Infine vorrei dire che la storia della morte della società civile perchè ci ammazziamo a vicenda in multiplayer è una baggianata… Gioco multiplayer, gioco a softair ma nn mi è mai venuto in mente di picchiare qualcuno…

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