L’8 per mille

È tempo di dichiarazioni. Ogni anno l’8 per mille del prelievo IRPEF viene distribuito tra Stato, Chiesa cattolica, Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, Assemblee di Dio in Italia, Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi, Chiesa Evangelica Luterana in Italia, Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

La legge nacque nel 1984 dall’accordo dell’allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi e il Segretario di Stato Vaticano Agostino Casaroli, che prevedeva il trasferimento di una percentuale dell’8 per mille, appunto, alle confessioni religiose (per scopi religiosi e caritativi) o allo Stato (per scopi sociali e assistenziali) in base alle preferenze espresse dai contribuenti. Il meccanismo è però viziato. A differenza del 5 per mille, dove il contribuente devolve alla ricerca, al volontariato o alle attività sociali del proprio comune di residenza, il 5 per mille del suo prelievo IRPEF, il trasferimento dell’8 per mille è calcolato sul totale dei contribuenti, con una percentuale proporzionale alle firme espresse. Questo significa che non esprimendo una preferenza si divide il proprio 8 per mille con le percentuali ottenute da chi ha espresso una preferenza. Le Assemblee di Dio in Italia e l’Unione delle Chiese metodiste e Valdesi sono le uniche che rifiutano di ricevere, a vantaggio dello Stato, finanziamenti derivati dalla redistribuzione degli 8 per mille non dichiarati.

Secondo gli ultimi dati disponibili, circa il 40% dei contribuenti mette la firma accanto a una delle 7 opzioni disponibili. Questo significa per esempio, che la Chiesa Cattolica riceve dalle preferenze del 35% circa dei contribuenti italiani circa l’87% del prelievo IRPEF. In cifre questo si può quantificare così per l’anno 2007 (dati WikiPedia): su un gettito totale (2003) di quasi 1mld di euro, la Chiesa Cattolica raccoglie 362 mln di euro derivanti dalle preferenze e 525 mln dalla redistribuzione delle scelte inespresse. Circa 1/3 dei finanziamenti viene utilizzato per pagare gli stipendi dei parroci. L’11% circa invece viene utilizzato per pubblicizzare le attività finanziate dall’8 per mille stesso.

Inoltre molti fedeli, di altre religioni, come buddisti e musulmani, non possono decidere di sostenere la propria fede, venendo meno al principio sancito dalla Costituzione, di parità di diritti senza distinzione di confessione religiosa.

Ora al di là della bontà o meno dell’utilizzo che la Chiesa Cattolica fa dei finanziamenti che riceverebbe dalla decisione consapevole dei suoi fedeli, è giusto redistribuire la quota del 8 per mille derivante da una scelta inespressa più o meno volontariamente (non tutti i contribuenti infatti devono presentare una dichiarazione dei redditi)? È giusto che gli italiani senza il proprio assenso paghino le tasse anche allo Stato del Vaticano?

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25 commenti su “L’8 per mille”

  1. @Patrizia: no, quello è il 5xmille, l’8xmille può essere destinato solo a confessioni religiose (o allo Stato, che però lo usa per alimentare il Fondo Edifici di Culto, quindi…) Io suggerisco di darlo ai valdesi o agli ebrei, che sono i più seri, danno dei rendiconti attendibili e usano quei soldi per interventi caritatevoli e non mantenere loro stessi!

  2. Se lo si lascia allo stato ritorna in quota percentuale allo chiesa cattolica. Io, non cattolica e anticlericale, firmo per la Chiesa Valdese che garantisce (con una trasparente esposizione dei propri bilanci) una distribuzione laica di quanto ricava (associazioni di volontariato e/o altro). p.s. e non aderisco alla chiesa valdese.

  3. che io sappia, lo Stato redistribuisce l’8 per mille destinato “allo Stato” alle confessioni religiose in misura percentuale rispetto alle preferenze espresse, quindi per oltre il 90& alla Chiesa. Io scelgo i valdesi. =)

  4. Bravi, davo il mio allo stato, da tempo lo do alla chiesa…. non ricordo mi pare quella anglicana, fanno la pubblicità dicendo che niente va per il culto ma solo in beneficienza, saranno sempre bacchettoni ma almeno qualcosa cambia direzione.

  5. siete senza cuore. donate alla chiesa cattolica, così alla prossima BEATIFICAZIONE, il Vaticano non chiederà 5mln in PRESTITO allo Stato.

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