Breve o lungo, purché sia impunità

Può darsi che un domani i testi di politica comparata parleranno del Parlamento italiano come un’appendice di Silvio Berlusconi, incentrato più alla produzione legislativa per salvare il Presidente del Consiglio che impegnato a risolvere i problemi degli italiani. O come il Parlamento dei nominati, che fa sfoggio di esperti di giurisprudenza eletti solo per risolvere i problemi giudiziari del magnate di Arcore. Sta di fatto che il leit motiv delle legislature di centrodestra della Seconda Repubblica è sempre stato questo: difendere Berlusconi dagli attacchi antidemocratici della magistratura rossa. Più che di Seconda Repubblica magari un domani i politologi parleranno di Era Berlusconi, per evidenziare un sistema politico e culturale del tutto anomalo, come frattura fra passato e (si spera) futuro, una volta superata l’anomalia.

In queste ore alla Camera è ancora battaglia sul processo breve e prescrizione breve per gli incensurati, che porterebbe ad affossare il procedimento Mills in cui è imputato il premier. Ma la novità giunge da Palazzo Madama, ove la commissione giustizia ha fatto approvare un emendamento che, de facto, allunga il tempo dei processi, ponendoli senza limiti, ammettendo per la difesa la presentazione di elenchi di infiniti testimoni, senza contare che l’emendamento contiene anche una disposizione per cui una sentenza passata in giudicato non sarà più considerata prova per il processo. Questo emendamento quindi da un lato allunga la durata dei processi che, combinato con la prescrizione breve, può portare facilmente a una prescrizione, mentre dall’altro lato fa sì che la condanna di Mills non sarà a carico del premier imputato.

Berlusconi è però preoccupato: la doppia azione tra Montecitorio e Palazzo Madama può essere ostacolata dall’inevitabile ostruzionismo delle opposizioni, che già hanno chiamato battaglia su leggi ad personam che andrebbero a favorire una fattispecie di criminali anche più pericolosa: ricordiamo che è allo studio l’eliminazione delle intercettazioni come prova nel processo, e un mafioso avrebbe gioco facile nel negare le accuse a suo carico se non coadiuvate da intercettazioni.

Berlusconi è anche preoccupato per le prerogative del Presidente della Repubblica Napolitano, ragion per cui ha chiesto ai suoi, Ghedini e Alfano in particolare, di blindare il testo di legge e renderlo a prova di Quirinale. Nel frattempo anche il Csm si è espresso contro il processo breve, con un voto a maggioranza del plenum. L’organo di autogoverno della magistratura si è espresso contro poiché la legge rappresenterebbe un’amnistia sostanziale.

23 commenti su “Breve o lungo, purché sia impunità”

  1. Questi sono i ns politici,persone che pensano solo ai loro interessi,ed ai loro tornaconto mentre,al popolo”sovrano;nn resta che pagare,ma se siamo contenti cosi’pazienza,l’importante sara’nn pentirsi in futuro.

  2. questi dovrebbero andare a casa come hanno fatto in tunisia, sono sicura che diventerebbero come gheddafi, fino alla morte non si schioderebbero mai dalla poltrona, a loro interessa solo quello, ricevere il loro lauto stipendio e i loro immensi privilegi…se non fossi di sinistra non andrei neppure a votare…

  3. che si commenta a fa’??non serve nemmeno indignarsi…tempo perso con questi ladroni!!!e’ da pensarla come il prete ierisera ad Exit su la7….speriamo gli prenda un ictus e ci rimanga secco!!!ed e’ un prete…

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