Giuseppe Garibaldi. Padre della Patria ed Eroe Socialista

Se esistesse una società del demonio, che combattesse despoti e preti, mi arruolerei nelle sue file.”
(Giuseppe Garibaldi, Padre della Patria ed Eroe Socialista)

 

Claudio Magris, qualche tempo fa, ragionando sulla rimozione culturale di tutto il grande movimento patriottico e democratico del Risorgimento, ha detto, a mio avviso, una cosa giusta: non avendo tratto alimento mitico ed epico dalla nostra Storia, noi Italiani una Storia condivisa, aldilà delle retoriche di questi giorni, non ce l’abbiamo. E gli effetti li vediamo oggi, con uno sfrenato individualismo che non ci permette di esistere come collettività nella vita concreta, di tutti i giorni.

Anzitutto perché, in realtà, anche a Scuola la Storia del Risorgimento si fa poco o male. In generale, la Storia a scuola si fa male… e solitamente la si studia per strappare la sufficienza nell’interrogazione di fine quadrimestre.

Per non parlare poi dei grandi vecchi miti dell’antichità, che ci mettevano in guardia dall’individualismo egocentrico di Achille o dalla pazzia razionale di Beowulf, che manda in rovina il suo intero regno pur di dimostrare il suo valore. E che dire invece di Odisseo (alias Ulisse), quel Re contadino che dopo 10 anni di guerra e 10 anni di peregrinazioni marittime, torna a casa e con l’aiuto del porcaro Eumeo, stermina i Proci e pratica giustizia e libertà (parole oramai inflazionate e prive di significato ai giorni nostri).

Insomma, i Miti dell’antichità erano pericolosi, figuriamoci quelli moderni: figuriamoci, dunque, Garibaldi, l’eroe dei due mondi (l’unico eroe di cui il mondo abbia mai avuto bisogno, stando alle parole del Che), l’uomo che realizzò l’Italia, sognando una patria socialista.

Garibaldi, così, dall’eroe dei due mondi, diventa un bandito, un sovversivo tra i più pericolosi, uno sterminatore di genti che ha rotto l’idilliaco stato dell’arte in cui si trovavano Mezzogiorno, Centro e Nord. Uno che ha interrotto l’illuminata dominazione austriaca nel Nord Italia, il divino regno della Santa Sede su Roma e il gioioso imperio di Ferdinando II, detto ‘O lasagnone, per la sua predilezione per la lasagna.

E dire che, anche questo insensato odio che c’è a Sinistra nei confronti del generale, la dice lunga su come la più grande e lunga campagna di demolizione di un mito vivente della storia abbia agito sulle menti di tanti socialisti.

E dire che l’ultimo socialista italiano, Sandro Pertini, definì Garibaldi: “l’eroe delle nazionalità oppresse, l’assertore inflessibile dei loro diritti e il combattente generoso per la loro difesa.” E che Enrico Berlinguer, negli anni ’50, a capo della FGCI, sarà il primo a riscoprirne il mito, per rivendicare l’originalità del pensiero social-comunista italiano. Senza contare che, le brigate partigiane comuniste della Resistenza, avevano un solo nome: brigate Garibaldi.

Perché, fatta l’Italia politica (che, come dirà, ha deluso tutte le aspettative), Garibaldi si dedicherà alla causa di tutti i popoli, formulando un’originaria idea di socialismo patriottico che lo porterà ad affermare che avrebbe combattuto anche contro l’Italia, se questa avesse minacciato la libertà e la democrazia degli altri popoli.

Garibaldi, dai congressi dell’internazionale socialista fino alla Comune di Parigi, diventa un eroe e un maestro del socialismo: l’unico che lo contrasterà sempre, sarà proprio Karl Marx. E per una ragione molto semplice. Per Garibaldi il socialismo corrispondeva al miglioramento della condizione materiale, morale e culturale dell’operaio, ma non per questo era contrario alla proprietà privata. Anzi, la difendeva.

Se per internazionalista s’intende colui il quale, avendo cento scudi in tasca, frutto del proprio lavoro, abbia l’obbligo di dividerli con un altro che pretende di vivere neghittosamente alle sue spalle, questo è un ladro: tale è il mio internazionalismo.

Insomma, è giunto il momento di smetterla di parlar male di Garibaldi. È giunto invece il momento di riappropriarsi del suo mito di giustizia, libertà, democrazia e socialismo. A meno che non si voglia continuare a credere agli argomenti e alla propaganda fatti girare per secoli da Santa Madre Chiesa e dai Savoia.

Ma certamente questo non sarebbe il miglior modo per festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia.

36 commenti su “Giuseppe Garibaldi. Padre della Patria ed Eroe Socialista”

  1. …Avrebbe combattuto anche contro l’Italia se questa avesse minacciato la libertà e l’autonomia di altri popoli…QUESTO PERCHE’ A NOI DEL SUD NON CI RITENEVA DEGNI DI ESSERE CHIAMATI “POPOLO”? E COSA ERAVAMO QUANDO E’ VENUTO A STERMINARCI, UNA MANDRIA, UN GREGGE O COS’ALTRO?

  2. garibaldi era un massone? perchè chi sta su fb la sciando l’italia a marcire cos’è?

  3. Grazie, ho già capito tutto ragazzi….sempre il solito discorso…..il povero sud, ecc, ecc. Quindi vale anche che io sono al Nord e quindi leghista, ecc, ecc,ecc. Ecco perchè non si è ancora fatta l’Italia!!! Ne avrei di racconti al contrario da fare ma lascio perdere, sapete qual’è la questione? Che voi potete dire cose del genere e non essere chiamati razzisti, se le dico io che abito al nord…..apriti cielo!! Ma veramente!!!

  4. “Garibaldi è stato l’eroe delle nazionalità oppresse, l’assertore inflessibile dei loro diritti e il combattente generoso per la loro difesa.” (Sandro Pertini)

    P.S. Vedere gente di Sinistra che antepone la propria territorialità come un leghista qualsiasi alla fede socialista/comunista, rivendicando un passato di glorie mai esistito, imputando a Garibaldi le malefatte dei Savoia e di Santa Madre Chiesa, nonché le disgrazie attuali, la dice lunga sul perché la Sinistra, in questo Paese, è condannata a rimanere minoranza culturale per i prossimi 150 anni. EB.IT STAFF

  5. ripeto anch’io…… Vedere gente di Sinistra che antepone la propria territorialità come un leg…hista qualsiasi alla fede socialista/comunista, rivendicando un passato di glorie mai esistito, imputando a Garibaldi le malefatte dei Savoia e di Santa Madre Chiesa, nonché le disgrazie attuali, la dice lunga sul perché la Sinistra, in questo Paese, è condannata a rimanere minoranza culturale per i prossimi 150 anni

  6. Per quanto mi riguarda ho letto su garibaldi in libri di storia non di REGIME e lei farebbe bene a non dubitarne:purtroppo anche Berlinguer e Pertini non hanno avuto interesse, come l’attuale sinistra, a riaffermare la verità storica di come venne fatta l’unità d’Italia, in danno delle popolazioni del Sud.L’atteggiamento di ignoranza storica negazionista, ora, dopo 150 anni, è una cosa veramente insopportabil. .

  7. Che storie folli sono mai queste? Garibaldi non è mai intervenuto a sedare rivolte, lui stesso si è ribellato ed è stato ferito, infine deluso ha lasciato tutto e siè ritirato. Garibaldi credeva in ciò per il quale ha combattuto. In quali libri di staria avete letto queste cialtronerie? L’unica cosa vera è che il Sud è stato tradito, saccheggiato e massacrato, ma non da Garibaldi. Nino Bixio vi ricorda qualcosa?

  8. marina io sono nata a milano e nn sono leghista…conosco dei tunisi leghisti (argh…camel…vero no?? li chiamate così) e milanesi doc che fortunatamente hanno altre ideologie ma cosa vuoi dire che la lega nn professa razzismo?

  9. @Rocco Rega: Enrico Berlinguer definì Garibaldi “il padre del socialismo italiano”, le brigate partigiane comuniste si chiamavano GARIBALDI, Pertini abbiamo già detto sopra cosa ne diceva.
    Se non sei un degno berlingueriano, l’invito lo facciamo anche agli altri: andatevene. 1) Perché non avete mai letto uno scritto di Garibaldi; 2) Perché è chiaro che non ne avete letto manco uno di Enrico; 3) Perché parlate parlate, ma, nei fatti, non ci pare abbiate prodotto qualcosa di più di insulti.

  10. Garibaldi secondo me va visto in un contesto ben più ampio di quanto sia stato qui descritto, e va inquadrato in un contesto storico in cui le scelte sostenute hanno avuto un impatto disastroso per il Sud di questo Paese.
    La cosiddetta questione meridionale è vero, è un tema mai risolto ma evidentemente affrontato, soltanto che mai è stato fatto nella direzione che fosse favorevole alle terre e alla gente del Sud. La toponomastica intitolata ai nomi più noti del Risorgimento Italiano la dice lunga, ma anche a quella relativa all’eccidio di Casalduni e Pontelandolfo, voluta dal Comandante Enrico Cialdini; fu famosa la sua frase “di Pontelandolfo e Casalduni non rimanga pietra su pietra”. Da fonte Wikipedia cito: Carlo Margolfo, uno dei militari che partecipò alla spedizione punitiva, scrisse nelle sue memorie:
    “ Al mattino del giorno 14 (agosto) riceviamo l’ordine superiore di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne e gli infermi (ma anche donne perirono) ed incendiarlo. Entrammo nel paese, subito abbiamo cominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l’incendio al paese. Non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quesi poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Casalduni fu l’obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa ed i bersaglieri corsero per vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava”
    Ebbene, noi oggi troviamo strade intitolate a questo macellaio a Roma, Latina, Modena, Livorno, Milano e Torino.
    Pensate che ci sono soltanto tre anni di differenza tra il genocidio sopracitato e la strage indiana di Sand Creek in Colorado in cui morirono donne e bambini Cheyenne.
    Su Garibaldi ci sarebbe da dire molto, mi limito nel far notare che da improbabile cospiratore contro i Savoia dai quale fu giudicato nemico della Patria, ne diventò fedele servitore. Le esperienze all’estero come pirata e soldato di ventura danno di lui una immagine certamente non limpida. Quando tornò in Italia, questa volta al soldo di Cavour, compì quella che per molti è stata considerata l’impresa, ma per altri l’inizio del massacro e della depredazione delle genti e delle terre del Sud.
    Ora al di là di come la si pensi, la nostra generazione e non solo la nostra, ha studiato la storia del proprio Paese sui libri scritti dai vincitori, che non rappresentano la realtà dei fatti avvenuti 150 anni fa. Personalmente, poiché credo che ognuno di noi non può convivere serenamente con le proprie idee se non conosce il retroterra a cui appartiene, il quale in fondo non è così antico (150 anni in termini storici è niente), sto facendo una revisione storica di cui ho necessariamente bisogno. E più vado avanti e più mi appare un’immagine oscura di quest’Italia, di cui francamente non vado fiero. E’ come se ponessi dei tasselli in un immenso puzzle immaginario dove trovo molto lentamente ma sistematicamente, delle risposte anche ad eventi storico-politici attuali. Pertanto, la teoria machiavellica del fine che giustifica i mezzi, non trova in me un fan. Inorridisco al solo pensiero se Hitler avesse ottenuto l’obiettivo in cui credeva, forse in questo momento non staremmo qui a parlarne.
    Noi ci lamentiamo, a giusta ragione direi, che in questo Paese non c’è stata una rivoluzione, è vero, ma c’è stata un aggressione, proprio centocinquant’anni fa, in nome di Paese unito che in realtà non lo è mai stato e mai lo sarà fino a quando in questa che chiamiamo “democrazia”, verranno riconosciute le responsabilità dello status quo. In questo Paese “democratico”, noi abbiamo un partito regionale oggi nel governo, con chiare tendenze reazionarie e razziste che cerca in tutti i modi (vedi la scuola pubblica di Adro), di sottomettere ad una condizione di minorità non soltanto il Sud ma gran parte dell’Italia. Qui non si tratta di semplificare e accumunare un partito ad un area geografica, fortunatamente il Nord racchiude in se anche culture diverse, certo è che la Lega da partito di protesta ha fatto il salto di qualità facendo passare il messaggio reazionario e razzista come vangelo e bandiera di qualche milione di elettori i quali, ci piaccia o no, hanno una ubicazione geografica preponderante.
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    L’Unità che auspicavano gli intellettuali sia del Nord che del Sud prima del 1861, era immaginata come un Paese più grande e più forte per competere economicamente con le potenze mondiali che allora erano Francia e Inghilterra. L’Unità di fatto non ha creato questo, ma se vogliamo ha divaricato maggiormente il solco esistente tra il Nord e il Sud del Paese, non creando in buona sostanza la necessaria condivisione d’intenti tra la popolazione.
    Da allora le cose sono cambiate sul piano del progresso tecnologico, ma il peccato originale è rimasto. Peraltro se alla cosa vogliamo dare un significato di più di ampio respiro, il problema lo ritroviamo con quest’Europa che a 10 anni dall’unificazione, di unico ha soltanto la moneta. Sulla moneta hanno basato il tutto, ma gli usi, i costumi e soprattutto la mentalità delle popolazioni che l’abitano, rimarranno eternamente diversi. Credo che prima di costruire politicamente una grande terra dove tutti possano sentirsi a casa, sia fondamentale una integrazione “vera” tra i popoli, dove le culture possano mescolarsi e far crescere in ognuno il senso di appartenenza, di coesione e solidarietà. Se questi criteri vengono soddisfatti, allora potremmo successivamente parlare di integrazione economica e far si che l’Europa possa veramente dire la sua in campo internazionale.
    A me sembra che invece sia stato fatto il contrario, da cui purtroppo, se ne vedono le conseguenze. Ma d’altro canto non poteva essere che così, visto la dualità esistente già in Italia. Sia chiaro che non vorrei passare per un separatista, ma credo che questi problemi, sui quali sempre si sorvola, sono questioni che da troppo tempo sono sul tappeto ed è necessario che se ne si faccia carico, perché diversamente sarà difficile non avere un popolo marcio. Noi come cittadini non abbiamo assolutamente una cultura civica, non abbiamo il senso del vivere comune e soprattutto, benché si parli spesso di solidarietà italiana, non c’interessa nulla di chi ci vive accanto, figuriamoci del terrone che vive nel Sud e che negli ultimi cinquant’anni, ci ha solo spillato denaro con le varie istituzioni statali che si sono succedute. Questo non è un popolo distratto, è troppo occupato a sopravvivere.
    Dobbiamo imparare a ragionare da Paese unito come la Germania Ovest che ha sempre considerato la Germania Est non una palla al piede ma una risorsa importante formata da “veri fratelli tedeschi”, che in poco più di vent’anni, ha portato la parte povera della Nazione ad essere vera parte integrante del Paese. Lì non si sono unite due nazioni ma si sono riunite le famiglie di uno stesso popolo; è tutta qui la differenza tra chi era stato separato da chi non aveva alcuna esigenza di unirsi nel modo in cui è avvenuto. Semmai le separazioni (familiari) sono avvenute dopo l’unificazione, quando ciò che rimaneva dei padri, è emigrato per portare ricchezza non nei paesi d’origine ma di destinazione.
    Scusate il mio intervento come al solito mi sono dilungato, ma questo è un argomento spinoso sul quale c’è veramente molto da dire. Secondo me, da uomo di sinistra, vedo il Risorgimento Italiano con molte più ombre di quanto non si voglia far intendere e soprattutto evito di inquadrare personaggi più o meno noti di quel periodo, come peraltro Garibaldi, come salvatori o padri della Patria.

  12. Lo so bene, ma Bixio agiva autonomamente da Garibaldi? E i compromessi con la classe dirigente siciliana e meridionale in genere?

  13. E che c’entra questo? Possibile che non sia possibile fare un riferimento alla storia senza per questo essere sospettati di revisionismo?bisogna per forza semplificare? Le ragioni per opporsi alla lega , secondo me, vanno cercate più nella Costituzione- che racchiude il vero senso della nostra identità nazionale, ammesso che ne abbiamo una- e nella Resistenza che in un Risorgimento mitizzato.

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